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Venerdindie | 03 novembre 2023, 12:30

VenerdIndie - Ritrovarsi a distanza: l'avventura musicale dei CABle21

Un album all’attivo, un nuovo singolo e la voglia di continuare a suonare: "Il nostro programma è di fare un disco all’anno per sempre"

VenerdIndie - Ritrovarsi a distanza: l'avventura musicale dei CABle21

Un album all’attivo, un nuovo singolo e il desiderio di continuare a suonare: i CABle21 hanno ritrovato la voglia di prendere in mano gli strumenti e di farsi ascoltare. 

Dopo che molti anni fa le esigenze di una vita da costruire avevano spento le luci sul gruppo originario, due dei componenti, Gazza e Orlenz, si sono rincontrati e, pur vivendo in luoghi molto distanti tra loro, hanno deciso di rimettersi a fare musica. A raccontare la storia del gruppo, che con il tempo si è arricchito di un nuovo membro, Zilva, bassista e appassionato di mixing, sono proprio i due fondatori della band.  

Orlenz: “La nostra storia è iniziata molti anni fa, il nome CABle21 chiarisce il nostro percorso: CAB era il nome del gruppo di quando eravamo adolescenti, parliamo degli anni 70 80, e il CABLE è il mezzo con cui noi adesso facciamo musica. Ci siamo perduti dagli anni '80 a oggi, proprio nel senso letterale del termine, perché Lorenzo si è trasferito in Germania. Oggi però, grazie a Garage Band, un'app che consente di suonare insieme e di comporre pezzi a distanza, ci siamo ritrovati".

Come definiresti il vostro primo album 'Simbolatria'?

Orlenz: "L'album è praticamente uno studio sui simboli e sull’influenza che questi hanno  sulle persone. L'idea era partita vedendo alcuni ragazzi ucraini che erano arrivati nella scuola dove insegna, che erano pieni di questi simboli di guerra addosso, e che in qualche modo hanno sconvolto i loro coetanei tedeschi che avevano una formazione diversa. Da lì è nata l'idea del pezzo, che poi ci è parso quello più significativo e da dare il nome al disco.

 'Simbolatria' è un disco estremamente eterogeneo: abbiamo voluto suonare in libertà, senza chiuderci in un certo genere, abbiamo voluto lasciar la musica fluire.  Si tratta di un primo disco con tutti i difetti, la frenesia e la voglia di uscire tipici, che ci ha portato a trascurare un po’ di cura nei suoni e negli arrangiamenti". 

È uscito da poco 'Limiti', il primo singolo del vostro nuovo progetto. Di cosa parla e che cosa vi ha influenzato durante la scrittura?

Orlenz: "Se vogliamo fare un nome, i Redskin sicuramente ci hanno influenzato, ma più in generale i nostri ascolti storici: punk, post punk, new wave... 'Limiti'  è nato in modo casuale, io avevo registrato due o tre pezzi slegati fra loro, li ho mandati e Lorenzo ha costruito la canzone".

Gazza: "'Limiti' parla di confini, quelli che stanno fuori di noi, confini tangibili e concreti, tra gli stati, tra le persone. La storia che raccontiamo nel pezzo racconta di un protagonista vittima di un sovraccarico di confini, e il risultato è un eccesso di solitudine".

A che cosa vi ispirate per scrivere i testi delle vostre canzoni?

Gazza: "I testi sono importanti. La canzone vive anche di un testo oltre che delle note che la accompagnano, i temi a cui facciamo riferimento e che ci interessano sono quelli più importanti e che al momento riguardano la nostra società. Vogliamo cercare di dare una forma musicale all’emozione, legate ai fenomeni che ognuno di noi vive. I nostri testi parlano anche di relazioni, ma sempre cercando di vederle sotto un punto di vista particolare. Nel 'Censimento del tempo' parliamo di come i rapporti che si stanno sempre più burocratizzando, di come la nostra vita e i rapporti d'amore, lavorativi e amicali stanno diventando sempre più un rifacimento di un gergo burocratico". 

Come nascono le vostre canzoni?

Gazza: "Non c'è una regola: i testi spesso nascono su una base musicale che prima costruiamo, ma a volte esiste anche già un testo e a questo si crea la musica intorno, o si scopre che si adatta particolarmente alla musica che stiamo facendo. Cantiamo in italiano, e questo ci pone spesso dei problemi metrici, soprattutto perché nei generi che suoniamo in gran parte si usa la lingua anglosassone. Usare l'italiano suona un po’ strano, però è una sfida: è bello invece provare a usare la lingua italiana che ha grandi risorse". 

Che cosa bolle in pentola per il futuro?

Orlenz: "Il nostro programma è di fare un disco all’anno per sempre (ride), ci divertiamo da matti, va a stimolare anche quelle parti di noi che chiaramente erano sopite, perché in tutti questi anni ci siamo dovuti confrontare con la vita reale e i suoi problemi. Questo è un mondo che ci siamo ritagliati a questa età e sicuramente ora che abbiamo iniziato non intendiamo smettere. Quello che vogliamo fare è muoverci sempre con maggiore consapevolezza e cura. Stiamo lavorando molto su un pezzo nuovo dove la batteria vuole essere protagonista. Sicuramente continueremo e non smetteremo mai di suonare e di divertirci insieme". 

Gazza: "Abbiamo di fatto i pezzi pronti per un secondo album che uscirà tra un po’ di mesi e siamo molto soddisfatti del risultato. Non vogliamo fare semplicemente un po’ di musica in cantina, ma creare dei pezzi che per noi abbiano un valore. Quello che abbiamo fatto finora, a mio avviso, ha un certo valore, ci piace e ci convince, è migliorabile naturalmente però pensiamo che anche per questo siamo qua, i nostri pezzi possano dare qualcosa a qualcuno arricchire di significati".

Chiara Orsetti e Isabella Rizzitano

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