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Attualità | 03 luglio 2025, 15:00

Tagli e declassamenti: l’ombra su festival e teatri che lascia la cultura genovese (e italiana) con troppe domande e senza risposte

Andersen e Akropolis tra le realtà storiche penalizzate. Il teatro della Pergola a Firenze perde lo status di teatro nazionale e Santarcangelo, alla cinquantacinquesima edizione, subisce una drastica riduzione sulla valutazione della qualità artistica.Operatori e amministratori denunciano: “Nessun parametro chiaro, impossibile programmare il futuro”

Tagli e declassamenti: l’ombra su festival e teatri che lascia la cultura genovese (e italiana) con troppe domande e senza risposte

Un’ombra scura si allunga sul mondo culturale italiano, dopo la pubblicazione dei dati del Ministero della Cultura su finanziamenti statali per teatri e festival nel 2025, in previsione del prossimo triennio.

Declassamenti e tagli inspiegabili hanno colpito numerose realtà storiche, baluardi di innovazione e sperimentazione artistica, lasciando operatori e amministratori nel caos e senza comprensione dei motivi o dei criteri di valutazione adottati nel corso dell’assegnazione dei contributi del FNSV, il Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo, ex Fus.

Il caso più eclatante riguarda il Santarcangelo Festival di Romagna, attivo dal 1970 e riconosciuto come uno dei principali appuntamenti italiani di teatro di ricerca. Il festival ha visto il proprio punteggio artistico dimezzato rispetto agli anni precedenti, con una conseguente riduzione dei finanziamenti statali di circa il 30%. “Una valutazione irricevibile nel merito”, ha dichiarato il presidente dell’associazione Giovanni Boccia Artieri, mentre il sindaco Filippo Sacchetti parla apertamente di “scelta politica” e di “attacco alla libertà di espressione”. Gli organizzatori denunciano il rischio concreto di cancellare il festival già dal prossimo anno.

La Regione Emilia-Romagna ha espresso sconcerto, suggerendo che dietro i tagli possano esserci ‘ragioni politiche’ e ha annunciato il proprio intervento a sostegno delle realtà colpite. Critiche simili sono arrivate da festival organizzati da Amigdala e Masque, oltre all'esclusione del Teatro Sociale di Gualtieri, che godeva di riconoscimento ministeriale da dieci anni. Il Partito Democratico ha denunciato questi interventi come un “attacco diretto alla libertà culturale”, presentando interrogazioni parlamentari e parlando di ‘manganellate sulla cultura’.

Una delle notizie più clamorose riguarda il Teatro della Pergola di Firenze, che ha perso il suo status di teatro nazionale. Il presidente della Toscana, Eugenio Giani, ha definito questa decisione come un’ ‘impostazione ideologica’, sottolineando la preoccupazione per il futuro di una delle istituzioni teatrali più storiche d'Italia.

Anche Genova paga un prezzo altissimo. LAndersen Festival di Sestri Levante, nonostante il successo di pubblico e critica, non ha ricevuto alcun contributo ministeriale. 

In merito al bando, Mediaterraneo, in una nota ha precisato: “Andersen Festival si è concluso con un eccellente riscontro in termini di affluenza e partecipazione del pubblico e dei media, numeri che ne attestano inequivocabilmente il successo.

La mancata assegnazione del contributo da parte del Ministero della Cultura si inserisce in un panorama di grande malcontento generale nel mondo delle arti, dove i risultati delle assegnazioni, che stanno uscendo in questi giorni, con parametri fortemente rivisti, stanno generando tagli significativi anche per realtà storiche e di rilevanza nazionale.A questo proposito i termini di valutazione sono totalmente modificati rispetto a quelli degli anni precedenti per cui non è possibile un confronto. Il successo del Festival, in un momento così delicato per i finanziamenti culturali, rende ancora più evidente lo sforzo organizzativo e programmatico sostenuto da Mediaterraneo”.

Stessa sorte per il Teatro Akropolis, punto di riferimento nazionale per la ricerca teatrale, escluso dai finanziamenti insieme ad altre realtà storiche come Teatri di Vetro e Attraversamenti Multipli di Roma. L’Akropolis per Testimonianze, Ricerca, Azioni ha visto passare le valutazioni da 29 dello scorso anno a 8.5. Il direttore artistico Clemente Tafuri ha dichiarato che queste azioni “attaccano deliberatamente una parte del teatro italiano, mettendo a repentaglio l'esistenza di decine di strutture”, evidenziando il grave impatto sulle realtà più piccole e spesso votate alla ricerca e alla sperimentazione.

PARAMETRI CONFUSI CHE GETTANO CAOS

La questione centrale resta la mancanza di trasparenza. A oggi, non esistono parametri chiari e pubblici per la valutazione dei progetti culturali a livello nazionale. Un clima di incertezza che paralizza la programmazione e mette a rischio la sopravvivenza di molte realtà, già provate dai tagli lineari imposti dalla Legge di Bilancio 2025.

