Un appuntamento all’insegna dei diritti. La candidata sindaca del centrosinistra, Silvia Salis, ha accolto in piazza Don Gallo Monica Cirinnà, ex senatrice del Partito Democratico, nota per la sua lotta in favore della legge che ora porta il suo nome e che ha istituito le unioni civili per coppie omosessuali ed eterosessuali.
“Questa città deve tornare a parlare dei diritti - ha detto Salis all’evento dal titolo ‘Diritti in Comune: il futuro delle persone Lgbtqia+’ - nel nostro programma se ne parla, ci sarà un ufficio dedicato e ci sarà soprattutto la libertà di poter tornare a parlare di diritti con una narrazione che sia giusta, obiettiva, che sia equilibrata per quello che deve essere una città nel 2025”.
Sul ritorno del patrocinio al Pride, Salis non ha dubbi: “Mi auguro che me lo chiedano, perché ovviamente lo daremo ma penso che non sia neanche un tema, credo che sia grottesco quello che è successo nel 2018”.
Così come non ne ha in merito al riconoscimento dei figli di coppie omogenitoriali, la cui registrazione all’anagrafe è soggetta al benestare del sindaco: “Credo che la politica debba smettere di fare propaganda sulla pelle dei bambini, che sia una cosa vergognosa quella che è avvenuta in questi anni perché penso che in uno Stato laico si debba prima rispettare il diritto dei bambini e, quindi, uniformarsi a quella che è stata la sentenza”.
Monica Cirinnà da piazza Don Gallo ha parlato di “un’idea di speranza perché questa città ce la riprenderemo”.
“La comunità Lgbtqia+ sa che per esistere deve resistere, siamo tornati agli anni della Resistenza - ha aggiunto, per poi riferirsi al tema dei diritti inserito nel programma del centrosinistra genovese - un capitolo che è stato scritto in un momento di comunione assoluta con la comunità del posto, non la si appiccica come un francobollo, ma si lavora tutti insieme. Anche questo è un motivo per votare Salis ed è il motivo per cui sono qui oggi e non ci sono stata in precedenza. Bisogna riprendere dal basso, riprenderci le città. L’oscurantismo cerca di coprire tutto, è il governo di Dio, patria e famiglia, è il governo che dice l’utero è tuo ma anche un po’ mio e quindi ti mette gli obiettori al servizio 194, mette i pro vita nei consultori e quindi devi prima passare per costoro. È il governo che dice che ci sono già le unioni civili e quindi nulla si farà sui temi in materia di matrimoni egualitari. Riprendiamoci le città e ripartiamo dalle città. C’è bisogno di resistere e di esistere come persone e come comunità. C’è bisogno di molta attenzione per le persone ‘T’ che sono le ultime dentro il movimento. Bisogna avere coraggio per avere coraggio”.