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Cultura | 05 dicembre 2022, 07:13

Scrivere musica per il cinema: l'affascinante avventura di Pivio e Aldo De Scalzi

La collaborazione con i Manetti Bros prosegue con Diabolik - Ginko all’attacco, dopo anni di lavori e di successi. L'intervista insieme a Simone Meneghelli, che ha partecipato alla scrittura di uno dei testi

Scrivere musica per il cinema: l'affascinante avventura di Pivio e Aldo De Scalzi

Diabolik - Ginko all’attacco è il nuovo film diretto da Marco e Antonio Manetti, conosciuti nell’universo cinematografico come Manetti Bros., e ancora in programmazione nelle sale. A curare la colonna sonora sono stati ancora una volta Pivio e Aldo De Scalzi, che hanno rinnovato la collaborazione con i registi dopo i successi ottenuti: Ammore e Malavita, Piano 17, L’arrivo di Wang, Paura 3D e Song’e Napule sono solo alcuni dei titoli nati da questo sodalizio artistico, che è valso loro riconoscimenti prestigiosi come David di Donatello, Nastro d’Argento, Globo d’oro e Ciak d’Oro.

La Voce di Genova ha avuto il piacere di essere ricevuta nello studio di registrazione di Aldo De Scalzi, a Quarto, per una lunga chiacchierata in compagnia di Simone Meneghelli, artista che ha scritto il testo di uno dei pezzi della colonna sonora, e già noto a Genova per la sua attività di musicista e cantautore con il suo progetto Misentotale. Appena entrati si respira subito un’atmosfera unica, fatta di musica e di passione: un lungo corridoio fitto di stanze ci separa da quella che possiamo definire la stanza dei bottoni, dove le canzoni nascono e prendono la forma che poi viene ufficialmente destinata al prodotto finale, al film in uscita in questo caso. 

La colonna sonora di Diabolik - Ginko all’attacco è stata creata insieme a Pivio, che non può essere con noi in questa intervista perché di stanza a Roma. Questa è solo l’ultima delle collaborazioni con i Manetti Bros. Come ha avuto inizio il vostro sodalizio? 

È nata in maniera totalmente fortuita e casuale: di solito le pubbliche relazioni sono tenute da Pivio. che vive a Roma. In quel periodo mi trovavo anche io a Roma, ero a cena con l’attrice Cecilia Dazzi che aveva ascoltato le musiche che avevamo fatto per la fiction Distretto di Polizia: ci ha così proposto di prendere contatti con il padre, che stava producendo una serie pilota su un personaggio di Lucarelli, l’Ispettore Coliandro, e così abbiamo conosciuto i fratelli Manetti. Anzi, in realtà li conoscevamo già, perché la moglie di Pivio fa la regista e ci aveva già presentato Marco e Antonio. Da lì però è nata la collaborazione, ci hanno accolto a braccia aperte, erano felici di avere finalmente dei compositori italiani che sembravano avere altre origini: già con Distretto di Polizia siamo stati di riferimento per le future fiction, e lo dico con orgoglio

Non ci siamo più staccati da allora, perché quando i rapporti, soprattutto di lavoro, si basano sulla fiducia reciproca, è proprio il coronamento di un sogno di vita”. 

Questa colonna sonora è il seguito del film già uscito lo scorso anno, ma c’è stato uno sviluppo ulteriore, le sonorità si sono “elettrificate”… 

Nel cinema chi comanda è il regista: è un po’ il deus ex machina del prodotto finale. I Manetti ci hanno dato forti indicazioni, sanno che per noi ogni film è un esercizio di stile, non ci poniamo limiti in quello che facciamo. Abbiamo una nostra cifra stilistica riconoscibile, per fortuna, ma abbiamo spaziato dalle sonorità mediorientali de “Il bagno turco” fino ad “Ammore e malavita”, catapultandoci nel napoletano e neomelodico, e non ci diamo limiti. Il bello del nostro mestiere è anche questo, poter spaziare da un estremo all’altro. 

