Torna a colpire nel segno il duo artistico formato da Luca Santese e Marco P. Valli, membri del collettivo Cesura, che dopo aver sferzato il panorama italiano con il progetto satirico Realpolitik, inaugurano in anteprima assoluta a Palazzo Grillo la mostra Texas Trigger, visitabile fino al 28 settembre 2025. Se con il lavoro precedente l'obiettivo era puntato sul flusso mediatico e la rappresentazione del potere in Italia, qui lo sguardo si sposta su un territorio fisico e simbolico: il Texas, specchio delle tensioni che attraversano l'America contemporanea.
L'esposizione, che traduce per la prima volta in forma di mostra l'omonimo libro fotografico, è il risultato di un viaggio di oltre ottomila chilometri che i due fotografi hanno compiuto tra maggio e giugno 2024, in piena campagna presidenziale.
Una scelta, quella del Texas, non casuale: si tratta infatti dello stato simbolo dove convivono tradizione e modernità, dove le disuguaglianze sociali sono esasperate da una crescita economica esponenziale, dove le armi sono oggetto di culto e dove il dibattito su immigrazione e battaglie per i diritti civili acquistano un valore ancora più profondo.
Come spiegano Santese e Valli, lo Stato, oltre a rappresentare “un certo tipo di America, anche un po’ meno conosciuta, la cosiddetta ‘deep America’ che si conosce forse solo per i western” è un territorio in profondo cambiamento che vive di un equilibrio precario.
Il cuore del progetto, come suggerisce il titolo, risiede nel concetto di "trigger": il grilletto di un'arma, ma anche lo scatto fotografico. Ogni immagine è concepita come un innesco, un attivatore di pensiero che non si limita a raccontare, ma interroga lo spettatore. Questo meccanismo narrativo definisce sia il libro che l'allestimento della mostra. Le settantuno stampe c-print sono organizzate in una sequenza che, pur seguendo a grandi linee la cronologia del viaggio, è studiata per creare una tensione dialettica.
“Il libro è costruito esattamente in ordine cronologico - spiegano gli autori - e da un capitolo all’altro scattano i trigger di scontro tra un mondo e un altro, che ti portano a comprendere magari delle similitudini che in superficie non noti, delle contraddizioni che magari non sono evidenti”. L’obiettivo rimane coerente con la ricerca del collettivo Cesusa: smuovere la critica lavorando sul linguaggio fotografico.
Il fil rouge che permea l’esposizione si articola su tre eventi politici chiave: il raduno annuale della NRA a Dallas, la Convention de Repubblicani a San Antonio e quella dei Democratici a El Paso.
Ogni immagine vuole “smuovere uno sguardo critico” e il passaggio da una foto all’altra, la scelta delle contrapposizioni, genera uno scontro tra mondi che appaiono inconciliabili che scatenano contraddizioni e similitudini.

Un esempio folgorante è l'accostamento tra le immagini della campagna anti-aborto e i ritratti delle drag queen di El Paso. Come sottolineano Santese e Valli, queste ultime non sono solo artiste, ma vere e proprie attiviste politiche in un contesto di altissima tensione. “Se sei una drag queen a New York è molto differente che esserlo ad Austin”, spiegano, evidenziando come la radicalità dello scontro politico texano costringa ogni gesto a diventare una dichiarazione d’intenti.
“Le drag di Austin sono state fotografate nel contesto della Convention dei Democratici. In Texas la tensione è altissima e sono viste come attiviste politiche. Abbiamo esposto il ritratto di Brigitte Bandit, attivista per i diritti LGBTQIA+, una figura radicale”.
Non dunque una semplice documentazione ma una ‘allucinazione visiva’. Partiti con l'idea di confrontarsi con un'iconografia ben nota, plasmata da decenni di cinema e cultura pop, Santese e Valli hanno scoperto una realtà che superava ogni stereotipo. “Pensavamo di andare in Texas con l'idea di mostrare la realtà di questo pregiudizio”, raccontano. “E di fatto, quello che abbiamo trovato invece è molto di più. Tu percepisci un'esagerazione magari nella rappresentazione, e invece è una rappresentazione corretta, se non anche mitigata rispetto a quello che poi abbiamo trovato”.
La caricatura del texano che Matt Groening ha proposto per decenni nei ‘Simpson’, un uomo col cappello da cowboy che spara all’impazzata, si è rivelata drammaticamente aderente alla realtà.
“Ne abbiamo incontrati parecchi di uomini texani dei Simpson, identici”, confermano. Un’esperienza sconvolgente che dimostra, come ribadiscono Santesi e Valli, la straordinria capacità del cinema di penetrare le culture, una sorta di ‘colonizzazione culturale’ che torna a rappresentare esattamente ciò che ha generato.
Questo viaggio immersivo ha avuto momenti di forte impatto emotivo, come l'incontro nel deserto con Fernando e Maria, madre e figlio migranti bloccati al confine con il Messico, assetati e impossibilitati ad attraversare il Rio Grande. È una storia senza lieto fine, simbolo del dramma di tanti.
Se in Realpolitik la cifra stilistica era quella dello straniamento, quasi un richiamo alle avanguardie del Novecento nel "mettere alla berlina" il potere, in Texas Trigger il linguaggio si fa più diretto, pur mantenendo una forte valenza critica.

L'opera non pretende di restituire una verità oggettiva, ma offre la testimonianza di uno sguardo – quello degli autori – che si è confrontato con una realtà complessa e ne è uscito trasformato.
Cosa resta, dunque, al visitatore? L'invito a compiere lo stesso viaggio, a confrontarsi con “un'America contemporanea, legata a un certo immaginario che ben conosciamo, ma anche con dei tratti di contemporaneità magari meno conosciuti”. Un'America che, nelle parole degli autori, potrebbe rappresentare “l'inizio della fine dell'Occidente”. Un impero di contraddizioni, la cui crisi si manifesta in estremismi e tensioni che queste fotografie catturano con lucidità e potenza.
L'operazione di Santese e Valli ricorda, per certi versi, il lavoro di altri grandi interpreti della società americana, come Robert Frank con The Americans, che seppero cogliere le crepe sotto la superficie patinata del sogno a stelle e strisce. Con Texas Trigger, il duo ci consegna un ritratto spietato e necessario del nostro tempo, dimostrando ancora una volta come la fotografia documentaristica possa essere uno dei più efficaci strumenti per pensare il presente.
La mostra Texas Trigger è a ingresso libero e gratuito presso PRIMO PIANO di Palazzo Grillo, in vico alla Chiesa delle Vigne 18R a Genova, fino al 28 settembre 2025. Orari: giovedì-venerdì 16-20; sabato-domenica 14-20.
















