Ci sono momenti in cui la parola “retrocessione” non basta a spiegare veramente come stanno andando le cose. Scivolare giù dalla Serie A alla B è già uno schiaffo, ma la discesa verso la Serie C è un crollo strutturale. Più che sportivo, esistenziale. Economico, prima di tutto.
Marco Bellinazzo, giornalista del Sole 24 Ore, voce di Radio 24 e tra i massimi esperti di finanza calcistica in Italia, lo dice senza giri di parole ai nostri microfoni: “È un dramma. La doppia retrocessione rischia di mandare i conti sottosopra”.
“I costi sono molto al di sopra dei ricavi già in B, in C non ne parliamo proprio - spiega Bellinazzo - la perdita media dei club di Serie C è sui 2-3 milioni di euro, significa che per un club come la Sampdoria serve un fabbisogno potenziale tra i 5 e i 6 milioni. In questo momento si va incontro a una situazione molto delicata anche per il futuro del club. L’alleanza tra Manfredi e i suoi partner di Singapore è messa alla prova di uno sforzo finanziario notevole, con la prospettiva di dover effettuare investimenti importanti perché risalire dalla Serie C alla Serie A costa, ad essere prudenti, una ventina di milioni. Questo pone degli interrogativi”.
Il tonfo della Sampdoria arriva in un tempo malato, un’era in cui il calcio italiano ha smesso da tempo di essere materia per imprenditori locali e presidenti-mecenati. “Negli ultimi 15-20 anni abbiamo assistito a un ritiro dell’imprenditoria italiana - spiega Bellinazzo - mentre entravano fondi americani o capitali arabi. Il Genoa è stato sfortunato, aveva scelto un fondo che poi è collassato finanziariamente. Ha poi avuto la fortuna di trovare Dan Șucu e una cordata che ha sfruttato un’opportunità di prendere il club a una quarantina di milioni. Nel caso della Sampdoria, non mi meraviglierebbe se, con la discesa in C, ci fosse l’interesse di qualche fondo perché il club sarebbe rilevabile a pochissimo. Ha un valore calcistico di rilievo internazionale e potrebbe essere appetibile”.
Una prospettiva che si scontra con la realtà attuale. L’alleanza tra Matteo Manfredi e i soci di Singapore è chiamata a uno sforzo finanziario massiccio. E non è chiaro se ci sia la volontà – e la capacità – di reggere l’urto: “Uno shock finanziario e sportivo come la Serie C mette a serio rischio la continuità, cambiano i fattori economici, le aspettative di perdite per tornare in Serie A sono importanti e bisogna capire se alla prova dei fatti ci sarà la possibilità di sostenere questo percorso”.
Servirebbe lucidità. Un progetto tecnico credibile. E conoscenza profonda del calcio italiano. Serve gente che conosca i campi della C, che sappia scegliere chi può lottare e vincere. Servono idee, più che denaro.
“Credo che non si possa che passare da una scelta seria del management a livello aziendale che possa costruire un progetto serio di finanza a medio e lungo termine - dice Bellinazzo - l’ideale sarebbe costruire un assetto tecnico capace di vincere la C, ha una serie di sue logiche come dimostrano tanti casi. Non si vince semplicemente spendendo. Bisogna saper costruire bene e vincere. Occorrerebbe grande conoscenza del calcio italiano e forse questo è il limite dei fondi, perché quando arrivano ci mettono un po’ a entrare nel meccanismo. Bisognerebbe avere un’idea chiara per affidare il progetto tecnico. Altrimenti è complicato far fronte all’emergenza quotidiana. Si deve sapere che la risalita costerà 20-25 milioni, con la prospettiva, per un club come la Sampdoria, di poter accedere a bonus come i diritti tv che sono una quarantina di milioni”.
Il modello Aurelio De Laurentiis, capace di rilevare il Napoli in Serie C e di portarlo ai vertici del calcio nazionale, è una possibile fonte di ispirazione?
“Non è impossibile da replicare - risponde Bellinazzo - si affidò a un direttore sportivo come Pierpaolo Marino, a cui io guarderei perché in questo momento è libero, che ebbe la capacità di prendere giocatori di categoria e giovani costruendo un Napoli che al primo anno fallì il ritorno in B, ma poi arrivò in Serie A con giocatori forti e stipendi bassi agganciando il treno europeo. Con un monte ingaggi basso e con l’Europa, fece sette bilanci in utile. È replicabile con l’idea di avere questo tipo di prospettiva, quella risalita costò una ventina di milioni, soldi che poi De Laurentiis ha recuperato pagando anche le banche che l’avevano sostenuto in questo percorso. Occorre la capacità di mettere uomini giusti al posto giusto”.
Ecco la sfida. Il tempo dei sogni è finito. La Sampdoria, oggi, è nuda. Ma anche le macerie possono essere fondamenta. Serve visione e serve competenza, grandi assenti dalle parti di Bogliasco. E serve qualcuno che voglia davvero sporcarsi le mani affondandole in una categoria mai affrontata prima e che premia il più bravo, non il più ricco e nemmeno il più fortunato. Perché risalire non è impossibile, ma da qui in poi, nulla sarà semplice.