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Gen Z - il mondo dei giovani | 01 gennaio 2023, 13:00

L’esperienza dell’erasmus: una testimonianza direttamente da Madrid

Convivenza con persone sconosciute, spirito di adattamento e voglia di sperimentare: il racconto di uno studente all'Universidad Complutense de Madrid

L’esperienza dell’erasmus: una testimonianza direttamente da Madrid

L’erasmus è un’esperienza unica offerta dalla comunità europea che dà la possibilità agli studenti universitari di poter studiare all’estero per un certo periodo di tempo. Il progetto viene interamente finanziato dall’Unione Europea tramite delle borse di studio.
La sfida più grande per i ragazzi che intraprendono questo tipo di esperienza è sicuramente quella di allontanarsi da casa per così tanto tempo a soli vent’anni e dover ricominciare tutto da capo in un paese sconosciuto.
Ma come vivono effettivamente questa esperienza gli studenti che decidono di partire? Cosa provano all’idea di dover stare lontano da casa per molto tempo?
Ho voluto portare la testimonianza di un ragazzo genovese che ha deciso di intraprendere l’esperienza dell’erasmus per sei mesi a Madrid, precisamente alla Complutense, facoltà di scienze politiche.

Le settimane che precedono la partenza provi sempre a farti un’idea dell’esperienza e di ciò che ti aspetta, immaginando ogni tipo di sensazione che potresti provare. Avevo già sentito parlare dell’erasmus, mi era stato consigliato e mi era stata venduta come un’esperienza che mi avrebbe cambiato la vita. La sfida più grande è stata quella di allontanarsi da casa, rimboccarsi le maniche e avere il coraggio di affidare i tuoi prossimi mesi solo a te stesso.

Sembra una banalità, ma a soli 20 anni, decidere di iniziare l’erasmus è una messa alla prova non indifferente. Ero convinto di non riuscire ad allontanarmi da casa, o comunque di arrivare a Madrid e ritrovarmi a pensare costantemente a quanto mi mancasse la quotidianità a Genova. Così non è stato, e qualche ora dopo il mio arrivo in Spagna, avevo già capito che questa era l’occasione per recuperare tutto il tempo che non avevo dedicato a me stesso.
I momenti più difficili sono stati quelli della convivenza con persone sconosciute, e quindi gestire il “piso compartido”, accettando l’idea che dovessi condividere degli spazi comuni con i miei coinquilini, che alla fine si sono rivelate delle persone fantastiche. Adattarsi è stata la prima sfida, e sono riuscito ad affrontarla nel migliore dei modi. Lo spirito di adattamento è l’elemento fondamentale per questa esperienza, tanto quanto lo è evitare le pretese e il comfort alla quale si è abituati quando si vive con la propria famiglia.

Ho scoperto una sensazione che non avevo mai provato prima, quella dell’indipendenza. Ci vuole equilibrio quando ci si deve autogestire, e quando riesci a trovarlo, finirai per stupirti di te stesso. Imporsi degli orari, delle regole e riuscire a trovare il tempo per se stesso: è questo quello che ho sperimentato per primo. Non mi sono mai lamentato in questi primi 3 mesi, ho deciso di vivere il mio erasmus nella miglior maniera possibile, con semplicità e il giusto spirito critico. Quest’ultimo aspetto è proprio alla base del sistema universitario spagnolo, che io personalmente ho trovato davvero stimolante. Le classi pratiche si alternano a quelle teoriche, e sono caratterizzate da lavori di gruppo e presentazioni. L'esposizione del proprio operato viene eseguita di fronte alla classe, il che permette allo studente tanto di prendere dimestichezza con la lingua quanto, personalmente, di trovare quel coraggio che a volte veniva represso dalla timidezza e dalla mancata abitudine per questa tipologia di lavori.

Devo ammettere, però, che la parte più bella dell’erasmus rimane comunque quella del divertimento. Le distrazioni in una nazione come la Spagna sono molte: le feste con gli amici, la voglia di viaggiare e visitare, il bisogno di sfruttare al massimo dei momenti che si ripetono una volta sola nella vita. La movida in Spagna è davvero tanta: a qualsiasi ora della notte Madrid è piena di persone che stanno in giro fino all'alba. A differenza di Genova i ragazzi in Spagna escono di casa molto più tardi, e le serate iniziano verso l’una di notte. Le discoteche sono sicuramente la parte più bella, c’è l’imbarazzo della scelta e sono enormi rispetto a quelle a cui siamo abituati a Genova.Ricordo una sera in particolare che siamo tornati a casa alle 10 del mattino, dopo essere stati in una delle discoteche più belle di Madrid e aver fatto festa per tutta la notte.

In conclusione, posso dire che l’erasmus è un’esperienza che sembra lontana dalla realtà, e probabilmente, se la si volesse vedere in maniera più realista, andrebbe preso come un privilegio”.

Gaia Uccheddu

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