Un migliaio di persone sono scese in piazza per dire no al forno elettrico a Cornigliano, riunite ai Giardini Melis. “Questa piazza rappresenta soprattutto la storia di Cornigliano, del ponente genovese, e di chi non accetta di vivere in condizioni peggiori o di subire decisioni che violano i diritti fondamentali dei cittadini”. A parlare è Daniela Malini del Comitato no forno elettrico, durante la manifestazione. “Il primo di questi diritti è il diritto alla vita e alla salute, come sancito dall’articolo 42 della Costituzione, con l’importante precisazione che le imprese non possono compromettere questo diritto fondamentale. Il problema qui è che le decisioni sono state prese prima ancora di qualsiasi possibile confronto. Nessun comitato è stato consultato e i cittadini non hanno avuto voce in capitolo. Nonostante siano stati presentati numerosi dossier e documentazioni scientifiche accreditate, nessuna risposta è arrivata, perché la decisione era già stata presa. Questo va contro principi fondamentali, sia a livello europeo, sia nel rispetto della partecipazione pubblica alle scelte che riguardano la comunità”.
La notizia di un possibile intervento di un gruppo indiano, che potrebbe rilevare completamente l’azienda e impedire l’arrivo del forno elettrico a Genova, non è accolta con entusiasmo: “Non è del tutto una buona notizia. Si potrebbe persino parlare di una dinamica da ‘poliziotto cattivo e poliziotto buono’: prima ci viene presentato il forno elettrico come minaccia, poi il nuovo intervento ci viene proposto come alternativa, ma comunque prevede attività che contraddicono la sentenza del TAR e le battaglie portate avanti vent’anni fa per dire ‘mai più produzione a caldo’. Va ricordato che anche oggi ci sono danni significativi alla salute: la mortalità rimane elevata, con numerosi casi ingiustificati, chiaramente legati a quanto avvenuto fino a vent’anni fa. Per quanto riguarda i prossimi passi, il lavoro è già iniziato e continuerà intensamente. Da quasi due mesi, stiamo raccogliendo documentazione scientifica e abbiamo costituito un team di esperti, a cui presto si aggiungerà anche una sociologa che ha lavorato in Francia, a Marsiglia, in una situazione simile. Lavoreremo insieme a scienziati nazionali e internazionali, team di avvocati e ambientalisti: faremo tutto il necessario, fino all’ultimo respiro, per fermare questo mostro ambientale”.


















