Le doti da allenatore "da battaglia" non gli mancano certo e lo si è visto in queste prime uscite, d'altronde cominciare la propria gavetta in panchina dalla Stella Rossa di Belgrado è palestra mica da scherzare. Ma che Dejan Stankovic potesse possedere anche quelle della chiaroveggenza era abbastanza inatteso.
Lo aveva definito "derby delle ultime", alla vigilia, il match dello stadio Zini tra la sua Sampdoria, ultima a quota tre, e una Cremonese che finora oltre ai complimenti per il gioco espresso a tratti aveva raccolto appena un punto in più dei blucerchiati. Ebbene, il penultimo posticipo di giornata la Samp lo ha affrontato quasi come una stracittadina, e i richiami all'ultima giocata lo scorso aprile c'erano tutti.
A partire dalla nutritissima presenza di tifosi provenienti da Genova con un settore ospiti colorato e "rumoroso" come se Caputo e compagni giocassero in casa, a partire dagli episodi: stesso direttore di gara, Maresca di Napoli, rigore ugualmente assegnato dopo consultazione Var e, soprattutto, la parata di Audero (7') davanti a un Dessers lontanissimo parente finora in Italia del giocatore capace di diventare col Feyenoord capocannoniere della prima e ultima (in ordine cronologico) Conference League.
E poi la gioia allo scadere, stavolta non per un gol sventato ma per uno messo a segno. Quello di Colley, al quale tocca il semplice compito di spingere col piattone l'appoggio di testa di Gabbiadini a pochi minuti dal triplice fischio (78'): un regalo per se stesso, nel giorno del suo compleanno, e per tutta la squadra, alla prima vittoria dell'era Stankovic, della stagione e valevole il decollo dall'ultima posizione che rimane invece proprio ai lombardi.
Nel mezzo un match com'era lecito attendersi. La tensione per l'importanza del risultato palpabile anche a distanza, poche le occasioni veramente nitide create da ambo le parti coi grigiorossi che hanno macinato gioco senza però essere mai davvero pericolosi se non con Okereke a mandare a lato di poco (59').
Un topolino partorito da una montagna ben studiata dai genovesi, cresciuti col tempo e diventati poi via via sempre più pericolosi con l'inserimento di Gabbiadini, protagonista di un errore personale incredibile nel cuore dell'area avversaria (63') calciando su Carnesecchi ma bravo a mettere in ambasce la retroguardia avversaria anche quando Augello, dall'altro lato, si inserisce e manda di testa a lato di un soffio (68').
Alla fine la statistica fa segnare ben ventuno tiri della squadra di casa di cui solamente quattro nello specchio, esattamente come i blucerchiati. Ed è proprio questo il dato da cui può ripartire il tecnico serbo: la solidità nel resistere agli attacchi avversari e saper pungere quando necessario.