Continua con questo lunedì, e andrà avanti per tutti i lunedì successivi, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato alle Botteghe Storiche e ai Locali di Tradizione della nostra città. Siamo partiti con il punto di vista dell’assessora comunale al Commercio, Paola Bordilli, e del segretario generale della Camera di Commercio di Genova, Maurizio Caviglia. Vogliamo raccontare, di volta in volta, quelle che sono le perle del nostro tessuto commerciale, e che ci fanno davvero sentire orgogliosi di appartenere a questa città. Buon viaggio insieme a noi!
Il quartiere di Sampierdarena ha cambiato volto nel corso degli anni: le storiche botteghe che un tempo animavano le strade oggi sono sempre meno, sopraffatte dalle difficoltà economiche. Ma c'è chi resiste, portando avanti una tradizione fatta di passione, competenza e dedizione al proprio mestiere. È il caso di Pittaluga Tessuti, bottega storica che si occupa di arredi in tessuto confezionati a mano e su misura e che ha il suo punto vendita e laboratorio in piazza del Monastero.
A raccontare la storia dell’attività è Nicolò Cogorno, attuale titolare del negozio che da generazioni resiste alla concorrenza della grande distribuzione: le radici affondano nel periodo tra le due Guerre Mondiali, quando il bisnonno di Nicolò, Giuseppe Pittaluga, materassaio, aprì un laboratorio in via Sampierdarena: “All'epoca si cardava la lana per strada, proprio qui davanti al negozio. Dopo la guerra, mia nonna, Maria Pittaluga, prese in mano l'attività e la trasformò: oltre ai materassi, iniziò a vendere tessuti e a realizzare tende. Con gli anni '80 i materassi fatti a mano non erano più sostenibili e Pittaluga Tessuti divenne un punto di riferimento per l'arredamento tessile". Proprio in quegli anni la società si allarga, e ai locali storici si aggiungono quelli di piazza del Monastero, dove ancora oggi si trova l’attività.
Negli anni 2000 la bottega ha attraversato momenti difficili, soprattutto con la crisi economica del 2008. "Mia madre, Albertina Lagomarsino, dopo che mia zia ha deciso di lasciare il negozio si è ritrovata a gestire tutto da sola - spiega ancora -. Non sapevamo se continuare, ma lei ha avuto il coraggio di resistere. Io sono entrato in negozio quasi per caso: non ero uno studente modello e mi piaceva lavorare con le mani. Ho iniziato a occuparmi del restauro di poltrone, un mestiere che prima affidavamo a terzi: così ho ampliato l'attività, introducendo anche la carta da parati e nuove lavorazioni”.
Oggi Pittaluga Tessuti è una realtà che combina tradizione e innovazione: "Io mi occupo delle lavorazioni manuali, mentre Alessia Carrara, mia amica fin dalle medie, da tre anni gestisce la clientela e i fornitori. Mia madre, pur essendo in pensione, ogni tanto dà una mano, così come mio padre. Siamo una famiglia legata a questa attività e a questo quartiere”. Un quartiere che non è sempre semplice e che, nel tempo, è cambiato profondamente: “Sono nato e cresciuto qui, e abito ancora qui con mia moglie. Il quartiere ha difficoltà, ma ha anche un fascino nascosto di cui sono orgoglioso. Non abbiamo mai pensato di spostarci: il negozio è sempre stato qui e non ci interessa andare altrove, perderebbe il suo significato. Tollero poco che venga considerato il Bronx: i posti pericolosi sono altri”.
In un mondo dominato dalla produzione industriale e dalla velocità, Pittaluga Tessuti rappresenta un'isola di resistenza, dove il tempo e la cura per il dettaglio hanno ancora un valore: “Noi resistiamo puntando sulla qualità e sull'artigianalità: offriamo un prodotto unico, realizzato su misura, cercando di differenziarci dai grandi magazzini che puntano su quantità e prezzi bassi. Abbiamo dovuto cambiare target di clientela: un tempo servivamo principalmente operai della zona, oggi lavoriamo con chi cerca un prodotto di nicchia. Non è stata una scelta, è stata una necessità".
E per il futuro? “Vedo il negozio che resiste negli anni: bisogna essere contenti di quello che si ha, e io lo sono. A volte penso: 'Chissà, magari rimarrà mia figlia, se vorrà'. Sarebbe bello, ne sarei contento, ma non la spingerò a farlo, però, se vorrà, sarei felice. Sarebbero felici mio padre, mia madre, sarebbe felicissima mia nonna, anche se non l'ha neanche conosciuta”. E continua: “Credo che ci saremo, e lo dico con ottimismo, senza presunzione: facciamo tanto, facciamo bene, in tante cose il nostro negozio è insostituibile. Ci sarà ancora bisogno di noi, perché ci saranno ancora tante persone che avranno voglia di cose belle e uniche. Quindi, per quel tipo di cose lì, serviamo noi, o negozi come noi, e serve la nostra manualità, la nostra esperienza. Quindi, sinceramente, spero che continueremo a crescere”.