Mohammad Hannoun, l'architetto giordano arrestato a Genova nell'ambito dell'operazione Domino perché accusato di finanziare Hamas "è stato molto lucido e preciso nel ricostruire tutti i passaggi dei finanziamenti e da domani cominceremo a studiarli. Ha sempre operato in maniera tracciabile e sempre con associazioni registrate, molte delle quali anche in Israele".
È durato un paio d'ore il colloquio tra i difensori di Hannoun Emanuele Tambuscio e Fabio Sommovigo nel carcere di Marassi, dove Hannoun è detenuto da 48 ore. Domani, giorno in cui si terrà l'interrogatorio di garanzia, Hannoun "chiarirà alcuni passaggi con la gip attraverso una dichiarazione spontanea ma su nostro consiglio - hanno detto gli avvocati - non si sottoporrà a interrogatorio anche perché ancora non abbiamo ricevuto tutti gli atti depositati".
Hannoun ha anche parlato con i suoi legali dell'accusa mossa contro di lui dagli inquirenti ovvero che stesse fuggendo in Turchia. "Hannoun in Turchia va costantemente per le attività di beneficienza e ci ha precisato che dal 7 ottobre 2023 non aveva più possibilità di operare dall'Italia".
Per gli avvocati, in vista del Riesame, un nodo da sciogliere è la natura e l'utilizzabilità dei documenti forniti da Israele e utilizzati dai pm genovesi per dire che le associazioni destinatarie dei finanziamenti sono in realtà in mano ad Hamas.
Si tratta di materiale sequestrato o formato "sul campo di battaglia - spiegano i legali - e non sappiamo con quali modalità e quali garanzie procedurali o processuali da cui vengono ricavate una serie di informative che per noi sono atti di indagine da parte di una polizia estera e non di un'autorità giudiziaria, la cui natura sarà oggetto di studio nelle prossime settimane".
Intanto, circa 200 persone hanno preso parte oggi pomeriggio al presidio davanti al carcere di Marassi in solidarietà con il leader dei palestinesi in Italia Mohammad Hannoun. Tra i partecipanti esponenti di movimenti pro Pal, Genova Antifascista, Usb, Si Cobas, Osa Cambiare Rotta, Udal e Potere al Popolo. Presenti anche alcuni familiari di Hannoun tra cui il figlio Mahmoud, anche lui indagato, che ha parlato a megafono: "Oggi - ha detto - è solo la prima tappa di quello che faremo, delle manifestazioni, dei cortei, di tutte le attività che svolgeremo finché mio padre non uscirà da questo carcere. Io continuerò a lottare finché la Palestina non sarà libera dallo stato genocida di Israele e finché mio padre non uscirà da questo carcere dove è ingiustamente incarcerato".
"Quello che posso dirvi - continua - è che, senza molto stupore, le accuse sono fatte da Israele. Quindi parlo del 'fidati di me, sono lo Stato di Israele'. Se volete chiamarlo Stato, lo Stato è legittimo, per essere più corretti. Ripeto il mio ringraziamento. Oggi siamo a Genova ma continueremo a Milano, Roma e in varie città. A tutte le realtà presenti dico cortesemente che qua non è questione di destra, sinistra o centro, è una questione di umanità e di giustizia. Perché questa cosa qua può succedere a quello di sinistra e a quello di destra". "Non c'è nessuna persona di cui potete fidarvi oggi. Quindi l'unica cosa di cui ci possiamo fidare è l'umanità delle persone. Ci vediamo nella prossima manifestazione con me personalmente. Ringrazio ancora e tanto rimango qua. Grazie mille", ha concluso.Durante il presidio, che si è svolto pacificamente, sono stati scanditi cori contro Israele e il governo italiano. Uno striscione recita "Israele ordina e l'Italia esegue". Bersaglio anche la presidente del consiglio Giorgia Meloni con un coro "Meloni fascista, sei tu la terrorista".














