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Cultura | 13 marzo 2021, 14:52

William Wall ‘debutta’ con un romanzo in Italia. “E il prossimo sarà ambientato a Camogli”

Il poeta e scrittore irlandese ha scelto da anni il Golfo Paradiso come luogo del cuore e vi ha acquistato una casa: “Io credo che il mare sia la chiave di tutto, il principale elemento per la sopravvivenza dell’umanità”. Intanto esce ‘Il turno di Grace’

William Wall ‘debutta’ con un romanzo in Italia. “E il prossimo sarà ambientato a Camogli”

“Io credo che il mare sia la chiave di tutto. Il mare è il principale elemento per la sopravvivenza dell’umanità”. Nonché la principale fonte d’ispirazione di Qilliam Wall, per gli amici Bill, lo stimato poeta e romanziere irlandese che ha scelto la Liguria, e in particolare Camogli, come suo luogo del cuore. 

Nel borgo del Golfo Paradiso, William passa lunghi periodi insieme alla moglie: ha stretto molte amicizie, ha imparato a conoscere i luoghi, a riconoscere la buona cucina e il buon vino, è stato ottimo animatore culturale, ha riportato tutte le sue esperienze con passione e amore nella sua terra d’origine. 

Ora, causa emergenza sanitaria, Wall manca da Camogli da più di un anno, e non vede l’ora di poter ritornare. Nel frattempo, un pezzo in più della ‘sua’ Italia lo potrà conoscere ancora meglio, visto che nei giorni scorsi, per i tipi dell’editore Nutrimenti, è uscito tradotto in italiano ‘Il turno di Grace’, uno dei suoi romanzi più acclamati. Prima di questo libro, nella nostra lingua era stata tradotta una raccolta di poesie di William Wall, intitolata ‘Le notizie sono’, a cura di Adele D’Arcangelo e per l’editore Mobydick. Ora, è la volta della prosa ed è una bellissima occasione per apprezzare la scrittura, il ritmo narrativo e le storie di uno dei più talentuosi autori stranieri contemporanei.  

Di nuovo l’Italia, finalmente. Anche se ancora ‘a distanza’… 

“Ho scritto ‘Grace’s Day’ in inglese qualche anno fa. Poi è uscito nel 2018, inizialmente per l’editore Head of Zeus di Londra, e poi per New Island di Dublino. Ma era molto tempo che sognavo di vederlo disponibile anche in Italia, paese dove vivo per gran parte dell’anno e dove frequento tanti festival e conferenze. È un romanzo molto vicino al mio cuore, ho impiegato otto anni per realizzarlo e vi ho racchiuso dentro tutto l’amore che ho sia per la terra d’Irlanda che per quella italiana”.  

E dove il mare è grande protagonista. 

“Ho cercato di approfondire il tema del mare in relazione alla terra. Sono molto soddisfatto del risultato finale. La storia è articolata in tre parti e ognuna si svolge su un’isola diversa. È un’intensa vicenda familiare che ha al centro le due figlie, Grace e Jeannie. Nella prima parte, siamo alla fine degli anni Sessanta, su un’isoletta irlandese al largo di Cork, dove Grace e Jeannie vivono insieme alla madre, Jane, e alla sorella più piccola, Em. Il padre è un famoso scrittore, ma anche un manipolatore che le ha relegate lì per farne una specie di esperimento sociologico. Jane e le figlie hanno infatti uno stile di vita hippy, praticano un’agricoltura di pura sussistenza, le bambine non vanno a scuola, passano le giornate a cacciare animali selvatici. La situazione precipita quando la più piccola, Em, giocando, cade da una torretta e muore. Era il turno di Grace, doveva essere lei a prendersene cura. La famiglia disgrega, ma nella seconda e terza parte, ambientate nell’isola di Wight e a Procida, si scoprirà che in realtà la responsabilità dell’accaduto è stata ingiustamente addossata a Grace, condannandola a convivere per decenni con un immotivato senso di colpa”. 

Sono tutti luoghi che conosce? 

