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Politica | 29 giugno 2022, 07:20

La politica ha dimenticato la parola lavoro, ieri due presidi a Genova per i diritti di Oss e rider

Percentuali di astensionismo alte e disaffezione dalla politica sono campanelli d’allarme che fanno riflettere. La Politica di oggi in cosa è carente? Sarebbero numerosi gli aspetti da analizzare, ci soffermeremo su un solo elemento: il lavoro.

La politica ha dimenticato la parola lavoro, ieri due presidi a Genova per i diritti di Oss e rider

Percentuali di astensionismo alte e disaffezione dalla politica sono campanelli d’allarme che fanno riflettere. La Politica di oggi in cosa è carente? Sarebbero numerosi gli aspetti da analizzare, ci soffermeremo su un solo elemento: il lavoro

La giornata di ieri a Genova è stata emblematica: si è svolto un presidio davanti la sede del consiglio regionale per salvaguardare la figura professionale dell’operatore socio sanitario. L’USB, l’Unione Sindacale di Base, ha chiesto un confronto con le istituzioni per la stabilizzazione di tutto il personale precario dipendente del sistema socio sanitario che ha maturato 18 mesi nella Pubblica amministrazione, di cui almeno 6 mesi nell'emergenza Covid.

A pochi metri di distanza, in piazza della Vittoria, è andata in scena la protesta dei rider che da anni chiedono il riconoscimento dei loro diritti. I lavoratori e le lavoratrici di varie aziende sono scesi in piazza a Genova ma anche in altre città europee per esortare le istituzioni comunitarie ad approvare la direttiva europea volta a regolamentare il lavoro mediante piattaforme digitali. Questo perché in molti casi i rider sono costretti a lavorare come falsi autonomi a cottimo. 

Due proteste diverse ma che fotografano la situazione di precarietà in cui versa il lavoro e che non riescono a ottenere risposte concrete dalla Politica. Il lavoro è alla base della nostra società e non riguarda solamente la sfera personale ma l’espressione di sé stessi. La battaglia fondamentale per l’identità di genere dovrebbe essere affiancata alla salvaguardia dell’identità figlia del lavoro che dà la possibilità di dimostrare le proprie capacità e di affermare sé stesso.

Sempre più spesso si sente parlare di “mobbing” o “bornout” e sono poche le iniziative politiche che cercano delle soluzioni a riguardo. Un problema esasperato poi dalla pandemia che ha aggravato la situazione di numerosi lavoratori e ha contribuito a “creare” nuove difficoltà: pensiamo ai NEET (Not in Employment, Education or Training), i giovani che non lavorano e non studiano, in questi due anni il loro numero si è innalzato in maniera preoccupante. Secondo i dati Istat nella nostra regione sono il 19,6% i giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non studiano. Tra i 18 e i 24 anni sono il 12,9% in Liguria coloro che possiedono al massimo la licenza media e che non sono in possesso di qualifiche professionali regionali ottenute in corsi con durata di almeno 2 anni e non risultano inserite in un percorso di istruzione. Si calcola che solo nella città di Genova ci siano circa 20 mila NEET. Dati preoccupanti che chiedono risposte immediate.

Marco Garibaldi


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