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Politica | 06 aprile 2019, 17:31

Raffaella Paita dopo l’assoluzione: “Non porto rancori, ma forse qualcuno dovrebbe chiedermi scusa”

La deputata del Pd prosciolta anche in secondo grado dall’accusa di omicidio colposo e disastro per l’alluvione del 2014: “Chissà come sarebbe finita in Liguria. La politica sul territorio mi manca”

Raffaella Paita dopo l’assoluzione: “Non porto rancori, ma forse qualcuno dovrebbe chiedermi scusa”

“Mi sono goduta la giornata più leggera della mia vita”. La mattina dopo il verdetto della Corte d’Appello di Genova, che l’ha assolta dall’accusa di omicidio colposo e disastro, nell’ambito del processo per l’alluvione del 2014, per Raffaella Paita ha ancora più oro in bocca. Perché soltanto ora, dopo cinque anni di calvario, non ci sono veramente più pensieri. E tutto, ma proprio tutto, può dirsi finito.

Un bel calcione all’incubo, ed ecco che una donna forte, determinata e coraggiosa può riprendersi la sua vita, la sua dignità, la sua credibilità.

Lo certifica una sentenza di secondo grado, dopo che ‘Lella’ era stata assolta anche nel primo processo. Secondo i giudici, non era compito dell’allora assessore regionale alla Protezione Civile diramare l’allerta, semmai lo avrebbe dovuto fare chi svolgeva un ruolo tecnico (nell’esondazione del Bisagno del 2014, giusto ricordarlo, morì l’ex infermiere genovese Antonio Campanella, travolto dalla piena del torrente nella zona di Borgo Incrociati).

Martedì mattina, a sentire per la seconda volta questo verdetto, Raffaella Paita si è commossa e in quel momento, nell’abbraccio mai così carico di significati con il suo avvocato Andrea Corradino, ha capito che una delle pagine più dolorose della sua vita, pubblica ma anche privata, si chiudeva per sempre. Non senza, però, lasciare ferite aperte e strascichi morali che solamente il tempo, molto più ampio pure di quello della giustizia, forse potrà risolvere.

“Mio marito è venuto a prendermi, siamo stati un po’ insieme. Poi, però, sono dovuta tornare subito a lavorare, perché in aula a Roma c’era la votazione su disegno di legge Codice Rosso incentrato sulla violenza di genere. Un provvedimento al quale tengo moltissimo, come donna ma anche come politica”. La Paita è tutta qui: passa dalla gioia all’impegno, senza mai fermarsi un momento. L’inchiesta non l’ha fiaccata, semmai l’ha resa più forte.

 

Come si ci sente, ad ascoltare la parola ‘assolta’?

“È stato un momento bellissimo. È difficile anche da raccontare. Finalmente è tutto finito: dopo l’assoluzione di primo grado, è arrivata anche quella in secondo. Si è chiusa una pagina molto dolorosa della mia vita. I fatti furono molto gravi e già questo è difficile dimenticarlo. In più, questa inchiesta che arrivò in una fase cruciale, quando stavo cercando di essere eletta come presidente della Regione Liguria”.

 

Logico chiedersi come sarebbe andata, senza alluvione, senza accuse, senza tutte le polemiche che ne seguirono.

“Io non sto a recriminare sull’inchiesta. Ho sempre avuto una grandissima fiducia nell’operato della magistratura. E, ora che tutto si è concluso, continuo a ribadire la stessa medesima fiducia. Per fortuna le sentenze in questo paese le emettono ancora i magistrati. Io ero convintissima di non aver commesso i reati per cui ero accusata, ed è stato dimostrato. Fosse stato per certi politici o per certa opinione pubblica, sarei stata già colpevole, molto prima dell’avviso di garanzia. La verità, alla fine, sta nelle leggi. Non in quello che si dice, né in quello che scrivono certe persone”.

 

L’hanno chiamata pure ‘lady alluvione’.

“Lo ripeto: una carica di odio e di giustizialismo difficile da sopportare. Sono stata giudicata, accusata, insultata, attaccata. Per fortuna sono una persona forte. Ma so benissimo quanto ho sofferto, quanto ha sofferto tutta la mia famiglia. Come donna e come politica, alla stessa maniera, perché la politica fa completamente parte della mia vita. Alla mia famiglia devo solo dire un immenso grazie. Come a tutte le persone che hanno sempre creduto in me”.

 

Non è la prima vittima di una certa ‘giustizia’ usata per scopi politici. E, purtroppo, non sarà neppure l’ultima.

“Perché una parte del paese non sa scindere le cose. Non riesce a capire che la colpevolezza è solo dopo tutti i gradi di giudizio. C’è sempre questa tendenza a condannare, anche prima che si aprano effettivamente le inchieste. Sono finita nel tritacarne dello scontro politico violento. Infilarci l’alluvione, strumentalizzare persino una persona morta ha fatto comodo”.

 

Qualcuno le ha chiesto scusa?

“Assolutamente no. Né il Movimento 5 Stelle, né tutti quelli che hanno usato l’inchiesta nei miei confronti come una clava. Eppure, io mi ricordo cosa scrivevano Grillo e Alice Salvatore sul loro blog. Oggi le loro posizioni andrebbero rilette alla luce di quanto è successo in casa loro. In questo paese c’è un bisogno, immenso, di rispetto delle sentenze e della richiesta di giustizia. Io mi adopererò su questi concetti, perché sempre meno persone abbiano da passare quello che ho passato io”.

 

Anche certi media non l’hanno trattata bene.

“Ho rivisto certi titoli di ‘Panorama’ e del ‘Fatto Quotidiano’. Chissà se scriveranno dell’assoluzione con gli stessi toni enfatici. Ora, comunque, l’unico scritto che mi interessa è quello delle sentenze. Poi, valuteremo con il mio avvocato se, alla luce dell’assoluzione, sarà il caso di avanzare delle richieste risarcitorie”.

 

Lei comunque non si è mai fermata.

“Ho sempre cercato di stare al mio posto. Io non userei mai la giustizia per sferrare attacchi politici. Non lo farò mai. Ho sempre avuto massimo rispetto per i fatti di Genova e per quanto accaduto al signor Campanella. Non è stato semplice resistere e andare avanti nel mio impegno politico. Non mi chiederanno scusa, certo, ma io non ce l’ho con nessuno”.

 

Come sarebbe finita in Liguria? Avrebbe vinto ugualmente Toti?

“Nessuno lo saprà mai. Io stavo andando molto bene. Ero partita con largo anticipo. A governare la mia regione ci tenevo tantissimo. Già molte cose ero riuscita a farle come assessore alle Infrastrutture. Peccato. La politica romana è bella, ma quella sul mio territorio un po’ mi manca”.

 

Renzi ha scritto frasi molto profonde su di lei: ‘Sono orgoglioso di essere amico di Lella Paita. Abbiamo perso la Regione Liguria, ma non abbiamo perso dignità, onore, senso della giustizia’.

“Renzi ha scritto delle parole stupende. Importanti per me non solo a livello politico, ma soprattutto personale. Io sono sempre stata convinta che Matteo abbia una statura superiore agli altri, come uomo e come politico. Ne sono ancora più sicura”.

 

Burlando l’ha chiamata?

“Sì, Claudio mi ha chiamato, era molto contento per me. Mi hanno chiamata parecchie persone”.

 

Anche nel centrodestra?

“Solo Lilli Lauro e l’assessore regionale Berrino. E il collega deputato Roberto Bagnasco si è congratulato con me di persona qui alla Camera. Basta”.

Alberto Bruzzone


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