Nel cuore di Carignano, più precisamente in via Ilva, da oltre ottant’anni c’è un’attività che - ci perdoneranno il gioco di parole - illumina il quartiere e non solo.
Si tratta di Negri Elettricità, un luogo in cui si intrecciano storie di lavoro, famiglia e memoria grazie a questa bottega che intreccia ben tre generazioni.
Tutto inizia nel 1939, quando Paolo Negri, giovane elettricista, decide di aprire la sua bottega. Un piccolo spazio artigiano, pochi attrezzi e tanta determinazione: lì, tra scaffali improvvisati, ferro e segatura, prende forma un mestiere che diventerà, nel tempo, un vero e proprio affare di famiglia. Negri non si limita a lavorare: insegna. Attorno a lui si formano garzoni e ragazzi in cerca di futuro, ai quali trasmette pazienza, disciplina e conoscenza.
Poi la guerra. Le bombe colpiscono il palazzo, cancellano oggetti, documenti, ricordi senza intaccare la volontà del fondatore, che ricomincia da capo, trasformando la perdita in tenacia. La sua bravura lo porta a lavorare per il Teatro Carlo Felice e per importanti aziende della città. La sua firma, discreta, si incontra in impianti e strutture che ancora oggi continuano a svolgere il loro servizio.
Negli anni Sessanta, accanto a Paolo arriva la figlia Elda, che guida l’attività per quasi mezzo secolo. È lei ad ampliare la bottega, a trasformarla anche in negozio di vendita, senza mai abbandonare l’anima artigiana. Tra i cassetti ordinati e i cataloghi di lampadine, il banco diventa luogo di incontro, consiglio, scambio con la clientela del quartiere.
Oggi a portare avanti questa eredità è Teresa Spataro, nipote di Paolo e figlia di Elda. La sua voce racconta con semplicità la responsabilità e la fierezza di un mestiere che è molto più di un lavoro: “Nonno Paolo ha insegnato il mestiere a tanti, giusto stamattina mia mamma ricordava i nomi dei ragazzi che sono passati di qua. Dopo l’alluvione del Polesine, tanti giovani arrivavano a Genova per cercare lavoro. Nonno ne aveva assunti due”.
Quella bottega, che ha visto passare generazioni di elettricisti e clienti, oggi custodisce non solo fili e interruttori, ma anche la memoria viva di una comunità. Teresa continua: “La speranza è quella di proseguire. Ce la mettiamo tutta e cerchiamo di andare avanti. Vogliamo farlo ancora per tanti, tanti anni”.