Se a livello regionale, come in Emilia-Romagna, esistono avvisi pubblici dettagliati, a livello statale la procedura si è svolta nel silenzio e nella confusione. Gli operatori lamentano l’impossibilità di presentare progetti coerenti e di programmare attività, non sapendo su quali basi verranno giudicati.

La scure che si è abbattuta e che ha colpito quasi chirurgicamente realtà di innovazione, sperimentazione e ricerca genera due possibili riflessioni: la prima è quella che si tratti di un disegno dove l’interdisciplinarietà, così come la formazione e la capacità di far dialogare linguaggi diversi sono diventare teli rossi sventolati davanti ai tori.

La seconda, che ha i contorni forse di qualcosa di peggiore, è che si tratti di non conoscenza del settore, di incompetenza in materia.

Dopo il declassamento del teatro nazionale di Firenze, sono arrivate le dimissioni dei tre commissari che si sono opposti a questa scelta. Questo ha portato il sottosegretario Gianmarco Mazzi a voler creare un gruppo di esperti capace di costruire un nuovo modello di assegnazioni per i contributi, presieduto dall’avvocato Giorgio Assumma, novantenne.

Mazzi, in un comunicato ufficiale del Ministero, scriveva: “Dopo aver appreso delle plateali dimissioni di tre componenti della commissione teatro del Ministero e che due di loro, nominati come figure tecniche dalla Conferenza unificata di Regioni, Province e Comuni, sono in realtà esponenti di partito, ho deciso di accelerare una decisione già da tempo condivisa con le associazioni più rappresentative del settore”.

Insedieremo entro pochi giorni un gruppo di lavoro per lo studio e l’individuazione di nuovi criteri e nuove modalità per l’assegnazione dei contributi allo spettacolo dal vivo – annunciava il Sottosegretario – che lavorerà per i prossimi due anni e dovrà realizzare un sistema più semplice e trasparente di quello attuale, da lasciare come eredità alla prossima legislatura. Sarà Giorgio Assumma a guidare il gruppo di studio che si avvarrà del contributo dei più autorevoli studiosi italiani della materia e – concludeva Mazzi – dei migliori operatori del mondo dello spettacolo”.

Il ridisegno dei finanziamenti rischia di impoverire il panorama culturale italiano, penalizzando la pluralità, la sperimentazione e l’innovazione a favore di logiche poco trasparenti. Le proteste di amministratori, artisti e operatori si moltiplicano: “Così si mette a rischio la sopravvivenza stessa della cultura indipendente”, è l’allarme che arriva da tutto il settore.

Si parla di tagli complessivi alla cultura per circa due milioni di euro nel 2025, che avrebbero coinvolto anche istituzioni di prestigio come la Biennale di Venezia, la Triennale di Milano e la Quadriennale di Roma. Si ipotizza che parte di questi fondi sia stata spostata verso eventi come il "Festival delle Città Identitarie”.

Diversi operatori culturali e esponenti politici hanno definito questi tagli "scellerati" e "ingiusti", sottolineando il rischio che la cultura venga assoggettata a logiche di controllo politico, minando l'autonomia e la libertà di espressione artistica. Le Regioni interessate, come la Toscana e l'Emilia-Romagna, hanno già manifestato l'intenzione di supportare le realtà culturali penalizzate, ribadendo l'importanza di un settore che non solo genera valore economico ma è anche un presidio fondamentale di libertà e pensiero critico.

Lo riassume bene Tomasz Kirenczuk, Direttore Artistico del festival di Santarcangelo: “Il valore della cultura risiede nella diversità. La libertà di espressione è un elemento essenziale della creazione. Il dovere di ogni Stato – di ogni Stato democratico – è quello di proteggere la diversità culturale, garantire la libertà di espressione di artiste e artisti, così come l’autonomia e l’indipendenza delle istituzioni culturali. Non spetta allo Stato occuparsi della programmazione e della curatela delle istituzioni culturali, ma bensì garantire le condizioni economiche, sociali e strutturali per il loro funzionamento efficace e per lo sviluppo dei processi artistici. Le decisioni prese dalle commissioni ministeriali che hanno valutato i progetti del bando triennale per teatro, danza e multidisciplinare portano a una conclusione preoccupante: il Ministero della cultura sembra abdicare al proprio mandato, declassandosi dal ruolo di istituzione chiamata a tutelare la diversità culturale. […] Mi viene da dire che ciò che sta accadendo oggi in Italia somiglia molto ai periodi più oscuri della politica culturale del governo Diritto e Giustizia in Polonia – una politica che mi ha persino costretto a lasciare il mio Paese. Si comincia cambiando le leggi, anche con piccole modifiche che però hanno un peso importante. […] I risultati del FNSV – e non penso solo al caso del Santarcangelo Festival – non rappresentano soltanto un attacco alla cultura indipendente, ma una vera e propria provocazione contro la diversità delle comunità che la generano. […] Serve un chiarimento pubblico sulle modalità di valutazione dei progetti artistici e sulla relazione tra decreto, punteggi e preferenze dei commissari.

È stato un errore? Il risultato di incompetenza? O una decisione puramente politica?”.

Il dibattito è aperto.

 

Isabella Rizzitano

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