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Municipio Ponente | 08 settembre 2022, 07:30

Gabriele Mansi, il fotografo dei cani da salvataggio: "Posso scattare solo collegando gli occhi al cuore"

Da tre anni immortala quotidianamente le attività dei SICS, dalla formazione ai soccorsi in acqua. "Catturare il momento è fondamentale"

Gabriele Mansi, il fotografo dei cani da salvataggio: "Posso scattare solo collegando gli occhi al cuore"

Si è conclusa domenica 4 settembre la stagione operativa della SICS - Squadra Italiana Cani Salvataggio sulla spiaggia di Voltri, che ormai da anni si conferma una presenza fondamentale accanto a quella dei bagnini. 

Tenerezza, professionalità e determinazione sono le principali caratteristiche dei soccorritori a 4 zampe della SICS, la più grande organizzazione nazionale dedicata alla preparazione dei cani e dei loro conduttori, di cui Ferruccio Pilenga è presidente nazionale e Comandante dell’unità soccorso, che ha come obiettivo addestrare al salvataggio nautico cani di ogni razza. I requisiti imprescindibili sono il peso, che non può essere inferiore ai 30 kg, e spiccate doti di acquaticità.

 

Oltre agli addestratori e ai conduttori, c’è un’altra presenza “umana” che accompagna costantemente le attività dell’organizzazione: si tratta di Gabriele Mansi, fotografo e videomaker ufficiale dei SICS. Milanese, freelance, ha iniziato a collaborare con Ferruccio quasi per caso.

“Sono approdato ai SICS per puro caso due anni e mezzo fa circa, dopo un piccolo problema di salute che mi ha obbligato a concentrarmi sul lavoro ma cercando di dare spazio alle attività che potessero anche far bene al cuore. Amando la natura e gli animali, soprattutto i cani, tornando a casa da un lungo servizio fotografico avevo bisogno di dare una svolta alla mia vita: ho iniziato a cercare su internet qualche informazione sugli animali e sul mare, l’habitat che vorrei diventasse la mia casa, e mi sono imbattuto sulla pagina dei SICS. Ero totalmente estraneo a questo tipo di realtà, non conoscevo nulla, e ho mandato il curriculum un po’ alla cieca. Ferruccio Pilenga, fondatore e da 30 anni almeno patron della SICS mi rispose il giorno dopo, e per me è stato il primo tassello importante per iniziare questo percorso. 

Era il mese di agosto, e i SICS lavorano a Voltri in spiaggia proprio in quel mese dell’anno: sono partito da Milano per raggiungere Genova e sono andato insieme a uno dei veterani dei soccorritori. Appena arrivato mi sono trovato davanti questi cani spettacolari, che appena mi hanno visto si sono comportati come se mi conoscessero da sempre. La prima volta è stata un’emozione grande, ma ancora oggi mi emoziono costantemente al loro fianco. 

Ho iniziato subito a lavorare, ero un po’ teso nonostante l’ambiente fosse sereno. I cani svolgevano il loro lavoro tanto quanto me, e mi sono trovato in questa situazione completamente nuova. Dopo aver mostrato il materiale a Pilenga  la nostra collaborazione è partita ufficialmente. Devo molto ai SICS, a Ferruccio in particolare, che mi ha accolto fin da subito in questa grande famiglia”. 

Quante volte sei stato sul campo con loro? 

Io sono insieme a loro praticamente ogni giorno: a Voltri l’attività dei SICS avviene durante il mese di agosto, poi durante tutto il resto dell’anno i conduttori e i cani fanno addestramento all’Idroscalo di Milano. Durante l’inverno si esercitano a terra, fanno educazione formale del cane, mentre a partire dalla fine di marzo, in base alle temperature, iniziano a entrare in acqua e a fare esercitazione sull’attività acquatica, e io li seguo regolarmente con foto e video. Appartenere a questa realtà è imponente, perché portare il nome dei SICS sulla strumentazione e sulla maglietta è molto importante, quindi cerco sempre di rappresentare tutto questo nel modo migliore possibile: quello che Pilenga mi ha dato e tutta la squadra è tantissimo, mi hanno fatto scoprire un mondo totalmente nuovo e mi ha integrato nella famiglia come se mi conoscesse da una vita. 

Essere immerso in un contesto del genere con cani, acqua e situazioni operative è  molto coinvolgente: talvolta capita di trovarmi su un gommone e dover fare le foto ai cani che si tuffano insieme al loro conduttore da un gommone lì vicino, oppure immortalarli quando si buttano da un molo e io sono a riva, oppure devo fotografarli sott’acqua o fare loro i video mentre sono in acqua insieme a loro”. 

Quando i cani ti vedono con la strumentazione vengono a salutarti e a farti le feste, o continuano con il loro lavoro?

Dipende dai cani. I cuccioli sono un po’ come i bambini: rimangono affascinati dagli obiettivi neri, lunghi, si avvicinano, li annusano e prendono confidenza con la macchina fotografica, poi magari si allontanano o di loro spontanea volontà si mettono in posa davanti all’obiettivo. Il cucciolo ha dei tempi di gioco corti e tempi di interazione brevi perché si stanca in fretta. 

