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Attualità | 27 marzo 2022, 18:32

‘L’Umanesimo industriale nell’Italia d’Otto-Novecento’: un libro lo riporta in vita

Fondazione Ansaldo presenta un saggio di Eligio Imarisio, lunedì 28 marzo alla libreria Feltrinelli: un’interpretazione del ‘mondo che fu’, fortificata con numerosi contributi

‘L’Umanesimo industriale nell’Italia d’Otto-Novecento’: un libro lo riporta in vita

‘L’Umanesimo industriale nell’Italia d’Otto - Novecento’. Questo il nome del saggio che presenta Fondazione Ansaldo, lunedì 28 marzo alle 18, presso la libreria Feltrinelli di Genova. L’opera è di Eligio Imarisio, edita da Erga edizioni.

Conoscitore attento del mondo industriale, l’autore è accademico di merito dell’Accademia Ligustica di Belle Arti in Genova con Master SDA Bocconi ‘Il marketing e la comunicazione per lo spettacolo’, scrittore e giornalista. La cultura artistico-letteraria della società otto-novecentesca impronta i suoi libri permettendo al lettore di conoscere aspetti e avvenimenti del passato così come accadono e, pertanto, di ricostruire la cronaca attraverso la storia. Ha pubblicato vari saggi prevalentemente sulla cultura artistico-letteraria del secondo Ottocento e del primo Novecento, fra cui: ‘La cultura discussa’, ‘Intellettualità e proletariato nell’Italia tra Otto e Novecento’ (Milano, 1988). Quello dell’Umanesimo Industriale è un tema che Fondazione Ansaldo-Gruppo Leonardo intende rilanciare. L’ente opera da oltre 40 anni nel recupero, tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-culturale rappresentato dai fondi archivistici, fotografici e filmici rappresentativi di memorie imprenditoriali, industriali, tecnologiche e comunicative, in particolare di quelle aziende che hanno operato sul territorio ligure. Il patrimonio della Fondazione rappresenta una memoria storica collettiva di valore nazionale, vasta e preziosa.

Ora si punta sul grande potere dell’homo faber che è alla base del saper fare italico di cui la Fondazione custodisce molta memoria. Un potere che si è esplicitato prepotentemente attraverso la prima e la seconda delle rivoluzioni industriali, quando una società prevalentemente agricolo/rurale - artigianale/commerciale si trasformò in un contesto dove tecnologie e macchine accompagnarono il primo impressionante sviluppo economico.

Questa trasformazione determinò anche quei cambiamenti socio-antropologici che ancora oggi sono in continuo divenire. La fabbrica, allora, diventa il cuore pulsante attorno al quale si sviluppano nuovi modelli di socialità e urbanistica, alimentati dai flussi di uomini e donne che abbandonano i contesti rurali e da nuove forme di sviluppo economico che aprono a nuovi orizzonti, opportunità e ambizioni.

Per la ricchezza delle fonti bibliografiche, per il corpus iconografico e l’approccio multidisciplinare quest’opera è davvero un archivio unico, contributo rilevante alla storiografia moderna. ‘L’umanesimo industriale nell’Italia d’Otto-Novecento’, 1.188 pagine, 2.037 note a pie’ di pagina, 4 QR Code con Video, è un’opera poderosa che traccia, in Italia con parallelismi e ricerche in mezza Europa, la storia della fabbrica e delle città sviluppatesi intorno ad essa.

Il volume è diviso in due parti. La prima parte riguarda ‘La Fabbrica Italiana nella società e nelle arti otto-novecentesche’, dall’origine al declino, particolarmente dalla vigilia dell’Unità nazionale al termine della Grande Guerra, una vasta parabola della vita entro i perimetri aziendali incentrata sulle nozioni di fabbrica e immagine della fabbrica nel contesto socio-economico del tempo. La seconda parte di questo libro ha titolo ‘Città mirabile, città terribile. Le classi sociali e le vite quotidiane nell’urbanesimo italiano dei secoli XIX-XX’. Qui Imarisio estende il suo sguardo dall’universo-fabbrica all’universo-città, la città mirabile affiancata e contrapposta alla città terribile, ovvero l’essere e l’agire di classi, gruppi, ceti in condizioni diversificate. Il volume parte dal presupposto che bisogna conoscere i fatti, cercare testimonianze e verificare fonti possibilmente coeve, entrare in rapporto empatico, penetrare in chi o in cosa si investiga e coglierne la vita, l’essenza.

Per riuscire in tutto ciò all’autore pare necessario, nella fattispecie, compiere un excursus sulla situazione preunitaria (campagna-città, territorio-ambiente, borghesi-proletari, ecc.) massimamente tramite testi e raffigurazioni d’epoca, di un Paese in cui l’insediamento industriale genera grossi mutamenti, nuove competenze e diversificate ineguaglianze.

Dopo, affrontare il grande tema dello sviluppo industriale in Italia (le infrastrutture, i cicli produttivi, l’idea del lavoro), entro il quale agiscono le organizzazioni di categoria che palesano pure la capacità imprenditoriale e la valentia operaia. La fabbrica e la macchina stanno al centro di una strategia dell’accumulazione economica inscindibile, durante il periodo in esame, da una cultura d’impresa basata sulla potenzialità della tecnologia, connessa a sua volta al progresso della scienza. E le innovazioni in fabbrica poi, hanno riverberi sulle trasformazioni nella società.

Si tratta insomma di un’interpretazione del ‘mondo che fu’, fortificata con numerosi contributi coevi: pittorici, giornalistici, fotografici. I primi descritti e specularmente opposti alle immagini fotografiche: 70 fotografie d’epoca, gli altri proposti integralmente in un composito caleidoscopio di vita trascorsa.

Lunedì, dopo i saluti istituzionali del direttore della Fondazione, Lorenzo Fiori, se ne dibatte, moderati dalla Responsabile Archivi della Fondazione: l’autore sarà con Umberto Risso presidente di Confindustria Genova, Marco Doria professore ordinario di Storia Economica all’Università degli Studi di Genova e Agostino Petrillo professore associato di Sociologia dell’ambiente e del territorio del Politecnico di Milano. Ingresso libero.

 

Rosa Cappato

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