Al teatro Ivo Chiesa, davanti al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, le massime autorità cittadine e regionali hanno ricordato il ruolo svolto da Genova nella liberazione dell’Italia dal regime nazifascista. Una città che si è saputa liberare da sola, scacciando il nemico con le proprie forze, diventando esempio di Resistenza in Italia e in Europa.
“Il 25 Aprile è una data fondamentale per l’Italia, per Genova ancora di più per la nostra storia - ha detto il presidente Marco Bucci - il 25 Aprile 1945 la nostra città fu teatro degli ultimi scontri tra forze partigiane e truppe tedesche costrette alla resa, unico caso in Europa. A Genova un corpo di armata tedesco si arrese alle nostre formazioni partigiane. Fu un momento cruciale per la nostra città e l’intero Paese. Quella resa fu possibile anche grazie a grandi azioni. Il generale Meinhold firmò l’atto di resa davanti al Comitato di liberazione nazionale, e contravvenendo agli ordini ricevuti, rifiutò di distruggere la città e accettò tutte le condizioni imposte dal comitato. Genova si liberò da sola, accogliendo due giorni dopo le truppe alleate in una condizione di città quasi normale. Ancora una volta Genova fu protagonista della propria storia come tantissime altre volte nei secoli e come sono sicuro sarà ancora protagonista altre volte negli anni futuri. Noi ricordiamo e prendiamo omaggio ai protagonisti della liberazione dell’Italia, in particolare a coloro che qui a Genova resero possibile quella straordinaria insurrezione, definita anche dagli alleati un modello. Un successo pagato a caro prezzo, con decine e centinaia di morti e migliaia di feriti tra partigiani e civili. La Liberazione fu un momento di gioia e sollievo ma anche il frutto di un enorme sacrifico per chi lottò per la libertà e l‘indipendenza. Genova ebbe un ruolo decisivo nella storia della Resistenza, grazie al coraggio di donne e uomini che scelsero di rischiare tutto per difendere i valori in cui credevano, libertà, giustizia, antifascismo. Da loro dobbiamo continuare a comprendere il senso profondo della democrazia, che va coltivata e protetta ogni giorno Conquiste mai dimenticate ne messe in discussiine da alcuno. Viviamo un presente complesso, segnato da nuovi tensioni e tentativi di riscrivere la storia. Libertà e democrazia non sono mai scontate, la memoria è nostro scudo più forte, il nostro compito è unire, il 25 Aprile è un patrimonio condiviso e fondamento della nostra identità repubblicana, ed è il messaggio più forte che possiamo lanciare da Genova. Celebrazioni come quella di oggi ci aiutano a riflettere sul passato ma anche sul frutto che vogliamo costruire, tutti noi abbiamo la responsabilità di lasciare alle generazioni future un'Italia più libera, giusta e solidale, promuovere dialogo, rispetto reciproco, la partecipazione di tutti. Significa ogni giorno essere in grado di coltivare i valori della Costituzione affinché siano vivi, attuali e condivisi. Oggi da Genova riaffermiamo con forza l’impegno per libertà, democrazia e pace, con gratitudine verso chi ci ha donato questi valori anche a costo della vita, con grande determinazione e con fiducia nel furto. Viva Genova, viva l’Italia, viva il 25 Aprile”.
Anche il vicesindaco reggente, Pietro Piciocchi, ha ricordato il ruolo di Genova nei giorni della Liberazione: “Genova è l’unica città d’Europa che 80 anni fa si è liberata da sola, l’unica città il cui popolo seppe costringere alla resa le milizie nazifasciste con coraggio, abnegazione, in nome della libertà, della giustizia, della lotta alla tirannide, in nome della pace. Come ha lasciato scritto Paolo Emilio Taviani, accanto al Comitato di Liberazione era centrale una pleiade di comitati di comune, di delegazioni, di rione, di azienda: è la testimonianza concreta di come un’intera comunità, fatta di operai, studenti, donne e uomini di ogni estrazione sociale e formazione, ebbe il coraggio di alzare la testa, ribellarsi al giogo delle armi e della violenza, e liberare con orgoglio le proprie piazze, le proprie strade, le proprie case, dalle valli alla costa, salvando il proprio porto dal rischio concreto di essere annientato dalle milizie naziste. Per la prima volta nella storia di questa guerra un corpo d’esercito si è reso un popolo: fu l’annuncio che il 26 aprile 1945 Paolo Emilio Taviani diede in radio alla città”.
“Siamo orgogliosi della nostra storia, Signor Presidente, orgogliosi che da Genova sia germogliato il seme della nostra Costituzione - ha aggiunto il vicesindaco - con il contributo di persone straordinarie, come Teresa Mattei, detta Kiki, una delle 21 Madri Costituenti, ricordata con il fratello Gianfranco da una targa nel suo quartiere di San Fruttuoso, a pochi metri da Villa Luigone. La nostra Carta Costituzionale è nata anche dal sacrificio di tanti genovesi che qui ricordiamo. Solo nei giorni dell’insurrezione 300 furono i morti e 3.000 i feriti. Del loro estremo tributo oggi siamo grati, perché ci hanno lasciato in eredità la Repubblica, che ci unisce come cittadini nel nome della pace. Sì, quell’unità che può sconfiggere ogni nemico senza perdere il senso di umanità. Quell’umanità che seppe tenere viva anche nella lotta Aldo Gastaldi, detto Bisagno, nato a Granarolo, il primo partigiano d’Italia, che conservò sempre i valori del cattolicesimo, del rispetto delle persone, stilando un codice di regole morali che preservassero la vita e la dignità umana, anche in quei giorni cupi e tragici. In tante lettere ai propri familiari, in punto di morte per mano degli aguzzini nazifascisti, scritte dai partigiani genovesi, risuona potente il richiamo ad agire per quei figli e per quel futuro che sapevano bene non avrebbero mai potuto vedere, con un sentimento di consapevolezza e orgoglio di essere parte di un disegno più ampio in cui tutti possiamo e dobbiamo fare la differenza, insieme e uniti, come il Comitato di Liberazione Nazionale costituitosi a Genova il 27 luglio 1943, partecipato da tutti i partiti antifascisti che hanno saputo andare oltre le divisioni, facendo prevalere quello che li accomunava: il valore della libertà. E questa è una lezione sempre attuale, che ci scuote, ci interpella, chiama in causa la nostra comune responsabilità: che il 25 aprile sia giornata di unità nazionale e di coesione per la nostra città”.