Centinaia di persone si sono ritrovate ai Giardini Luzzati per incontrare Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Territori Palestinesi occupati.
Prima di incontrare il pubblico, Albanese ha avuto un colloquio privato con la sindaca Silvia Salis.
Un incontro che, come ha ribadito Salis, ha avuto diverse tematiche al centro. Prima fra tutte la proposta di istituire un osservatorio per monitorare i manifesti di carico delle navi dirette o provenienti da Israele, in modo da vigilare sul rispetto delle norme relative al commercio di armi verso paesi in guerra.
“Ne abbiamo parlato anche stasera,” ha dichiarato la sindaca, “ed è un argomento che ha il mio sostegno, perché credo sia giusto monitorare il rispetto della legge che regola il commercio di armi con i paesi coinvolti in conflitti”.
Salis ha ribadito la posizione dell’amministrazione comunale: “Abbiamo dimostrato in tutti i modi, sia come sindaca che come giunta, da che parte stiamo. Credo non ci siano malintesi su questo. Ribadiamo la posizione che abbiamo espresso in questi mesi, da quando siamo stati eletti”.
Sul piano operativo, la sindaca ha chiarito i limiti dell’intervento comunale: “Noi sosteniamo questo osservatorio, ma ovviamente sono l’autorità portuale e gli organismi preposti a doverlo valutare”.
L’incontro è stato anche occasione per una riflessione più ampia sul clima politico attuale: “Abbiamo parlato del clima di tensione e, me ne assumo la responsabilità, ho espresso la mia preoccupazione per questa deriva populista: ogni argomento viene ridotto a una tifoseria. È incredibile e deprecabile che il dibattito politico si riduca a schieramenti contrapposti. Oggi in Consiglio abbiamo osservato un minuto di silenzio per tutte le vittime di Gaza. Le vittime sono vittime, non appartengono a una squadra. Bisogna smetterla di alzare i toni e di usare ogni tema per fare populismo: direi che ne abbiamo avuto abbastanza”.
Francesca Albanese ha espresso gratitudine verso la città e, in particolare, verso i portuali genovesi, verso gli studenti e le studentesse: “Abbiamo discusso della situazione in Palestina, in particolare a Gaza, e della mobilitazione senza precedenti che stiamo vedendo. Genova, con i suoi studenti e studentesse, e soprattutto con i suoi portuali, ha avuto un ruolo di ‘grimaldello’ nella presa di coscienza collettiva. A loro va la mia gratitudine e il mio apprezzamento”.
Prima dell’incontro pubblico, la relatrice ONU ha incontrato una famiglia palestinese residente a Genova: “Mi hanno chiesto aiuto: hanno familiari, anche minori, nella cosiddetta zona rossa. Ma a Gaza tutta la Striscia è una zona di pericolo, non c’è un luogo sicuro. Hanno bisogno di sostegno per il ricongiungimento familiare. Ricevo centinaia di richieste simili, ma non ho più la capacità di rispondere individualmente: il livello delle violazioni richiede un intervento significativo della comunità internazionale”.
Albanese ha ribadito la necessità di un impegno concreto da parte degli Stati: “Serve una sola cosa per fermare il genocidio, l’occupazione permanente e l’apartheid: che ogni Stato rispetti il diritto internazionale. Non è vero che non si possa parlare di genocidio finché una corte non si esprime: la Convenzione impone l’obbligo di prevenirlo, investigarlo e punirlo. Esiste già una decisione della Corte di giustizia che dichiara illegale l’occupazione, ordinando il ritiro delle truppe, lo smantellamento delle colonie e il risarcimento ai palestinesi. Gli Stati hanno l’obbligo di non prestare assistenza a chi commette simili illeciti. Alla luce dei crimini di guerra e contro l’umanità, bisognerebbe sospendere le relazioni commerciali e soprattutto il traffico di armi verso Israele”.

















