Prosegue oggi, e andrà avanti per tutti i venerdì successivi, ‘Alla scoperta dei Rolli’, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato a una delle caratteristiche principali della nostra città, che è valsa anni fa il riconoscimento Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Si tratta del sistema dei Palazzi dei Rolli: edifici che sono vere e proprie perle del centro storico e non solo. Vi accompagneremo dentro con i nostri racconti, ve li faremo scoprire con le fotografie, vi illustreremo aneddoti e curiosità. Sempre per amore di Genova e delle nostre eccellenze. Buon viaggio insieme a noi!
Proseguendo in questa passeggiata virtuale in via Balbi, percorrendola lungo il lato mare, si incontra il terzo palazzo della famiglia Balbi, oggi conosciuto con il nome Palazzo Francesco Maria Balbi Piovera.
Questo edificio ha attraversato la storia diventando nel tempo un emblema di innovazione, caratterizzato dal gusto dei suoi proprietari, che nei secoli si sono succeduti.
Costruito tra il 1656 e il 1674 per volere di Francesco Maria Balbi e progettato dall’architetto Pietro Antonio Corradi, già impegnato nel rinnovamento della dimora familiare ereditata da Giacomo e Pantaleo Balbi, l’edificio nacque inizialmente come casa da reddito, caratterizzata da una sobrietà funzionale e priva di decorazioni.
Dopo la morte di Francesco Maria nel 1705, la proprietà passò al nipote Costantino Balbi, che avviò un ambizioso cantiere di rinnovo e decorazione. L’intervento trasformò gli interni, configurando spazi più eleganti e allestendo una ricca collezione di dipinti nelle sale e nella piccola galleria dell’appartamento nobile. Tuttavia, con il passaggio dell’edificio a Marcello Luigi Durazzo nel 1824, gran parte della collezione fu alienata. Alcune opere di pregio, infatti, vennero trasmesse per via ereditaria al Palazzo degli Spinola in Piazza Pellicceria, oggi sede della Galleria Nazionale di Palazzo Spinola.
Successivamente, la nuova proprietà affidò a Nicolò Laverneda il compito di un rinnovamento complessivo. Laverneda, supportato dal pittore-scenografo Michele Canzio, dai plasticatori David Parodi e Giuseppe Gaggini e dal pittore Francesco Baratta, ridisegnò gli spazi interni, fondendo tradizione e innovazione.
Nel 1890 il palazzo passò brevemente ai Gropallo, per poi essere acquistato dall’imprenditore Edilio Raggio, che incaricò l’architetto Luigi Rovelli di una radicale trasformazione. In questo periodo l’edificio venne completamente riconfigurato: gli interni furono demoliti per realizzare appartamenti moderni, la facciata, recentemente restaurata, fu ridisegnata secondo i canoni neomanieristi e vennero creati un vasto atrio affacciato su un cortile retrostante e un imponente scalone monumentale. Quest’ultimo, sorretto da archi rampanti e volte a crociera, fu impreziosito intorno al 1893 da un ciclo di tempere murali dedicate ad allegorie risorgimentali, alla celebrazione della monarchia sabauda e dello stato unitario, realizzato da Cesare Viazzi. In una delle sale di rappresentanza, Luigi Gainotti, allievo di Nicolò Barabino, affrescò l’Allegoria della Liguria
A partire dagli anni Cinquanta del Novecento, il palazzo è stato dato in locazione all’Ateneo genovese, ospitando i Dipartimenti della Scuola di Scienze Umanistiche e la Biblioteca “Romeo Crippa”. Questa trasformazione ha permesso all’edificio di assumere un ruolo centrale nella vita culturale della città, dimostrando come il patrimonio storico possa essere reinterpretato e valorizzato in chiave moderna.