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Cultura | 11 dicembre 2025, 16:30

Un inedito Testori rivive alla Tosse: Alessandro Bandini porta in scena la storia d’amore segreta con Alain Toubas

Stasera l’ultima replica di “Per Sempre”, il nuovo lavoro dell’attore genovese premiato con il Mariangela Melato: un viaggio nella parte più intima e vulnerabile dello scrittore

Un inedito Testori rivive alla Tosse: Alessandro Bandini porta in scena la storia d’amore segreta con Alain Toubas

Un monologo che scava oltre la superficie, che arriva dove il sentimento origina raccontandolo con la grazia di un atto d’amore.

Questo è Per Sempre, il monologo di Alessandro Bandini che questa sera andrà in scena per l’ultima replica alla Sala Agorà del Teatro della Tosse.

Un’opera che parte dalle lettere inedite dello scrittore per restituirne non una visione biografica, bensì uno scorcio dell’io più intimo che Bandini, recentemente premiato con il Mariangela Melato, racconta con una grazia fuori dal comune.

Tutto origina da oltre duemila lettere scritte da Giovanni Testori ad Alain Toubas tra il 1959 e il 1962, conservate come reliquie e finalmente aperte. Da quell’archivio Bandini ha tratto il nucleo dello spettacolo, quella prosa intimissima di Testori, sospesa fra pittura, poesia e confessione, diventa dialogo interiore. La frase che Bandini cita nel racconto della genesi dello spettacolo non va edulcorata: “Cher Alain, je suis désespéré”, un colpo che spalanca verso la disperazione del cuore che si fa cifra creativa.

Ciò che sorprende in Per Sempre è quanto la misura e la nitidezza con cui Bandini e il drammaturgo Ugo Fiore ricompongono la voce privata di Testori. Non è un racconto cronologico: si attraversa la lingua dello scrittore come si attraversa un paesaggio emotivo, facendo attenzione alle fratture, ai lampi pittorici, alle omissioni e alle reiterazioni che costituiscono il ritmo dell’epistolario. Il testo non pretende di spiegare l’uomo, ma di far ascoltare la sua fame di salvezza attraverso l’amore.

Sul piano interpretativo, Bandini compie una scelta rischiosa eppure lucidissima: espone il corpo e la voce a un lavoro di sottrazione. Nulla di teatralmente roboante; piuttosto una recitazione che si articola sui silenzi. La fisicità lascia emergere la frattura interiore e il corpo parla attraverso tremori controllati, pause che acquistano spessore, una dizione capace di rispettare la musica testoriana senza edulcorarla. Il risultato è un ritratto umano e insieme archetipico, dove la vulnerabilità diventa rivoluzione.

La drammaturgia, curata da Bandini con Ugo Fiore e sostenuta dall’apporto critico di Giovanni Agosti, non si limita a mettere in fila lettere: le considera come materiali plastici da plasmare. 

Lo spettacolo restituisce Testori non come mito, ma come figura che si confronta con il desiderio; un Testori le cui parole generano lingua poetica proprio perché originano da una passione intransigente.

Dal punto di vista scenico, la scelta è coerente con la poetica della piece. Lo sguardo esterno di Alessandro Sciarroni, il coaching di Tindaro Granata, il disegno luci di Elena Vastano e la consulenza musicale di Federica Furlani concorrono a un allestimento sobrio ma profondamente calibrato. La luce non illumina tanto per rendere visibile, quanto per incidere spazi e tempi emotivi; la musica modula l’attenzione, sostenendo il parlato per dar maggiore enfasi. Tutto è pensato per sostenere un’unica finalità: che la parola emerga nuda, potente e inesorabile.

La scelta coerente di mantenere un linguaggio esplicito rende la dimensione erotica e carnale del sentimento testoriano, che non può essere edulcorata senza tradirne l’essenza. Bandini non cerca facili scandali, semmai affronta con fermezza la complessità di una passione che è insieme estasi e ferita.

Per Sempre si presenta dunque come un’operazione teatrale matura: museale nella sua cura dell’archivio, corale nella collaborazione di compagnie e istituzioni (LAC Lugano Arte e Cultura, Piccolo Teatro di Milano, CTB, Emilia Romagna Teatro) e insieme intima come una confessione. Il rischio nell’aver a che fare con la materia privata di un grande autore è trasformato in opportunità: far parlare Testori non per mostrarne il genio, ma per restituirne la carne.


 


 

Isabella Rizzitano

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