Olly, oggi noto cantante genovese, prima di iniziare la sua carriera nel panorama musicale, era noto per un'altra sua grande passione: il rugby: “Se avesse continuato a giocare, sarebbe arrivato in Nazionale – afferma Francesco Nasti, ex allenatore di Federico Olivieri dall'U14 all'U16 – aveva ricevuto diverse convocazioni dall’Accademia della Federazione, ma infortuni e la scelta di trasferirsi a Londra per studiare lo hanno portato a prendere un'altra direzione”.
Olly, all'anagrafe Federico Olivieri, ha cominciato a cantare negli spogliatoi dello stadio Carlini per festeggiare le vittorie del Cus Genova e non appena i compagni mettevano la musica, lui era il primo a cantare. “E pensare che lo prendevamo in giro dicendogli che non aveva orecchio”, ricorda Nasti. Olly, come lo chiamavano i i compagni, era il capitan del gruppo. Grazie a lui, la squadra ha vinto numerosi tornei e proprio l'allenatore ricorda come, già ai tempi, aveva un fisico straordinario: “Gli avversari si scansavano quando dovevano placcarlo”.
Il suo percorso è iniziato su un campo da rugby situato tra i palazzi di Genova. Olly era il numero 8 del Cus, giocava come terza linea centro e non si risparmiava mai: “Era un giocatore astuto, sapeva quando uscire dalla mischia e passare il pallone al mediano. A 16 anni era già alto 1.90 per 90 chili, e con quella fisicità servivano due o tre avversari per fermarlo”. Federico ha iniziato a giocare a rugby molto presto. Durante i tornei regionali, quando prendeva il pallone, non c’era scampo per gli avversari: “Da solo segnava almeno cinque mete. Volevamo vincere le partite anche con punteggi di 50 o 60 a zero. Ma è sempre stato generoso, giocava per il gruppo e passava sempre il pallone”.
Crescendo, ha iniziato a mettere in mostra la sua forza nei tornei internazionali a Parma e Rovigo, dove ha affrontato anche squadre giovanili del Sudafrica. “Prima di una partita importante, avvertì un forte dolore alla gamba – racconta Piero Zaami, suo allenatore in U18 – gli dissi che avevamo bisogno del nostro capitano, doveva stringere i denti”. Si avvolse il quadricipite in una fascia strettissima e scese in campo. Olly ha sempre sopportato il dolore: “Non ha mai chiesto di essere sostituito – ricorda Nasti – anche quando usciva dal campo con tagli e lividi ovunque”. Oltre a essere un capitano, Federico era un vero leader per il gruppo. Durante il terzo tempo, era inarrestabile: “Con la squadra ci sedevamo a mangiare e bere. Nel rugby, quel momento è sacro, nessuno può andarsene. Alla fine, lui era sempre il primo a dare l'esempio, aiutando a ripulire”.














