Le lancette scorrono da tempo. E dopo le inaugurazioni con il governo, i tagli di nastro, Genova aspetta ancora il completamento dell'area attorno al Memoriale in ricordo delle vittime del ponte Morandi di Genova.
Sette anni dopo il crollo, che portò con sé 43 vittime, lo scorso dicembre era stato inaugurato il Memoriale. O, meglio, la prima parte del progetto dell'architetto Stefano Boeri.
"Memoriale 14.8.2018", luogo di rispetto e memoria del 14 agosto 2018: questo il nome che contiene anche l'obiettivo del luogo, opera sorta nel perimetro che fu lo stesso della ex pila 9 del viadotto Polcevera, da dove partì il crollo. Un hangar che all'interno ospita un percorso espositivo, lavoro di memoria collettiva, dedicato alle scuole, ai visitatori, per ripercorrere tutte le fasi della tragedia del 14 agosto di 7 anni fa, e quei 'mai più' pronunciati infinite volte dal 2018 ad oggi.
Ma attorno a quel luogo, langue il progetto del 'sotto-ponte'. Che doveva iniziare con il Memoriale, ma non concludersi lì. Ora, per il 2025, il comitato in Ricordo delle vittime si aspetta un passo in più per il completamento, perché l'opera non resti una 'cattedrale nel deserto', come spiega la portavoce Egle Possetti, ma diventi area simbolo, di rispetto e ricordo ma anche un "luogo della città", come da progetto. Che attende però di essere portato a completezza.
“Il memoriale di Genova - dice Possetti - è stato inaugurato a dicembre 2024, dopo anni di lavoro e di attesa, l’area è ancora in fase di completamento e questo crea notevoli problemi all’utenza ma dopo un enorme lavoro effettuato non possiamo permettere che diventi una cattedrale nel deserto, che diventi un luogo di sopita memoria, che diventi una vergogna”.
Al centro sono finiti i problemi di gestione dell'area: “Comprendiamo bene che i problemi di una città come Genova siano tanti ma ricordiamo a tutti che purtroppo anche a causa della nostra terribile tragedia sono piovuti sulla città molti fondi, enormi fondi e non possiamo pensare che su questa opera si siano fatti o si debbano fare risparmi”.
Rimasti in silenzio nei mesi della campagna elettorale i membri del comitato hanno scritto alla neo sindaca di Genova, Silvia Salis. “Vorremmo un incontro - sottolineano - per spiegare tutto quanto necessario affinché questo diventi un luogo della città con dignità e rispetto, perché chi lo ha progettato aveva una visione che abbiamo sposato che può dare un pò di ristoro al dolore e che può dare la giusta memoria di una tragedia vergognosa. Al momento questo non sta avvenendo”.
E la struttura stessa, a sei mesi dalla sua apertura, mostra già le prime criticità: “Il luogo - dicono dal Comitato - necessita di curatela, solo una persona dedicata può promuovere la struttura con le scuole con i turisti e con la città stessa, il lavoro da fare è importante ed assorbirà molte energie, ed è doveroso. La serra bio-climatica è in grandissima difficoltà, ci sono problemi agli impianti, alle piante che sono in evidente declino. Il percorso espositivo ha problemi nei materiali utilizzati per le vetrate e mancano ancora materiali previsti”.
Problemi che, se non gestiti, rischiano di diventare senza uscita.
“Ringraziamo la precedente amministrazione e gli uffici per il grande lavoro svolto sino ad ora, avremmo sperato che tutto fosse funzionante perfettamente, ma questo non è avvenuto. Per noi è stato molto faticoso seguire l’iter costruttivo, con i cambi di programma avuti in corso d’opera, abbiamo sempre dovuto essere vigili, attenti, infatti nulla arriva senza sforzo in questa nostra terribile vicenda”, aggiunge Possetti.
“Adesso - conclude - chiediamo alla nuova amministrazione uno scatto finale perché quanto costruito non vada sprecato e perché questo luogo diventi un’opera di cui andare fieri, non possiamo permetterci di arrenderci per le nostre famiglie, per noi, per il quartiere, per la città e per i fondi pubblici qui investiti”.