Con ormai un margine considerevole sulle secche dell'inferno della Serie A e un morale tornato in ascesa, non sembra azzardato dire che in casa Genoa la cura portata da Daniele De Rossi stia funzionando. Cinque risultati utili consecutivi, una media di due reti a partite segnate, due vittorie consecutive e un tabù, quello dei rigori, sfatato dopo tempo immemore e su cui il tecnico scherza: «Ci stiamo allenando, anche in settimana, e quello che chiedo è di non cazzeggiare, di tirarli in allenamento come in partita. Poi è facile scegliere Malinovskyi, ma in tanti li calciano bene».
Al di là di tutto, sono i numeri fissati grazie al 2-1 all'Udinese in Friuli che aiutano i rossoblù a guardare al prosieguo di girone con un po' di positività – non poca – in più rispetto ad appena un mese fa. Non gonfia del tutto però il petto De Rossi nel ventre del Bluenergy Stadium, «perché ho troppa esperienza nel calcio per dire che è fatta e so come si possa perdere o vincere ogni tipo di partita». Nel suo essere giustamente prudente, però, qualche motivo per tornare in Liguria soddisfatto lo ha.
Pur con qualcosa da rivedere nella gestione dei momenti e nelle trame di gioco, ad esempio «appena segnato il primo gol quando ci siamo un po' troppo abbassati iniziando a calciare, un ragionamento da ultimi dieci minuti di partita», questi sono tre punti che pesano. E il mister lo capisce bene: «Sono vitali, spero di riuscire a toglierci da quella posizione in basso il prima possibile, per poter cominciare a cercare qualcosa di più verso il calcio che piace a me. E ci arriveremo a riconoscere i momenti e le situazioni. Però è un piacere allenare un gruppo di ragazzi come questo che è una famiglia, e il merito va anche a chi lo ha costruito prima di me».
I nove punti in cinque partite servono comunque anche al morale, in particolare in vista del periodo tosto da qui a fine 2025: «Questa è una squadra che, anche prima del mio arrivo, per quel che produceva aveva raccolto pochi punti e va detto. Lo dicono i dati. Qualcosa abbiamo dato, siamo contenti ma per gonfiare il petto, dire. Questa era una partita fondamentale, ora affronteremo squadre più forti di noi, ai ragazzi l'ho detto».
Decisivi stavolta i cambi, che, anche se non sfruttati tutti e cinque, hanno portato al Grifone il gol del vantaggio definitivo e le qualità per mettere in difficoltà i friulani quando prendevano troppo campo: «Le letture non le ho fatte da solo, è merito anche del mio staff. Volevo dare più freschezza all'attacco, avevo chiesto più verticalità e di giocare un po' di più, i cambi andavano in quel senso. Mi spiace non averli fatti tutti e cinque, in questo periodo siamo un po' vincolati, sui piazzati e in certe situazioni simili abbiamo subito troppo, così avremmo rischiato di mettere gente meno fisica sulle palle alte. Anche Martin o Brooke (Norton-Cuffy, ndr) potevano essere stanchi ma avevano una fisicità che ci serviva. Messias sapevamo cosa ci poteva dare in quella posizione; il cambio riesce comunque quando si entra in quella maniera determinata, quando Ekuban ed Ekhator vanno in profondità in quel modo. E allora poi gli allenatori sembrano tutti scienziati, ma il merito è il loro».
Non poteva quindi mancare una menzione particolare per l'autore del gol partita, che De Rossi si sta coccolando anche a parole e non solo nel post partita: «Quando giochi a cinque e hai esterni con questa potenza cerchi di sfruttarli. Norton-Cuffy ha una fisicità da top club in Europa, ma deve imparare a usare le sue doti, è un ragazzo molto curioso col quale guardiamo anche dei video, cerco di motivarlo perché può diventare il più forte di tutti. Il gol poi è nato con l'intenzione di cercare di chiudere le azioni in area da esterno a esterno, una cosa che vogliamo e che abbiamo un po' “copiato” da Gasperini».














