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Gen Z - il mondo dei giovani | 20 luglio 2025, 09:30

Gen Z - Il mondo dei giovani - Brain rot e video nonsense: se l’assurdo è la nuova normalità

Video ripetitivi e audio ossessivi sono la nuova forma di intrattenimento che impazza sui social, soprattutto su TikTok. Se da un lato sembra liberarci dalla pressione di dover sempre capire tutto, dall’altro viene da chiedersi se sia solo una moda passeggera o l’inizio di un cambiamento più profondo

Gen Z - Il mondo dei giovani - Brain rot e video nonsense: se l’assurdo è la nuova normalità

Ogni domenica 'La Voce di Genova', grazie alla rubrica ‘Gen Z - Il mondo dei giovani’, offre uno sguardo sul mondo dei ragazzi e delle ragazze di oggi. L'autrice è Martina Colladon, laureata in Scienze della Comunicazione, che cercherà, settimana dopo settimana, di raccontare le mode, le difficoltà, le speranze e i progetti di chi è nato a cavallo del nuovo millennio.

C’è un termine che da qualche tempo rimbalza sui social, tra reel infiniti e video sempre più assurdi: brain rot. Letteralmente “marciume cerebrale”, è un modo ironico e autoironico per descrivere quella sensazione di spegnimento mentale che ci prende quando passiamo ore a guardare contenuti senza senso, spesso talmente surreali da diventare comici. Nessuna trama, nessuna morale, nessuna logica. Solo immagini ripetute, audio ossessivi, colori sparati e meme nonsense che sfidano ogni spiegazione razionale.

Il brain rot non nasce con TikTok, ma è lì che ha trovato il terreno più fertile. La logica degli algoritmi che premiano i contenuti brevi e ripetitivi, unita alla creatività (e alla noia) delle nuove generazioni, ha dato vita a una vera e propria estetica dell’assurdo. I video diventano parodie della realtà, deformazioni animate, caricature vocali, glitch continui. Una forma di intrattenimento che spesso non ha alcun significato apparente, ma che proprio per questo diverte e affascina.

Tra gli esempi più recenti, diventati virali proprio per il loro effetto disorientante e comico, troviamo “Tung Tung Tung Sahur”, audio tratto da un vecchio video malese usato per svegliare i fedeli all’alba del Ramadan. Riutilizzato e remixato su TikTok, è stato accostato a immagini generate con l’intelligenza artificiale, tra cui quella della cosiddetta ballerina cappuccina, personaggio inventato con sembianze umane e nomi assurdi, nati per puro divertimento. Basta un volto fittizio, un nome strambo e una musica ipnotica perché il tutto venga replicato migliaia di volte, dando origine a contenuti grotteschi, loop visivi e remix infiniti.

Altro esempio esplosivo è il trend “Skibidi Bobbi Forza Napoli”, una frase nonsense che ha invaso TikTok diventando colonna sonora e punchline di video sempre più bizzarri. Anche qui l’intelligenza artificiale gioca un ruolo fondamentale: molti dei contenuti virali sono fake interview, in cui personaggi reali vengono manipolati digitalmente per rispondere alle domande con un surreale “Skibidi Bobbi Forza Napoli” prima di lanciarsi in mare, sparire nel cielo o ballare in un angolo. Il senso? Nessuno. Ed è proprio per questo che fa ridere.

A essere colpiti da questo tipo di trend non sono solo i ragazzini delle medie. Anche molti ventenni, e persino trentenni, soprattutto tra chi è cresciuto con Vine, Musical.ly e i meme surreali, si lasciano volentieri trascinare. Anzi, la Generazione Z sembra particolarmente affezionata a questo tipo di umorismo destrutturato, dove tutto è veloce, assurdo, privo di contesto. Un modo per ridere senza spiegare. O forse, per non pensare troppo.E qui sta il punto: il brain rot non è solo un sintomo della leggerezza. È anche una risposta al troppo, alla pressione di essere sempre produttivi, informati, attenti. In un mondo in cui tutto è analizzato, polarizzato, etichettato, concedersi qualche minuto al giorno per lasciar andare la mente in un video con animazioni grottesche e canzoni senza capo né coda diventa quasi liberatorio.

Certo, ci si può interrogare su cosa stia succedendo all’attenzione collettiva. Ci si può preoccupare del fatto che ci ritroviamo a ripetere suoni che non capiamo, o a ridere di qualcosa che due settimane dopo ci sembrerà già obsoleto. Ma forse è anche questo il fascino del brain rot: una bolla veloce, che scoppia in un sorriso e si dimentica poco dopo.

Resta da vedere se tutto questo finirà per essere solo un’altra moda passeggera, come molte altre prima, o se invece stiamo assistendo a una trasformazione più profonda del nostro modo di comunicare e ridere: più caotico, più visivo, più frammentato, ma in perfetta sintonia con il tempo in cui viviamo.

Martina Colladon

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