Sono passati vent’anni dall’uscita di ‘Ballate per piccole iene’, uno degli album più rappresentativi degli Afterhours.
Un disco capace di catturare l’attenzione, accendendo i riflettori sulla band e che nel 2025 celebra le sue due decadi con un tour speciale che toccherà anche Genova.
Manuel Agnelli, Giorgio Prette, Andrea Viti e Dario Ciffo, la formazione originale che ha inciso l’album, saliranno sul palco dell’Arena del Mare per il Balena Festival il prossimo 2 luglio 2025 per quello che si preannuncia un concerto in cui protagonista sarà più che mai la musica.
"Abbiamo rimesso insieme la formazione un po' per caso - racconta Manuel Agnelli -. Ho fatto questi ultimi anni da solo anche abbastanza felicemente, per tanti motivi. Uno è quello di recuperare l'innocenza, impossibile però, un certo tipo di aspetto ludico dell'andare in giro a suonare che non sia legato per forza a progetti, a piccole aziende e cose di questo genere. Suonare così come facevo da ragazzo, per cui andando a portare le tue canzoni, punto”.
Registrato in presa diretta a Catania con la guida del produttore Greg Dulli, Ballate per piccole iene ha rappresentato una svolta per gli Afterhours. “Era un disco che arrivava in un periodo di grande confusione. Greg ha portato ordine, idee chiare, una pulizia che ha reso il disco molto più leggibile rispetto ai nostri lavori precedenti, pur restando dark e viscerale” ricorda Agnelli. “Ha introdotto anche ritmi e suggestioni black che non erano mai esistiti nella nostra musica prima. È stato fondamentale”.
Il disco, distribuito in tutto il mondo dalla storica etichetta One Little Indian, ha segnato una stagione intensa per la band: “Abbiamo suonato più di 200 date solo negli Stati Uniti, altrettante in Europa e in Italia. È diventata la nostra colonna sonora per dieci anni. Quelle canzoni sono diventate classici anche perché le abbiamo vissute dal vivo con il pubblico”.
Il tour rappresenta anche un'occasione per risvegliare emozioni sopite e riallacciare legami tra i membri della band: "È stata un'occasione per chiudere un cerchio, per risvegliare certe cose e anche per risolvere anche delle cose fra di noi, sempre emotivamente, perché dopo vent'anni solo così si può risolvere”.
Per quanto riguarda l'approccio ai concerti, Agnelli sottolinea l'importanza di mantenere l'autenticità delle esecuzioni, pur aggiornando i suoni: "Ho ristudiato tutto in maniera abbastanza filologica per ripresentarlo così, con gli assoli esattamente come erano sul disco, i cantati con le metriche esattamente come quelle che erano sul disco. Però ci sono chiaramente altri elementi di reinterpretazione. L'elemento di novità è il suono proprio, deve essere proprio il suono: voglio risuonare quei pezzi così come li ho scritti, ma con il suono di oggi”.
Il concerto di Genova sarà un'occasione speciale, la città della Lanterna ha un fascino speciale per Agnelli: "L'ultima volta abbiamo suonato con Thurston Moore dei Sonic Youth. Il porto, i traghetti giganteschi che passavano dietro di noi, era una vista fantascientifica. Genova è un posto molto affascinante per me, sempre parlando di energia. Conosco parecchi musicisti di Genova con i quali ho sempre avuto un rapporto molto particolare. Mi dà l'impressione di un posto dove ancora un po' di sincerità emotiva sia importante”.
In questi vent’anni, la musica degli Afethours ha influenzato le nuove generazioni e sempre più musicisti e musiciste guardando alla discografia della band per ritrovare ispirazioni e iniziare a sperimentare con suoni e parole.
"Mi piacerebbe anche che noi fossimo di esempio a questa nuova generazione che si sta facendo adesso, che è molto interessante”.
Con il suo centro culturale Germi e la rassegna Carne Fresca, Agnelli supporta attivamente la nuova scena musicale italiana. “Ci sono ragazzi tra i 15 e i 30 anni che stanno tornando a suonare davvero, davanti a un pubblico reale, fisico. A Genova apriranno il nostro concerto alcuni di questi gruppi. Li porto anche in radio, li porto ai festival. È un’ondata nuova, necessaria, che può cambiare le cose dopo tanti anni di mediocrità musicale”.