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Attualità | 13 maggio 2025, 08:00

Da Genova all'Ucraina, la missione umanitaria dei Lions tra villaggi al fronte e città bombardate

Il viaggio di tre volontari per portare cibo, medicine e stufe per chi resiste alla guerra. Il racconto di Riccardo Repetto: “I Lions non stanno fermi. Dove c’è bisogno, ci sono”

Un percorso di circa seimila chilometri per portare cibo e medicinali nelle zone dell'Ucraina più colpite dal conflitto. Questa la missione umanitaria organizzata dai Lions del Distretto milanese 108 Ib4 e che ha visto partire dall'Italia Claudia Balduzzi, primo vice Governatore del Distretto 108 Ia2 e responsabile LCIF, e due soci del Lions Club Genova SampierdarenaDavide Minervini e Riccardo Repetto. Ed è proprio quest’ultimo a raccontare l’esperienza vissuta: partiti dall’Italia lo scorso 18 aprile, hanno fatto rientro in patria il 25 aprile, dopo aver recapitato aiuti essenziali alla popolazione colpita dal conflitto e verificare l'efficacia delle stufe donate grazie al contributo dei Lions finlandesi, raddoppiato dalla fondazione e sostenuto dai club italiani, un supporto vitale soprattutto nelle aree rurali dove l'accesso al gas è stato interrotto. 

Le tappe hanno toccato città come Odessa, Zaporizhzhia, Mykolaiv e alcuni villaggi agricoli situati a soli sei chilometri dal fronte russo-ucraino, luoghi che non conoscono tregua dagli attacchi e dai bombardamenti quotidiani. Il carico trasportato era vario, un mix di necessità primarie e piccoli gesti di normalità: dal cibo ai medicinali, passando per colombe pasquali, prodotti per l'igiene, cioccolato e giocattoli per i bambini.

L'Ucraina, ha raccontato Repetto, si è rivelata “un paese immenso e stupendo", dove però paesaggi e persone sono devastati: “l conflitto è ancora in corso e a Zaporizhzhia ci è capitato di dormire in un bunker per due notti consecutive a causa dell'allarme aereo. Proprio in una di quelle notti, hanno bombardato la città dove ci trovavamo. Dormire e alzarsi al suono delle sirene, scendendo nel bunker in piena notte riporta alla memoria i racconti dei nonni è qualcosa che bisogna provare per comprendere la sensazione che provoca, non è possibile raccontarla”.

Uno dei momenti più toccanti è stato visitare un quartiere di Zaporizhzhia colpito da poco. La scena dei vigili del fuoco ancora all'opera e della gente costretta a evacuare ha reso palpabile la drammaticità di quei momenti. Un'immagine in particolare si è impressa nella mente di Repetto: "un signore che con la mano destra portava pochi vestiti in un sacco e sulla sinistra trasportava il gatto di casa all’interno dì un trasportino". 

Nei villaggi a ridosso del fronte, hanno toccato con mano la concretezza del loro operato: proprio lì, dove il gas è un ricordo lontano, le stufe donate rappresentano un aiuto fondamentale per riscaldarsi e cucinare. Hanno inoltre stretto legami con realtà locali, inclusa la Chiesa cattolica, incontrando vescovi e sacerdoti a Zaporizhzhia e Odessa. Un incontro particolarmente significativo è stato quello con Padre Vitaly, un religioso cattolico che incarna il dramma e la resilienza del suo popolo, dividendo il suo servizio tra il fronte, come cappellano militare, e le operazioni umanitarie, indossando a volte la mimetica invece dei paramenti sacri.

L'accoglienza da parte della popolazione è stata calorosa, ma sotto un’apparente compostezza, si cela un sentimento ben più profondo e doloroso: tanta rassegnazione. “Siamo capitati in un quartiere che era stato bombardato la mattina stessa, un missile aveva colpito dei palazzi residenziali, non obiettivi militari. C'era ancora gente che rimuoveva i detriti e i vigili del fuoco al lavoro. Ho notato una compostezza durante l'evacuazione del palazzo che mi ha colpito. Ho commentato quanto fossero composti, e uno dei ragazzi veneti che era con noi, appartenente alla Comunità Papa Giovanni XXIII, mi ha detto che non era compostezza, ma rassegnazione. Mi ha spiegato che oggi toccava a loro, ieri a qualcun altro e domani a qualcun altro ancora. Questa è la mentalità. Nonostante tutto, però, è un popolo con una grande forza d'animo che giorno dopo giorno cerca di vivere al meglio, mantenendo una parvenza di normalità. Molti lavorano nei campi, perché l'Ucraina è un paese molto agricolo. Nelle grandi città come Zaporigia, che conta quasi un milione di abitanti, le attività commerciali sono aperte. I bambini e le bambine vanno a scuola, almeno per quello che ho visto io, a giorni alterni. Le lezioni si tengono nei bunker e le giornate sono alternate perché lo spazio è ridotto” spiega ancora.  Molti, i più fortunati, sono partiti, lasciando chi non può permettersi di andarsene.

Riccardo Repetto torna da questa missione con la consapevolezza di aver apportato "una goccia nell’oceano", ma con la ferma certezza che sia stato giusto esserci.  L'esperienza ha ribadito il senso profondo dell'essere un Lions: non solo dedicarsi ai service locali, ma essere pronti a "partire e ad andare in zone terremotate o di conflitto", realizzando concretamente il motto "dove c'è un bisogno, c'è un Lions".

Guardando al futuro, le iniziative non si fermano. È in fase di organizzazione un'altra raccolta alimentare, sempre in collaborazione con il distretto lombardo, cercando il supporto di grandi catene di distribuzione. L'obiettivo è una nuova raccolta tra giugno e luglio. Al momento, non ci sono canali diretti attivi per donazioni individuali non organizzate, ma si prevede di pubblicizzare prossimamente iniziative specifiche per chi volesse contribuire.

Chiara Orsetti

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