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La musica che ci gira intorno | 11 ottobre 2025, 08:00

La musica che ci gira intorno - Safari Garage, il power trio genovese che canta la città che uccide e fa rinascere


Dal primo EP registrato con Manu Fusaroli al nuovo disco “Genova mi uccidi”, passando per anni di concerti, chilometri di strada e una musica che racconta la vita di tutti i giorni

‘La musica che ci gira intorno’ è il format de ‘La Voce di Genova’ dedicato alla scoperta e alla valorizzazione della scena musicale ligure, con un focus su artisti locali, eventi, nuovi talenti e le tradizioni sonore della nostra regione. Ogni settimana la musica sarà protagonista, in ogni sua forma e da ogni punto di vista. Qui troverai interviste agli artisti, le nuove uscite discografiche, gli appuntamenti per vedere concerti ed esibizioni live e spazio a chi, con la musica, ci lavora: dai produttori ai fonici, dai musicisti ai gestori di locali, teatri e spazi dove è possibile far sentire la propria voce.

Cinquemila chilometri di tour, decine di concerti tra locali e festival, e una costante: l’indipendenza. I Safari Garage, trio genovese nato tra il 2017 e il 2018, hanno costruito passo dopo passo un percorso solido, sincero e viscerale, che oggi li porta a essere una delle realtà più interessanti del rock alternativo ligure. La loro storia inizia quasi per caso, tra una sala prove e una manciata di pezzi nati senza troppe pretese.

All’inizio eravamo io e Daniele, il batterista, poi si è aggiunto Sergio dopo pochi mesi - spiega Davide -. Avevamo un paio di pezzi e abbiamo deciso di registrarli. Siamo andati a Ferrara, nello studio di Manu Fusaroli, che avevamo contattato su Facebook. Gli abbiamo fatto ascoltare qualche registrazione, ci ha risposto entusiasta e in una settimana abbiamo registrato il nostro primo EP, La Gente Non Sta Bene. Da lì è partito tutto”.

L’EP, uscito nel 2018, è il manifesto della loro identità: un rock diretto, ruvido, carico di ironia e malinconia. Seguono due anni di concerti in giro per l’Italia, più di trenta date che li portano a condividere il palco con nomi come Omar Pedrini, Edda, Giorgieness, Lombroso, Bengala Fire, Ambramarie e Cara Calma. Poi arriva la pandemia, che ferma tutto ma non la loro voglia di suonare.

Tra il 2019 e il 2021 - ricordano - abbiamo pubblicato diversi singoli, tra cui Spettri e Rivoluzione, che hanno anticipato il nostro primo album Le Cose che Avrei Voluto. Lo abbiamo registrato con Mattia Cominotto al Greenfog Studio di Genova e presentato in città: un evento che abbiamo organizzato interamente da soli, dalla location ai biglietti. È andata bene, e per noi è stata una conferma: il pubblico c’è, quando percepisce la sincerità di quello che fai”.

Dopo l’uscita di Le Cose che Avrei Voluto, la band si chiude di nuovo in studio. È il 2023 quando tornano al Greenfog per registrare il nuovo album, ancora una volta prodotto da Mattia Cominotto, che “è riuscito a catturare la nostra attitudine live e l’anima garage che ci rappresenta”.

Nel frattempo arrivano i primi singoli: Canzoni di Me*da, Non so mai che dire e Qualcuno mi ascolti, uscita il 25 settembre 2024 in occasione del ventesimo anniversario della morte di Federico Aldrovandi. Tre brani che anticipano il nuovo lavoro, atteso tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026, dal titolo emblematico: Genova mi uccidi.

Abbiamo già l’album pronto – spiegano – e stiamo suonando in giro per promuoverlo. Il titolo dice molto: Genova è una città che ti ispira, ma allo stesso tempo ti spegne. Ti mette alla prova ogni giorno. È una dichiarazione d’amore e odio allo stesso tempo”.

Parlando di Genova, la conversazione scivola inevitabilmente sul tema della musica dal vivo. Cosa significa suonare oggi in una città dove gli spazi per i concerti sembrano sempre di meno?

È una situazione difficile, ma non solo qui - riflettono -. Se chiedi a band di altre città ti dicono lo stesso: ci sono poche opportunità. Il Covid ha dato una mazzata a tanti club, molti hanno chiuso e le possibilità si sono ridotte. Però noi che conosciamo bene Genova, e abbiamo girato anche altrove, notiamo che in città come Torino c’è più fermento, soprattutto per i generi alternativi. Lì si respira un’energia diversa, la gente viene davvero ad ascoltare. Ma c’è ancora chi resiste, e questa è la cosa più importante”.

Proprio a Genova, al Teatro Modena di Sampiardarena, i Safari Garage hanno partecipato di recente al Genova Urban Music Maraton, un contest musicale organizzato da Alhua Eventi, vincendo un premio che non si aspettavano. “È la prima volta che vinciamo qualcosa - raccontano sorridendo -. In passato avevamo partecipato a concorsi, come quello del Primo Maggio al vecchio teatro Altrove, arrivando in finale ma senza mai vincere. Di solito non ci piace molto l’idea dei contest, ma questo era diverso: una location bellissima, organizzazione seria, e soprattutto nessuna tassa di iscrizione. Anzi, ci hanno persino pagati per suonare, e questa è una cosa più unica che rara. È stata un’esperienza positiva, e abbiamo deciso di viverla per quello che era: un modo per farci ascoltare in un contesto curato e rispettoso”.

Sampiardarena, quartiere di provenienza di Davide, voce e chitarra del gruppo, è uno dei luoghi simbolo di questa band. “Oltre al Teatro Modena - racconta - ci sono spazi come il Crazy Bull o il nuovo Zapata, che si è spostato vicino a piazza Tre Ponti. Sono realtà che esistono ma sono poco sfruttate, poco valorizzate. Tutto gravita sempre intorno al centro, ma anche qui c’è vita, c’è voglia di fare”.

Nei titoli dei loro brani, Come ca**o fai, Canzoni di Me*da, Le Cose che Avrei Voluto, si ritrova quella vena ironica e rabbiosa che è diventata la cifra dei Safari Garage. Canzoni che parlano di vita quotidiana, di disillusione e resistenza, di piccole verità.

Non c’è una formula per scrivere una canzone - spiega Davide -. L’ispirazione arriva da un momento, da un’esperienza, da una frase. Sicuramente le esperienze personali e le cose che vorremmo vivere sono l’ingrediente principale della nostra scrittura. Non vogliamo costruire personaggi o messaggi a tavolino: vogliamo raccontare quello che viviamo”.

La chiacchierata si chiude con un riferimento a una delle band più amate dal trio, gli Zen Circus, che avevano suonato proprio al Modena qualche anno fa. “Per noi sono una delle migliori band italiane - dicono -. Stanno invecchiando bene, come il vino. Speriamo di riuscire a fare lo stesso anche noi”.


 

Isabella Rizzitano e Chiara Orsetti

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