Sono tante le storie di persone che, durante il periodo di lockdown, hanno deciso di ascoltare il cuore e di provare a vivere la propria vita pienamente, seguendo le passioni e i desideri più profondi. È il caso Alessandra: genovese, 29 anni, dal 2020 ha deciso di fare della sua passione un vero e proprio stile di vita. Il suo progetto si chiama “Rechiclo” e vuole dare nuova vita agli abiti per rinnovare il guardaroba a costo zero, senza dimenticare l’attenzione per l’ambiente e per le condizioni a cui troppo spesso i lavoratori delle aziende del mondo della monda sono costretti.
Il suo mondo è fatto di stoffe colorate, abiti vintage, accessori che possono cambiare completamente il volto di un noioso o anonimo vestito e di tanta, tanta creatività. Fino al 10 novembre sarà possibile incontrare Alessandra e toccare con mano i suoi capi al Centro Civico Buranello di Sampierdarena: ogni giorno dalle 17 alle 19 si potrà chiacchierare, scambiare idee e creare insieme capi unici.
Com’è nata l’idea di dare nuova vita agli abiti?
“In realtà appartiene alla mia vita da sempre. Ho iniziato a modificare e a recuperare i vestiti quando ero molto piccola, insieme a mia nonna. Dopo ho iniziato a creare abiti anche per le mie bambole, e organizzavo competizioni con amiche e cugine. Creare e modificare vestiti è sempre stato il mio gioco preferito, sono stata una bambina introversa ma molto creativa e questo era un modo per creare e rintanarmi allo stesso tempo.
Dagli 8 anni in poi ho iniziato a fare altre cose, ma senza seguire le mie passioni più vere: non ho mai studiato arte e moda, anche se è sempre stato il mio sogno nel cassetto. Poi nel 2020 è arrivato il covid e avevo un sacco di tempo libero a disposizione. Sono tornata nella casa in cui sono cresciuta, trasferendomi da mia nonna, un vero ritorno alla mia infanzia, e ho ricominciato a giocare di nuovo con i vestiti insieme a lei.
Più questo gioco cresceva più mi sembrava di aver trovato la mia strada. Nonostante avessi sempre fatto una vita soddisfacente non mi sono mai sentita al posto giusto, mi sembrava che non fosse davvero la mia strada.
Il covid per me è stato un momento quasi sereno: ho avuto il tempo di dedicarmi a quello che amavo, e per quanto il momento fosse disperato mi sentivo bene.
Negli ultimi due anni ho lavorato molto anche su me stessa, e ogni capo è il riflesso del periodo che stavo vivendo. Sono successe tantissime cose, ora mi giro e vedo tutti i vestiti appesi e mi sembra impossibile sia tutto vero. È stato un percorso in cui mi sono data tanto coraggio per riuscire a provare a vivere la vita che voglio portare avanti. Quindi sì, è nato da quando ero molto piccola, si è interrotto per 20 anni e poi è riapparso: un ritorno al gioco, ma in una versione più consapevole”.
Si parla molto del fast fashion, dei problemi per l’ambiente e dei disagi per i lavoratori. Poter riciclare i vestiti è anche un’idea che va in questa direzione?
“Penso sia una questione di rispetto: se non vengono rispettati gli orari di lavoro delle persone pensiamo di trarre un beneficio dall’avere un capo nuovo? Come possiamo essere sereni? A costo di apparire affascinanti abbiamo messo a repentaglio delle persone che vivono una condizione disumana per soddisfare i nostri bisogni. È un discorso molto ampio, ma il fatto è che secondo me non è solo una questione di recupero dei vestiti, è proprio un recuperare il rispetto e i valori della cura, dell’amore. Ricucire, rifare, rimettere insieme i pezzi della nostra vita, dei nostri traumi e creare qualcosa di bello. Tutti questi capi erano destinati alla spazzatura, alcuni sono regali e altri li ho proprio presi propri dalla “rumenta”, e ora sono qua e possono ispirare altre persone. Sono molto legata all’idea del recuperare: nella vita ho fatto un sacco di errori ma sono sempre riuscita a “recuperarmi”: qualche taglio, qualche cucitura, ma poi alla fine funziona, come con i miei vestiti, che rappresentano un po’ questo concetto”.
Sarai qui al Centro Civico da oggi al 10 novembre, le persone che verranno qui cosa potranno fare con te?
“Innanzitutto conoscerci: ci sono tante persone che conosco solo virtualmente e non vedo l’ora di incontrare e di confrontarmi con loro. Poi potranno portare i vestiti e li modificheremo insieme: sarà una sorta di laboratorio, c’è una stanza dedicata a questo e ci sarà uno spazio per esporre i vestiti che faranno gli invitati, quindi sarà una specie di mostra collettiva”.
Le creazioni di Alessandra non sono in vendita, ma la sua passione e il suo entusiasmo sono contagiose: poco prima della nostra intervista ha sistemato e fatto le ultime modifiche agli allestimenti, cercando la versione migliore per quello specifico momento. Qualche ora prima di aprire le porte al pubblico ha creato un nuovo capo, che ha trovato il suo spazio insieme agli altri negli spazi del Centro Civico. Per conoscere qualcosa in più del suo mondo, è possibile visitare il profilo Instagram di Rechiclo.