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Municipio Ponente | 07 maggio 2021, 13:10

Pegli, il campo da street basket in Villa Doria demolito la prossima settimana

Lo annuncia l’assessore comunale ai Lavori Pubblici, Pietro Piciocchi. Ascoltate le istanze da parte di cittadini e comitati. Resta il rammarico su come le risorse pubbliche potevano essere investite meglio, ad esempio in manutenzioni ordinarie

Pegli, il campo da street basket in Villa Doria demolito la prossima settimana

Il campetto da street basket all’interno del piazzale centrale del parco di Villa Doria a Pegli verrà demolito la prossima settimana. Lo ha annunciato poco fa l’assessore comunale con delega ai Lavori Pubblici, Pietro Piciocchi, attraverso il suo profilo Facebook.

Si chiude così una vertenza durata mesi e che ha visto i cittadini schierati da una parte e Città Metropolitana dall’altra, con il ruolo di mediazione svolto appunto dal Municipio VII Ponente e dal Comune di Genova.

Piciocchi spiega: “Comunicazione di servizio per gli amici e frequentatori di Villa Doria a Pegli: la prossima settimana Città Metropolitana avvia i lavori per la rimozione dell’attuale controverso campetto. Entro la metà di giugno contiamo che tutto sia concluso. Grazie a tutti coloro che ci hanno aiutato a mettere ordine in questa situazione”.

Ordine è la parola esatta, perché quel manufatto in cemento, posto al centro di un contesto storico e vincolato (almeno sulla carta, visto com’è andata la storia) dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio, non era certo la quintessenza del bello, né del funzionale, né del sicuro, né dell’appropriato.

Ora che il campetto verrà demolito, e probabilmente sostituito con una struttura a raso, in modo da consentire la fruizione del piazzale com’era una volta e come è sempre stato, visto che su questo spazio sono cresciute generazioni e generazioni di bimbi pegliesi, resta solo da fare i conti: perché non è che un errore del genere sia stato gratuito, non è che sia costato poco, anzi. E siccome sono stati spesi soldi pubblici, sarebbe bello, anzi sarebbe doveroso, che qualche consigliere comunale o municipale piuttosto zelante andasse ad approfondire quante migliaia di euro sono stati buttati via per un progetto nato male, concepito in maniera assurda, portato avanti con una superficialità disarmante e terminato, giustamente, con una bella riga sopra.

La domanda rimane sempre nell’aria: ma come diavolo ha fatto la Soprintendenza a concedere l’autorizzazione per questo obbrobrio? La buona notizia è che il campetto da street basket, a cominciare dai suoi pericolosissimi spigoli vivi in cemento, verrà cancellato, ma riguardo a Villa Doria e al suo stato di degrado ci sarebbero da scrivere fiumi e fiumi di articoli.

Non è banale, anzi è doveroso, pensare a quanti interventi infinitamente più utili si sarebbero potuti fare con la cifra gettata via per questo pessimo e inutile impianto sportivo. E il riferimento è, anzitutto, alle manutenzioni ordinarie: perché quello che non riesce a essere chiaro, alle civiche amministrazioni, è che ai cittadini poco importa dei progetti avveniristici o dei cambiamenti tanto per farli; ai cittadini importa che quello che esiste e che i nostri antenati, per fortuna, costruirono assai bene, venga mantenuto nel giusto decoro.

C’è questo decoro a Villa Doria? La risposta è no. È no a cominciare dai servizi pubblici. È no a cominciare dallo stato del verde. È no a cominciare da tutti i tronchi di albero non rimossi. È no a cominciare dalla scarsa pulizia. È no a cominciare dai cassonetti della spazzatura che restano costantemente aperti. È no a cominciare da quella struttura chiamata impropriamente ‘teatro’ e che anch’essa, alla prova dei fatti, pur essendo costata moltissimo, si rivelerà assolutamente inutile e inservibile.

Ma perché, prima di mettere mano al parco, non ci si è mai confrontati con la cittadinanza? Che cosa ci stanno a fare i residenti, che cosa ci stanno a fare i comitati, che cosa ci sta a fare il Municipio? Gettare i soldi è sempre un fatto grave. È ancora più grave quando i soldi sono pochi e quando potevano essere destinati altrove. Perché fa rabbia e ribrezzo. Ribrezzo e rabbia.

Alberto Bruzzone

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