“Sì, sono luoghi che conosco molto bene. Non scrivo mai di luoghi che non conosco. La prima isola si trova a ovest della contea di Cork, vicino a dove vivo abitualmente. È un posto molto bello, quasi completamente disabitato, a parte le pecore e i conigli. Siamo sull’oceano Atlantico, è un posto sempre sferzato dal vento, molto romantico ma poco turistico e piuttosto difficile da raggiungere, a meno che non si noleggi un’imbarcazione. Quanto all’isola di Wight, ci ho trascorso molte vacanze estive quand’ero bambino. Infine Procida: uno dei primissimi posti che ho visto in Italia dopo Roma. Anche qui, come per Camogli, è stato amore a prima vista. Ci sono finito perché è stata l’ambientazione del film ‘Il postino’, che è da sempre uno dei miei preferiti. Ho imparato a conoscere bene Procida, ci sono tornato più volte ed è per questo che ho deciso che avrei concluso qui ‘Il turno di Grace’”.  

Come nasce l’idea delle tre isole? 

“È un fatto legato alla mitologia celtica, ma anche ad alcuni scritti di Richard Yates. In sostanza, secondo questo mito esistono tre isole: quella dell’infanzia, quella della giovinezza e quella dell’età adulta. Una mattina mi sono svegliato e ho fatto questo pensiero: ho immaginato di cercare mio padre in ciascuna delle tre isole, così ho dato la voce a Grace ed è nato il romanzo”.  

Che cos’è per lei l’ispirazione? 

“Io non saprei dire precisamente da dove arriva l’ispirazione. Ma di certo il mare è una delle spiegazioni. Il mare c’è sempre stato nella mia vita: sono cresciuto in una casa a venti metri dalla spiaggia, mio papà era contadino e pescatore, la famiglia di mia mamma era composta da molti naviganti. Io vado al mare molto spesso, anche adesso che vivo qui nei pressi di Cork e dista da casa meno di venti chilometri. E poi c’è il mare di Camogli, che spero di rivedere molto presto”.  

Come sta trascorrendo il tempo della pandemia? 

“Da febbraio 2020 mia moglie ed io viviamo nella nostra casa vicino a Cork. Abbiamo un bel giardino e facciamo l’orto. Non ci siamo più spostati perché i rischi sono troppo elevati. Così non posso più rivedere neanche i miei figli e i miei nipoti, che vivono in Inghilterra. L’unico modo per vederli sono le chiacchierate virtuali su Skype. Ma devo dire che mentre il lockdown è una condizione penalizzante per molti, per uno scrittore può anche essere un fatto positivo. Difatti in quest’ultimo anno ho lavorato parecchio”.  

Che cosa ha scritto? 

“Ho scritto una raccolta di poesie che ho appena consegnato alla casa editrice e che dovrebbe uscire verso la fine dell’anno. Sono liriche dedicate a questo periodo eccezionale che abbiamo vissuto e che stiamo ancora vivendo: si parla dell’isolamento, della distanza e del distacco, della sensazione di vivere un momento storico che comunque capita ogni cento anni e più, della morte che ci coglie all’improvviso, del tempo triste e del tempo sospeso. A volte sembra che siano trascorsi cento anni in un anno solo. Questo virus ha stravolto tutto. Poi, ho anche completato un romanzo, ma questo non l’ho ancora consegnato a nessuno. Posso però dire che sarà ambientato a Camogli”.  

Così si chiude il cerchio… 

“Sì, perché con ‘Il turno di Grace’ mi sono dedicato a Procida, e con questo ultimo lavoro a Camogli. Spero di poterlo presentare al più presto. Porto la Liguria sempre nel cuore. Qui in Irlanda mi chiedono spesso quando tornerò a parlare a loro dell’Italia, come facevo abitualmente con le mie conferenze. Mi manca molto poter vedere e incontrare le persone. Dobbiamo avere ancora un po’ di pazienza”.  

Cosa ha di speciale questo luogo per lei? 

“Il vostro mare assomiglia all’Irlanda. Io sono nato tra montagna e mare, proprio come qui, con la terra che è ‘verticale’. Noi siamo di umili origini, ma i miei genitori ci hanno sempre tenuto tantissimo, che studiassi e che leggessi i libri. Certo, là stavamo sull’Oceano Atlantico, quindi una dimensione un po’ diversa, ma tanti tratti simili si trovano. A Camogli, nei primi anni, abbiamo preso un appartamento in affitto. Poi, man mano che i nostri soggiorni diventavano via via più lunghi, ci siamo decisi a comprare una casa”. 

Alberto Bruzzone

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