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Botteghe storiche e locali di tradizione | 16 giugno 2025, 08:00

Botteghe storiche e locali di tradizione - Trattoria da Maria, la storia di una famiglia che diventa la storia di Genova

Dall’osteria di salita Ripalta al locale simbolo di vico Testadoro: quattro generazioni tra tradizione, aneddoti e cucina genovese autentica

Continua con questo lunedì, e andrà avanti per tutti i lunedì successivi, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato alle Botteghe Storiche e ai Locali di Tradizione della nostra città. Vogliamo raccontare, di volta in volta, quelle che sono le perle del nostro tessuto commerciale, e che ci fanno davvero sentire orgogliosi di appartenere a questa città. Buon viaggio insieme a noi!

Attorno a mezzogiorno, vico Testadoro è animato da un gioco di luci e ombre. 
Il sole filtra tra i tetti dei palazzi costruendo una sorta di strada illuminata che pare puntare dritto su un luogo unico: la trattoria da Maria.
Una meta per tante persone che, quasi come si trattasse di un rituale, si radunano davanti alla porta del locale in attesa di poter prendere posto.
La trattoria non è solo un ristorante, ma è uno scrigno di tesori, molti dei quali immateriali, che raccontano la storia di una famiglia e, insieme, quella di una città complessa e fascinosa come Genova.
Oggi a portare avanti la tradizione di famiglia è Matteo Casaleggio, pronipote della fondatrice e attuale titolare, che ogni giorno accoglie clienti e curiosi in un locale dove il tempo scorre con una velocità diversa.
La storia della trattoria da Maria comincia ben prima del celebre ingresso in vico Testadoro e a qualche chilometro da Genova.
Nei primi anni del Novecento a Fallarosa, nel comune di Torriglia, la famiglia Mangini viveva di agricoltura. Luigi Mangini, assieme agli altri uomini del paese, aveva delegato alle mogli il mestiere contadino per spostarsi a Genova, dove si lavorava in porto, 'nel carbone'. Per lui, però, non era gusto che le figlie decise che le figlie si trovassero a faticare nei capi mentre i mariti continuavano a stare in città. Decise così di trovare loro un lavoro. Così, nel 1917, nacque la prima osteria con cucina in salita Ripalta 2, nel cuore della città vecchia. “La trattoria è aperta dal 1917, qui ho i primi dati storici scritti, ma in realtà ancora un po’ prima di famiglia eravamo già operativi in questo settore” ricorda Casaleggio.

Dopo pochi mesi, due delle sorelle Mangini tornarono a casa, ma Maria Mangini, moglie di Raffaele Casaleggio, decise di restare e riscattò la quota delle sorelle, iniziando quella che sarebbe diventata una vera e propria saga familiare. 
Le grandi modifiche urbanistiche degli anni Trenta che videro la nascita di piazza Dante e la costruzione del Grattacielo Piacentini, cancellarono una porzione del borgo dei Lanaiuoli. Sparì cos’ anche vico Ripalta e l’osteria fu costretta a trovare un’altra sistemazione.
Il nuovo indirizzo è quello che tutti conoscono: vico Testadoro 14r, dove ancora oggi accoglie clienti da ogni parte del mondo.

Il passaggio di testimone avvenne nel 1946, quando Maria Manté, giovane sposa di Angelo Casaleggio, figlio di Raffaele, entrò in cucina sotto la guida della suocera Maria “Ninni”. 

La storia della Maria è impegnativa, comincia a prendere il suo nome la trattoria nel 1945, quindi appena dopo la guerra, proprio un periodo molto delicato, e a quel punto nasce un po’ il suo mito” racconta Matteo. “Il suo mito è stato quello di voler sicuramente mantenere la sua famiglia, perché era sola con quattro figli, di conseguenza non era tutto facile. E soprattutto fare tutto questo con questo senso di moralità che ancora oggi vive nel suo ricordo di tutte quelle persone che sono passate negli anni all’interno e si ricordano proprio l’immagine della signora Maria che ha lasciato un segno nei cuori di queste persone. Ho migliaia di aneddoti da raccontare su questo”.

