"La prima cosa da fare come amministratore è l’ascolto dei cittadini, che è mancato molto in questi anni, con progetti calati dall’alto senza una vera partecipazione. Io capisco che amministrare una città non sia facile e rendere felici tutti sia quasi impossibile e che ci saranno persone non contente del tuo operato, ma reputo necessario ripartire dall'ascolto e dal confronto con chi conosce e vive il territorio": così afferma Serena Finocchio, Partito Democratico, che dopo una lunga esperienza durata otto anni come consigliera municipale nel levante genovese, ha deciso di provare la corsa a Palazzo Tursi con l'obiettivo di entrare in consiglio comunale in vista delle imminenti elezioni amministrative del 25 e 26 maggio.
Una decisione maturata da una necessità di base: "La mia volontà è quella di portare la voce del levante cittadino all'interno del Comune: dopo otto anni di onorata carriere nel levante genovese, mi sono resa conto che c'era bisogno di portarla in consiglio comunale perché di rappresentanti del Levante in quota Pd non ne abbiamo da troppo tempo - chiarisce -. Io ho anche partecipato alle regionale avendo ottenuto un ottimo risultato e vedendo, così, che le mie istante e tutto il lavoro svolto non si è fermato solo nel Levante ma ha avuto un eco positivo anche negli altri municipi".
Tra i temi e le sue battaglie, Finocchio pone l'accento sul bisogno urgente di "ridare poteri a tutti i municipi": "In questi otto anni, sono stati depauperati dai loro poteri, sottraendone così la loro autonomia - afferma -. Lavorando sul territorio, il municipio è nel concreto il primo presidio al quale le persone si rivolgono per un aiuto o per un consiglio, come ad esempio la pulizia delle strade, la gestione della spazzatura piuttosto che la manutenzione ordinaria del quartiere. Tutto questo, però, non è successo perché siamo diventati dei meri passacarte: addirittura, nel Levante, abbiamo avuto a che fare con un presidente di municipio che faceva dichiarazione di voto per tutta la maggioranza senza discussione di voto; così, tanto valeva chiuderli definitivamente, avendo anche un costo che ricade sulle spalle di tutti i cittadini".
Poi, centrale la questione legata alla protezione del litorale ma anche delle zone collinari: "Abbiamo un grosso problema a livello di protezione della costa perché in tutti questi anni non si è mai lavorato su una vera e concreta protezione a mare, ma ne abbiamo davvero bisogno considerando le mareggiate sempre più frequenti che creano danni ingenti a tutte le attività di costa - prosegue -. Io mi preoccupo non solo per gli stabilimenti balneari, ma anche per tutte le attività del terzo settore e per le società sportive dilettantistiche, che creano aggregazione e socialità nel territorio. E poi, non dimentichiamolo, ci sono anche le zone collinari: penso a Sant'Ilaria, Bavari e Apparizione, attenzione a rischio frana ma non controllate, non considerando il dissesto idrogeologico sempre più frequente. Ricordo, ad esempio, una nostra istanza che ha permesso di installare tutte le bocchette sul Monte Fasce, che ha permetto di portare l'acqua all'interno dell'area del Monte Moro in caso di incendi".
Un esempio dei diversi progetti ancora in discussione è il futuro della Casa del Soldato: "L'ho seguita dapprima tramite l'associazionismo di quartiere, nel corso di due anni di lavoro che ci hanno permesso di fare il passaggio da demanio comunale, tramite il federalismo demaniale, creando un progetto applicabile alla Casa del Soldato, che prevedeva dei fondi per realizzare così una casa di quartiere, una zona co-working ma anche aule studio che nel levante genovese non ci sono - chiarisce -. E poi, ci sarebbe stata anche una parte museale dedicata all'architetto Daneri, un genio indiscusso del razionalismo italiano ma che qui a Genova viene trattato come fosse l'ultimo dei tanti. Ripenso, così, al 2017, quando la giunta Bucci ha pensato di rivedere la zona come distaccamento dei Vigili del Fuoco, peccato che, per chi conoscere il territorio, sa benissimo che una casa legata al vincolo paesaggistico e storico, non può essere usata come distaccamento sia per la posizione strategica, essendo che si trova a ridosso di due curve che non permettono il passaggio di mezzi, sia essendo una zona alluvionabile finché non finiranno i lavori dello scolmatore, con un asilo vicino che in caso di allerta rossa non permetterebbe il ritiro dei bambini. Ora Piciocchi dice di aver chiesto al demanio la Casa: peccato che non si ricorda che ci vuole una manifestazione di interesse e soldi per un progetto, non una semplice letterina inutile. Adesso sembra che la Casa del Soldato possa andare al bando, finendo così nella solita convenzione privato-pubblico, ma sappiamo che il privato fa il suo interesse e non quello della collettività".
Altra riflessione della candidata è dedicata alla situazione in corso presso il Porticciolo di Nervi: "Uno scempio - afferma -, dove sono stati spesi soldi per la ristrutturazione di una piscina che ad oggi non c'è ancora. E poi, noi paghiamo per togliere la posidonia dal porticciolo: nel 2023 sono stati spesi 183 mila euro, fondi pubblici, e del 2024 non sappiamo ancora nulla. Dico, però, che per ritirare le alghe ogni volta spendiamo all'incirca di tasca nostra circa 60 mila euro, senza aver mai preso in considerazione la nostra proposta di effettuare uno studio delle correnti marine per comprendere e ovviare diversamente al problema. Di fatto, l'amministrazione si è curata dell'interesse per e dei pochi, non della collettività". L'accento, in conclusione, sulla fine dei fondi del Pnrr: "Una quantità di denari che, ad oggi, non sarà più possibile vedere e che si potevano usare per la situazione legata al dissesto idrogeologico - prosegue -. Si è pensato ad un progetto a Vernazzola per stanziare due miliardi e mezzo per rifare la passeggiata, però poi la riprofilatura della spiaggia sarà fatta via mare: è incredibile".














