Prendersi cura delle persone in ogni ambito: dalla sanità alla cultura, passando per scuola, lavoro e ambiente, ripartendo dai diritti troppo spesso calpestati.
Questi sono i pilastri della candidatura di Ilaria Gibelli, avvocata e attivista del Coordinamento Liguria Rainbow, impegnata con la Rete Lenford per la difesa delle famiglie arcobaleno e contro le discriminazioni di genere. Gibelli ha scelto di candidarsi alle prossime elezioni regionali, scendendo in campo nella lista civica del candidato presidente Andrea Orlando.
Questa, per Gibelli, è la prima esperienza in politica, e la decisione non è stata immediata: “Non era nei miei progetti - racconta - ma dopo la chiamata di Orlando mi sono presa qualche giorno per riflettere. Mi sono convinta ad accettare perché credo che la partita si giochi sui diritti, in tutti gli ambiti. Ho sentito una responsabilità verso le persone e le battaglie che portiamo avanti anche con il Coordinamento Liguria Rainbow. Quando si parla di diritti, come quello all’aborto, spesso ci si trova a interagire con persone di genere maschile; nelle questioni LGBTQIA+, sono spesso uomini etero, bianchi e cisgender a occuparsene. Ho deciso di raccogliere questa sfida e mettermi in gioco”.
Ancora: “Voglio mettere in luce quelle parti di popolazione che negli ultimi anni sono state tenute fuori dalla politica, perché se riusciamo ad abbattere il modello patriarcale di famiglia tradizionale (secondo la destra) e guardiamo alle persone, le politiche dovranno essere anche e soprattutto per tutti i tipi di famiglia ma anche e soprattutto per tutte le persone single, con o senza figlie e figli, che sono anch’esse fuori da ogni tutela”.
I diritti sono dunque al centro nella visione dell’avvocata che osserva prima di tutto come la comunità LGBTQIA+ sia stata profondamente ferita, anche da partiti come il PD: “Dopo l’approvazione della legge sulle unioni civili nel 2016, il PD si è arenato. Una mezza conquista che ancora una volta dimostra come le nostre istanze non siano mai al centro del dibattito politico. Manca uno schierarsi apertamente in favore dei diritti LGBTQIA+ o contro le discriminazioni, per esempio quelle legate alla violenza sulle donne. Ho pensato che candidarmi potesse essere un modo per cambiare le cose. La politica si fa nelle piazze, ma è ugualmente importante provare a cambiare il sistema dall’interno, affidando ogni settore a persone competenti”.
Consapevole delle difficoltà, Gibelli considera la sua candidatura una scommessa: “Non pretendo di rappresentare l'intera comunità, ma voglio ascoltarla, così come sto facendo con le persone che incontro. Ascoltare i loro bisogni e desideri è fondamentale”.
Al centro, dunque, ci devono essere le persone: “Voglio che i bisogni delle persone siano il fulcro di ogni decisione, dalla sanità alla cultura, dall'ambiente alla scuola e al lavoro. Sono troppi anni che le persone vengono usate come strumenti; è tempo di guardare ai loro bisogni reali, e adottare provvedimenti che le aiutino a vivere bene. Questo potrebbe persino portare a un ritorno della popolazione in Liguria”.
Un altro tema fondamentale per Gibelli è l'autodeterminazione: “Le persone devono essere libere di esprimersi, di essere ciò che sono. I giovani e le giovani devono poter vivere la loro vita indipendentemente dal genere o dall'orientamento sessuale. Servono leggi sul fine vita, e la Liguria deve diventare un esempio, liberando i cittadini e le cittadine dal controllo dello Stato sui loro corpi e sulle loro vite. Non è accettabile che gli sportelli Pro Vita negli ospedali vengano finanziati con soldi pubblici”.
Gibelli riconosce di non avere competenze su tutti i temi, ma è determinata a sostenere ogni provvedimento che favorisca il benessere delle persone.
Tema caldo negli ultimi giorni è quello della sanità che per l’attivista non deve più essere un privilegio per pochi: “I privati devono essere di supporto al pubblico, sopperire dove questo manca e quando il servizio erogato riguarda chi altrimenti non potrebbe curarsi, deve essere il pubblico a sostenerlo. Non si può morire perché non si hanno i soldi”.
Infine, Gibelli tocca il tema della disillusione politica: “Lo scollamento tra politica e cittadini è enorme. L'abbiamo visto all'ultimo Pride, con quarantamila persone in piazza, ma molte di queste non votano perché sfiduciate. Provo, nel mio piccolo, a offrire un'alternativa a questa disillusione. Sono una persona comune, vivo in mezzo alla gente, porto mia figlia a scuola, organizzo eventi. Penso di poter essere il megafono delle esigenze, anche di quelle del terzo settore, che è il motore economico e sociale del territorio”.
Sul terzo settore si gioca una partita delicata e per la candidata serve un maggiore coinvolgimento delle parti, in grado di creare presidi e offrire risposte concrete a livello di sicurezza, vivibilità ed economia.
Un tema che va di pari passo con quello della cultura e della socialità: “Trovare spazi sociali è diventato impossibile. Lo sgombero del Buridda, una realtà che ha sempre offerto stimoli alla società e luogo di fermento culturale, ne è la prova. Abbiamo solo i Giardini Luzzati, che nel corso dell’ultimo Pride sono minacciati di revoca della concessione per il sostegno alle iniziative legate ai diritti. Non possiamo vivere con un solo spazio per tutto”.
Una scommessa per una Liguria dei diritti che parte dalla semplicità, come testimonia la campagna scelta da Gibelli: “Sto facendo una campagna fuori dagli schemi istituzionali, per rompere questo scollamento tra politica e persone. Con me ci sono venticinque amici e amiche che hanno messo a disposizione il loro tempo in maniera volontaria. Il mio obiettivo è entrare nelle case delle persone in modo semplice, ascoltando, e facendo capire che la politica deve essere al servizio della gente. Perché, come dice il mio slogan ‘ne abbiamo pieni (i) diritti’”.