Uno dei ricordi più vivi è quello delle tavolate comuni, una tradizione che si respira ancora oggi: “Arrivi e ti siedi a tavola con chiunque, è una storicità di questo posto che ancora oggi è mantenuta. Vuol dire condividere un attimo di pausa, di tranquillità, dove mangiare e riempirsi la pancia”. Da sempre, la trattoria è stata rifugio per studenti, lavoratori, artisti, turisti e genovesi di ogni età, attratti dalla cucina semplice e dai prezzi popolari. “La storia di questa trattoria è nata proprio per dare da mangiare alle persone con quei pochi spiccioli che si potevano dare in tasca in passato. Cosa è successo? La ristorazione è cambiata tantissimo in questi ultimi cento anni. Se prima si aveva un bisogno di mangiare, quindi riempirsi la pancia per poter tornare a lavorare come era consuetudine, a oggi la ristorazione è diventata anche in quel momento di comfort zone dove una persona oltre che riempirsi la pancia vuole proprio sentirsi a proprio agio, quasi coccolata”.

La cucina resta fedele alle ricette della tradizione: minestrone genovese, tocco alla genovese, ravioli, scucuzzun, acciughe ripiene, buridda alla genovese, torte pasqualine. “Il pesto va per la maggiore perché chiunque venga da fuori vuole mangiare anche due o tre piatti di pesto di fila. Ma a Genova non è solo pesto. Abbiamo anche i ravioli alla genovese che sono meravigliosi, tipi di pasta diversi come lo scucuzzun, una pasta storica. A proporre un piatto del genere la gente è addirittura interdetta perché il nome quasi spaventa. Mentre in realtà poi in una zuppa, in una minestra è buonissima”.

La trattoria ha attraversato guerre, cambiamenti sociali, mode e crisi, ma ha sempre mantenuto la stessa genealogia e lo stesso spirito. “Non mi piace vantarmi, ma da questo punto di vista voglio è giusto riconoscere tutto quello che ha costruito la Maria. Perché noi storicamente abbiamo sempre mantenuto gli stessi locali dal ’40 e la stessa genealogia. Maria, poi suo figlio, con accanto la moglie, fino ad arrivare a me. Quindi io sono il nipote rimasto qua a intraprendere l’avventura di famiglia. Che già prima del '40 era già i parenti di famiglia che poi è arrivata quindi la Maria”.

Oggi, con Matteo Casaleggio in cucina, la trattoria è arrivata alla quarta generazione. “Vogliamo mantenere una cucina tradizionale, quindi del territorio, magari proporre qualche piatto nuovo ma che si basi proprio su ricette storiche per non perdere quel collegamento tra la cucina di una volta e la cucina di oggi. Non perderlo e soprattutto ricordarlo. Se tu vuoi mangiare un pezzo di carne cotto a Genova devi mangiare il tocco alla genovese. Come si fa il tocco alla genovese? La ricetta è quella. Possiamo deviarla, possiamo migliorarla, possiamo abbellirla ma gli ingredienti, i tempi e la volontà di come farlo dovrebbero rimanere gli stessi. Questo è un concetto”.

La Trattoria da Maria è diventata un simbolo di Genova, amata da generazioni di clienti e riconosciuta anche all’estero, tanto che nel 2003 Le Monde le dedicò un lungo reportage.

Tra le pareti di Vico Testadoro, tra biglietti scritti in mille lingue e fotografie in bianco e nero, il sorriso di Maria continua a vegliare su una trattoria che è molto più di un ristorante: è memoria, famiglia e Genova tutta, con i suoi profumi, i suoi sapori e la sua accoglienza senza tempo.

Isabella Rizzitano

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