Gran parte della loro stima deriva dal fatto che sanno che con noi qualunque richiesta verrà ascoltata e  otterrebbero dei risultati. In questo caso ci siamo divertiti il doppio perché abbiamo spaziato nel vecchio progressive, tornando alle origini: tra mio fratello Vittorio che con i New Trolls ha picchiato duro, il mio gruppo  “Picchio dal pozzo” abbiamo fatto tutti progressive, ben diverso da quello di oggi, chiaramente. Con entusiasmo però ci siamo messi a “spippolare” nei sintetizzatori e a divertirci come una volta”. 

Quando si crea una colonna sonora si parte quindi dall’idea del regista, e avete campo libero su quello che potete inserire a livello di suoni e di voci?

“In realtà è una via di mezzo. La bellezza nel nostro lavoro è che il regista ti da delle indicazioni, ma sono spesso non tecniche perché non ha le armi che abbiamo noi. Il resto poi lo fa la tua creatività, e non so quali altri mestieri musicali consentano questo tipo di libertà, soprattutto al giorno d’oggi”.  

Abbiamo qui anche Simone Meneghelli, giovane promessa della musica italiana, che ha partecipato alla scrittura di uno dei pezzi della colonna sonora. Che esperienza è stata, visto che di solito fai musica per il tuo progetto? 

S.M.:“Io a Aldo ci conosciamo da un bel po’ di tempo, ma nella veste di organizzatori e movimentatori di eventi e di persone in questa città. Credo, e spero, che qualcosa che ha sentito del mio progetto personale gli sia piaciuta, ed è per questo che è arrivata la proposta di provare a scrivere il testo. Ho imparato che in questo mondo si propone tantissimo e tantissimo viene anche messo da parte o scartato: quello che si sente in film è solo una piccola percentuale di un lavoro più grande, che si propone ai registi senza successo. Spesso infatti il regista non saprebbe spiegare i suoni che vorrebbe, ma lo sa riconoscere quando glielo proponi. 

Dopo alcuni rifiuti, mi sono trovato a esordire in un film che in Italia sta avendo grande successo, ed è stata sicuramente un’esperienza di livello. Non mi è ancora capitato di scrivere per altri artisti: in una colonna sono scrivi per un’atmosfera, per dei personaggi, per un mood, e cerchi di interpretare questi elementi trovandoti davanti a un’indicazione musicale. Questo in realtà già fa molto, perché ti da un inizio e una fine, un riferimento, e nel mio caso stava solo trovare le parole”. 

A livello emozionale che esperienza è stata? 

S.M.:“Mi sono un po’ forzato per dare il giusto livello di importanza a questa esperienza: di mio tendo a sminuire i miei traguardi, ma qui ho deciso di fermarmi, andare al cinema e godermi il tutto.  Per quanto il mondo vada avanti e i media siano tantissimi, il cinema conserva un ruolo affascinante, è qualcosa che è rimasto dai nostri nonni, come la radio, sono i mezzi tradizionali, e in qualche misura ti danno la sensazione di essere fuori dal tempo. Vedenre qualcosa in cui tu hai partecipato è una bella sensazione”. 

Insieme al progetto della colonna sonora c’è anche un documentario di Matteo Malatesta che racconta l’avventura della creazione delle musiche, come sta andando la lavorazione? 

Ci stiamo avventurando in questo progetto: c’è già una sceneggiatura scritta e stiamo iniziando a girare. In questi giorni verrà a Genova qui Enzo Monteleone, un grande regista che come sceneggiatore è andato agli Oscar con ‘Mediterraneo’,  e stiamo coinvolgendo anche un po’ di registi con cui abbiamo lavorato tipo Ferzan Özpetek, Alessandro D’Alatri, Alessandro Gassman, e stiamo cercando di raccontare la nostra storia, un po’ da cialtroni quali siamo. Abbiamo messo un po’ via quelle cose canoniche con il pentagramma dietro, ma vogliamo raccontare un po’ la vita vissuta nei rapporti con i registi, con gli attori, con la musica stessa”.

La colonna sonora di Diabolik - Ginko all'attacco è disponibile sulle piattaforme di streaming come Spotify, mentre il film è ancora nelle sale cinematografiche. 

Isabella Rizzitano e Chiara Orsetti

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