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Politica | 12 agosto 2022, 10:02

Il ricordo dei 130 anni dalla fondazione del Partito Socialista Italiano nelle parole di Piccini

Il segretario regionale della Liguria e membro esecutivo nazionale del NUOVO PSI ricorda la fondazione del PSI

Il ricordo dei 130 anni dalla fondazione del Partito Socialista Italiano nelle parole di Piccini

Riceviamo e pubblichiamo le parole di Giuseppe Vittorio Piccini che ricordano i 130 anni della fondazione del Partito Socialista Italiano.

 

La riunione dei delegati convenuti a Genova per il Congresso era fissata per la mattina del 14 agosto ma già la sera del 13 fu tenuta una riunione preparatoria dei “collettivisti”, in una sala della Trattoria Lardi (o Leardi) in via dei Pollaioli, alla quale va direttamente collegata la condotta che i socialisti seguirono nelle giornate successive.

Presiedeva la riunione Anna Kuliscioff, presenti tra gli altri Prampolini, Turati e Agnini e i rappresentanti del Fascio dei Lavoratoti di Palermo.

La scelta per la Sala Sivori fu una scelta dell'ultima ora perchè il numero dei delegati attesi rendeva inutilizzabile la sala della Confederazione Operaia Genovese a tal fine concessa.

Il grosso dei congressisti, oltre 300, arrivò a Genova nella notte tra il 13 e il 14 agosto, e nelle prime ore della mattina seguente.

I delegati milanesi, particolarmente numerosi, usufruirono del treno speciale e dei ribassi concessi dalla Società delle Ferrovie del Mediterraneo all'Unione Tipografica Lombarda, per una gita dei suoi soci a Genova nell'occasione delle manifestazioni per il quarto centenario della scoperta dell'America.

Il 14 Agosto 1892 erano confluiti nella Sala Sivori in Largo di via Roma a Genova i rappresentanti delle associazioni che avevano risposto all'appello indirizzato da un Comitato eletto l'anno precedente dal Congresso Operaio di Milano. 

Il Comitato aveva chiamato a Congresso solo quelle associazioni che accettavano i principi del partito operaio “socialista” e la “conquista dei poteri pubblici, intesa come mezzo per l'emancipazione dei lavoratori”  (nel 1891 Turati aveva fondato con Anna Kuliscioff, conoscitrice del socialismo europeo teorico e pratico, la “Critica Sociale” per la trattazione dottrinale del Socialismo ed fu promotore in Milano della Lega Socialista, primo nucleo di organizzazione politica ben distinta dalla democrazia radicale e inserita nell'organizzazione socialista internazionale; contemporaneamente per iniziativa di Osvaldo Gnocchi Viani si costituiscono inoltre le Camere del Lavoro con il memorabile sciopero dei metalmeccanici milanesi donde uscì il primo nucleo della F.I.O.M.). 

L'appello comunque non escludeva altre posizioni politiche anche se il Congresso Internazionale di Bruxelles del 1891 , a cui Turati aveva partecipato, aveva sancito la netta separazione dagli anarchici.

Pertanto, oltre ai fondatori del Partito Operaio, della Lega Socialista Milanese (Lazzari, Brando, Croce, Sacco, Turati, De Franceschi) e del Movimento Cooperativo Reggiano (rappresentato da Prampolini redattore della “Giustizia”), si presentarono alla Sala Sivori in buon numero gli anarchici e un gruppo di operai del P.O.I. che sostenevano che al Partito dei Lavoratori potessero essere iscritti solo gli “operai autentici”. 

Il Congresso iniziò alle ore 11 e all'ordine del giorno figuravano : 1° relazione del Comitato Centrale del segretariato internazionale del Lavoro per l'Italia; 2° discussioni ed approvazione dello statuto del partito e nomina del Comitato Centrale definitivo; 3° giornale del partito; 4° adesione e proposte al Congresso Operaio Socialista a Zurigo nel 1893.

Proposta da Anna Kuliscioff in mattinata la Presidenza del Congresso che, approvata solo nel pomeriggio, sarà composta da Maffi, Costa, Bosco, l'anarchico genovese Pellacco e Pietro Chiesa socialista “eclettico” di Sampierdarena. 

Nel corso del dibattito venne rifiutata la pregiudiziale operaista. 

I lavori ripresero nel pomeriggio. 

La discussione sullo statuto del Partito si tramutò subito in tumulto tale da confermare l'impossibilità di un'intesa con la componente anarchica e quella socialista.

