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Attualità | 04 giugno 2022, 08:30

Depressione? Segni particolari. Come riconoscere i sintomi depressivi nell'era del movimento

Oggi è più difficile riconoscere i sintomi di una persona che sta male e dice di essere depressa, perché questi sono meno immediati e opposti, almeno in apparenza, a quelli del passato

Depressione? Segni particolari. Come riconoscere i sintomi depressivi nell'era del movimento

Spesso ci immaginiamo la  depressione come quella patologia mentale che colpisce poche persone e che riguarda specifici sintomi: la persona depressa viene individuata spesso come triste, svuotata di ogni senso, o comunque apatica, non recettiva. Questi infatti, sono gli indicatori clinici di uno stato psichico depressivo.

Al giorno d'oggi a mio avviso, dobbiamo fare i conti con un altro tipo di patologia depressiva, quella inespressa o meglio, quella non evidente. La società di oggi ci impone un costante movimento, che sia per motivi di lavoro, di studio o anche relazionali,  ma siamo abituati In ogni caso a non stare fermi mai, o almeno il meno possibile.

Ed ecco che proprio per questo, il movimento stesso è diventato il modo attraverso il quale la depressione può essere espressa più facilmente, o comunque un modo per buttarla fuori da sé e provare a comunicarla a chi ci sta attorno.

È utile riflettere infatti, su come oggi sia  più difficile riconoscere i sintomi di una persona che sta male e dice di essere depressa, perché questi sono meno immediati, sono tanti, e sono soprattutto opposti, almeno apparentemente,  a quelli di qualche tempo fa. 

Alcuni sono individuabili con determinati comportamenti ad esempio, quali  le uscite costanti, le serate nel weekend che prevedono un ritorno sempre all'alba, lo shopping compulsivo, un eloquio o uno stato d'animo sempre molto "up", infine l'essere prestanti e sul pezzo per qualunque stimolo arrivi dall'esterno. Ancora, si può pensare che tra questi sintomi odierni esista un comportamento autodistruttivo silente, per così dire. Andare veloce in macchina o in moto, guidare in stato di ebbrezza, superare determinati stati alcolemici, decidere di svolgere attività estreme che permettano di sentirsi "vivo", o riempirsi le giornate fino all'orlo per poi sentirsi sempre in affanno e alla rincorsa delle cose. 

Tutti questi comportamenti vengono definiti "reattivi" e riguardano un ambito depressivo che sarebbe da approfondire e indagare dentro ciascuno. 

Non abbiamo più tanto la possibilità di sentirci depressi nel senso "antico" del termine o comunque abbiamo su questo uno spazio limitato, perché credo che fermarsi significhi per questa società rischiare di rimanere troppo indietro, o addirittura perdere tutto in breve tempo. 

Allora abbiamo intrapreso altre strade e altri strumenti per parlare di noi: un comportamento reattivo, una vivacità eccessiva, una disregolazione marcata. Per molti al primo sguardo potrebbe sembrare una situazione di vitalità e positività ma in clinica quelli descritti si chiamano comportamenti maniacali, che nascondono un retroterra depressivo profondo. 

Così, nel mondo di oggi che vive di immagini e di cose da fare, anche le nostre menti si sono adattate a mostrare il loro malessere attraverso qualcosa di concreto, di pratico, come i comportamenti.

Sarebbe importante in questi casi, fare un movimento diverso rispetto al mondo. Proporre di fermarsi. Proporre la riflessione e il pensiero come dimensioni curative, analizzare il proprio agire e comprendere il proprio malessere. 

www.cristinafregara.it

Cristina Fregara

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