Ogni domenica 'La Voce di Genova', grazie alla rubrica ‘Gen Z - Il mondo dei giovani’, offre uno sguardo sul mondo dei ragazzi e delle ragazze di oggi. L'autrice è Martina Colladon, laureata in Scienze della Comunicazione, che cercherà, settimana dopo settimana, di raccontare le mode, le difficoltà, le speranze e i progetti di chi è nato a cavallo del nuovo millennio.
C’è una domanda che ricorre spesso quando si parla di social network e nuove generazioni: ma Facebook, lo usa ancora qualcuno sotto i trent’anni? Per molti ragazzi della Generazione Z la risposta è un sorriso ironico o un’alzata di spalle. Facebook, oggi, viene spesso associato al mondo degli adulti, dei genitori, dei “boomer”. Ma non è stato sempre così.
Nel 2008, anno in cui Facebook è sbarcato in Italia, è stato una vera e propria rivoluzione. Per la prima volta si poteva connettersi con amici, parenti e sconosciuti da ogni parte del mondo, in qualunque momento. Potevi scrivere stati, caricare foto, giocare (chi si ricorda FarmVille o Pet Society?), creare eventi, seguire le pagine dei tuoi idoli e tenere traccia della vita degli altri. Tutti volevano esserci. E per un lungo periodo, Facebook è stato il social per eccellenza, anche tra i più giovani.
Oggi, le cose sono cambiate. La Generazione Z si muove su TikTok e Instagram, dove la comunicazione è più immediata, visuale, dinamica. Piattaforme come BeReal hanno avuto un boom di iscrizioni iniziale, cavalcando il trend dell’autenticità, ma tendono a spegnersi nel tempo, sostituite da nuovi fenomeni virali.
E Facebook? Alcuni giovani lo usano ancora, chi per abitudine, chi per comodità – magari per leggere post nei gruppi universitari, trovare annunci di affitto, comprare o vendere oggetti nei mercatini dell’usato. Ma nella maggior parte dei casi, è diventato un luogo che si visita solo ogni tanto, giusto per dare un’occhiata, più che per partecipare attivamente.
Il punto è che le nuove generazioni hanno un rapporto molto più fluido con i social: li scelgono e li modellano in base alle loro esigenze. TikTok per passare il tempo guardando video divertenti o creativi. Instagram per curare la propria immagine e raccontarsi. Facebook per le comunicazioni “istituzionali” o pratiche. La forza della Gen Z sta proprio in questo: non è il social a definirti, ma sei tu a decidere che uso farne.
Ma attenzione: Facebook non è del tutto sparito dalle vite dei giovani, né è stato lasciato marcire in un angolo di internet. Ha provato – e continua a provare – a modernizzarsi. Ha introdotto le storie, ha rivisto la grafica, ha puntato sui reel, ha cercato di rendersi appetibile alle nuove generazioni. Il problema, però, è che non basta cambiare estetica se poi il contenuto – e soprattutto l’utenza attiva – resta sempre la stessa.Sui social più recenti, intanto, non mancano le prese in giro dirette verso chi proviene dalle generazioni precedenti. “Il social blu è un altro”, “ha sbagliato app, qui non è Facebook”, sono commenti che spuntano spesso sotto i post in cui un adulto esprime un’opinione giudicata fuori luogo, cattiva, o semplicemente incomprensibile. Sembra quasi che chi non capisce, o chi viene considerato “bigotto”, debba essere escluso dal nuovo mondo digitale dei giovani, come se non ci fosse spazio per imparare o adattarsi.
E allora viene da chiedersi: è Facebook che non riesce a stare al passo o siamo noi giovani a non volerlo più capire? O peggio ancora: sono i boomer ad averlo trasformato in un social poco al passo coi tempi? C’è poi un altro aspetto che non può essere ignorato: Facebook è diventato un vero e proprio focolaio di fake news. La diffusione di notizie false, spesso sensazionalistiche o completamente inventate, è una piaga che affligge la piattaforma da anni. E chi ne è vittima più spesso? Proprio le generazioni più adulte, quelle che magari non hanno gli strumenti o le abitudini digitali per verificare le fonti, e che finiscono per condividere, commentare e diffondere disinformazione senza rendersene conto. Si va dai complotti più assurdi ai rimedi miracolosi, dalle bufale sanitarie alle notizie manipolate: Facebook è ancora oggi uno dei mezzi principali attraverso cui queste notizie si diffondono.
Ed è forse anche questo che allontana i più giovani: l’impressione che Facebook non sia più un luogo di connessione, ma un’arena in cui è difficile distinguere la realtà dalla finzione, dove la comunicazione intergenerazionale si inceppa e dove, paradossalmente, le nuove idee fanno fatica a emergere.