Il cane veterano, adulto, capisce che sei lì per lavorare proprio come sta facendo lui e si mette in posa. Ho a che fare con cani che, sembra assurdo, avvertono la mia presenza lì. A volte scatto da lontano, anche da 200 metri, eppure sembra che mi guardino fisso nell’obiettivo, come se mi stessero dando il benestare a fare loro delle foto”. 

Qual è il segreto per fare buoni scatti a dei soggetti così particolari?

Per fare delle buone immagini bisogna collegare gli occhi al cuore altrimenti rimangono immagini fini a se stesse. 

Bastano pochi decimi di secondi perché quell’immagine scattata rimanga eterna: un domani un conduttore guarderà quella foto, magari a distanza di anni, e avrà vitale importanza averla catturata in quel preciso momento. Per questo dedico a loro tutto il tempo che ho: per me è ovviamente un lavoro, ma è un piacere enorme stare con loro. Vederli in azione poi è meraviglioso: è la terza estate che passo con loro e ancora non mi sono abituato a vederli in azione, soprattutto durante i salvataggi reali. 

Quest’anno a Lugano, in cui gestiamo l’operatività anche sul lago, sono stati meravigliosi: tu sei lì, fotografi il momento del salvataggio, io devo avere seimila occhi perché le postazioni sono parecchie, io giro e monitoro il loro lavoro e il loro movimento”.

E a Genova ci sono stati salvataggi che hai immortalato?

L’anno scorso è successo, hanno salvato sei persone. Durante l’azione sono preparatissimi, sia a livello fisico sia nella grinta, sia dei cani sia dei conduttori”.

In che cosa consiste la tua attività quotidiana con i SICS? 

Finché non ci si affaccia a questo tipo di realtà è complesso comprendere pienamente: sto cercando di spiegare nel migliore dei modi quella che è la mia attività di monitoraggio del loro percorso di crescita. Ora sto seguendo il cucciolo di uno degli operatori, lo seguirò fino al suo quinto mese di vita per creare una sorta di diario della sua formazione. 

Poi c’è la parte scolastica, dove monitoro il loro addestramento e la loro preparazione a terra. La scuola ha ripreso la sua piena attività la settimana scorsa e siamo al lavoro. 

Infine c’è la parte operativa: l’anno scorso è arrivata la sezione americana SICS e abbiamo fatto tre giorni di addestramento con gommoni, motonave, salti dal molo.

Io sono in acqua con loro a fotografare ogni singolo istante, oppure su altri gommoni con la strumentazione

Loro sono la parte più formata del mio lavoro, un po’ dal punto di vista operativo e un po’ da quello della post produzione io dedico a loro praticamente tutta la mia settimana. 

Molti credono che sia sufficiente avere una macchina fotografica per essere fotografo, ma alla fine bisogna vedere il risultato, quello che si porta a casa, e portare a casa dei risultati con i SICS è di rilevante importanza. Il fotografo ha in mano la faccia del brand, e deve elevare e far salire ancora di più la sua potenza, non tirarla giù. 

Faccio anche il fotografo sportivo dai circuiti di macchine e moto alle attività dei cani, che rientrano comunque nella foto sportiva. L’azione che accadrà ora non sarà più la stessa fra 2 minuti: se non prendi quel momento, fra 2 minuti riuscirai a prenderne uno diverso, magari peggiore, perché il cane quando salta lo farà perfetto la prima volta, ma quelle successive non saranno uguali. Bisogna catturare il momento, che è di rilevante importanza”. 

Ci sono stati cani che ti ha lasciato qualcosa in particolare nel corso di questi anni di lavoro? 

Sicuramente Reef, il terranova nero di Ferruccio Pilenga. Con lei giocavamo molto, ma sapeva anche che ero lì per lavorare. Ricordo che un sabato la fotografai molto, sentivo proprio l’esigenza di farlo. Quel sabato è stato anche il giorno in cui è venuta a mancare, per cause naturali, mentre tornava a casa con il suo conduttore. Quando l’ho saputo è stato un dolore immenso. Era un cane bellissimo, sapevo che mi voleva bene perché ogni volta che vedeva la mia macchina arrivare veniva da me per farsi coccolare.

Ci sono cani a cui sono molto legato, anche la nuova cucciola di Ferruccio che è stata chiamata anche lei Reef, e Dylan, il cane di Gino Candeloro.  Lui è proprio un attore, è un abile tuffatore: non tutti i cani sono bravissimi a tuffarsi, lui è molto elegante e armonico. Non posso non citare poi Nelson: grazie a lui alcuni miei scatti sono stati pubblicati su alcune prime pagine e ho vinto anche dei premi grazie ai suoi tuffi”. 

Storie come quella di Gabriele e della sua esperienza con i SICS riescono a strappare un sorriso, a far comprendere che l’impegno e la determinazione professionale possono sfociare in qualcosa di unico e prezioso. Per ammirare Reef, Nelson, Dylan e gli altri eroi a 4 zampe, l'appuntamento è per l'estate 2023.

Chiara Orsetti

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