Camillo Prampolini si levò a parlare e riuscì  a farsi ascoltare: “Vi tratterrò pochi minuti, ma vi parlerò col cuore. … Da anni, da quando cioè cominciò a sorgere il partito socialista in Italia, noi combattiamo una lotta titanica, nei giornali, nelle assemblee, nelle pubbliche piazze, nei congressi … Voi siete onesti quanto noi, ma è indiscutibile che questa lotta esiste ed è di tutti i giorni, di tutte le ore e ciò perchè noi siamo diversi, perchè percorriamo una via assolutamente opposta, fra noi non ci può essere comunanza; dunque lasciateci in pace. … Se vi sono elementi dissenzienti e se la discussione perciò non può procedere calma e serena, è forse meglio che questi elementi si separino e ognuno discuta per proprio conto.”.  

La sera i Socialisti si riunirono nuovamente in salita Pollaioli e decisero di proseguire in autonomia il Congresso, il giorno dopo, nel Padiglione in legno di via della Pace di proprietà della Società dei Carabinieri Genovesi (associazione di reduci garibaldini).

Di ciò fu diramata una circolare firmata da 150 associazioni.

Ancora una volta non invitati Andrea Costa e Pietro Chiesa che successivamente, dopo una brevissima fase d'incertezza, saranno attivissimi soggetti di primo piano del socialismo italiano. 

Il 15 agosto gli anarchici si ripresentarono nella Sala Sivori e fondarono un secondo effimero Partito dei Lavoratori Italiani.

I socialisti, in benaltro clima e dopo un inutile tentativo di riconciliazione da parte di Andrea Costa che si allontanò così da entrami i consessi, provvedono alla costituzione del Partito Operaio Socialista Italiano (detto anche il Partito dei Lavoratori Italiani) su questi due capisaldi precisi; socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio, come fine; conquista dei pubblici poteri, e organizzazione dei lavoratori, come mezzi politici ed economici per tale finalità.

Turati, sia pure per emendamenti al testo proposto, riuscì a trascinare la maggioranza dei congressisti nella direzione di del programma di Genova del Partito Socialista Italiano. 

Programma che fino agli anni della prima guerra mondiale e al Congresso di Bologna del 1919 rimase il testo fondamentale del PSI.

Il Comitato Centrale del Partito fu eletto nelle persone di Enrico Bertini, tipografo, Ettore Croce, guantaio, Carlo dell'Avalle, tipografo, Annetta Ferla, delle “Figlie del Lavoro” di Milano, Giuseppe Fassati, meccanico, Costantino Lazzari, contabile, Antonio Maffi, deputato. Sede del Comitato (ossia direzione del partito) a Milano. 

Organo centrale del Partito, il settimanale di propaganda “Lotta di Classe” redatta da Filippo Turati (non presente nella Direzione Nazionale ma già portatore della tradizione del socialismo prefascista che vedeva nel Direttore dell'organo nazionale la vera guida politica del partito).

Dalla nascita del partito si tennero distinti sia Antonio Labriola, il teorico italiano del marxismo, che non riteneva mature le condizioni data la debolezza del proletariato italiano, sia, inizialmente, Andrea Costa e gli “eclettici”dei gruppi residui del suo vecchio Partito Socialista Rivoluzionario di Romagna ancora imbevuti dell'esperienza bakuniniana. 

Engels in persona intervenne presso Labriola per chiarirgli l'importanza storica della fondazione di un partito socialista in Italia ma l'episodio fu per il filosofo italiano l'occasione per consumare quel distacco dalla milizia politica attiva che egli già meditava, e che lo estraniò dalla organizzazione del partito. 

Il 22 agosto Antonio Labriola scrisse da Napoli a Turati : “Il “caso fortuito”vi ha portato ad adottare delle risoluzioni ragionevoli, che come appello, come manifesto, come premessa hanno dell'importanza. … Non vi date l'aria di aver fondato un parito, di cui negavate le possibilità 15 giorni fa”. 

Caratteristica del nuovo partito era la “lotta di classe” praticata non in astratto o nel solo campo politico, ma in concreto, incarnata tangibilmente con il fatto che si chiamavano a comporre il partito le associazioni operaie direttamente; non come aderenti o seguaci ma come essenziali elementi del movimento politico socialista.

Sorgeva, in Italia, il primo partito modernamente concepito, organizzato secondo un criterio centralistico. 

Pochi allora se ne accorsero, nell'opinione pubblica ufficiale.

La grande stampa dedicò scarsa o nulla attenzione alla riunione nazionale dei socialisti, che in quel momento apparivano più condizionati da una dialettica interna al loro piccolo movimento che inseriti nella realtà storica.

A conclusione un richiamo alle figure principalmente significative e alle tendenze del socialismo italiano da esse rappresentate. 

In una valutazione proposta da Vilfredo Pareto nel 1893 il duo inscindibile Turati-Kuliscioff rappresenta il socialismo industriale  che  “è solo un riflesso delle idee francesi e, ancor di più, di quelle tedesche” e Prampolini il socialismo agricolo mantovano e emiliano che “è indigeno” ed è la più coerente espressione del Riformismo Socialista non piegato al marxismo.      

 

In onore del Socialismo Riformista Italiano

 

Giuseppe Vittorio Piccini


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