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Politica | 23 marzo 2021, 17:21

Forno crematorio a Staglieno, insorgono gli abitanti: "Fatelo da un’altra parte" (FOTO)

Timori per la salute e l’ambiente: “La Valbisagno negli anni ha già pagato un prezzo molto alto, circa l’80% delle servitù della città sono qui”; rassicurazioni dall’assessore Nicolò: "Questi nuovi impianti hanno tecnologie moderne che li rendono sicuri ed innocui per la salute delle persone"

Forno crematorio a Staglieno, insorgono gli abitanti: "Fatelo da un’altra parte" (FOTO)

Il Comitato salute e ambiente Valbisagno promette battaglia contro il progetto per un nuovo forno crematorio nel Cimitero di Staglieno: “La Valbisagno negli anni ha già pagato un prezzo molto alto, circa l’80% delle servitù della città sono concentrate qui: Volpara, fangodotto, stoccaggio dell’amianto, Amiu bonifiche, la rimessa delle Gavette con 350 autobus sotto la scuola di via Lodi, Ricupoil, il viadotto del Bisagno che passa sopra le case” elenca Giuseppe Siggia con ancora in mente le lamiere cadute dal cantiere del viadotto nei giorni scorsi. Gli abitanti non ci stanno ad avere un’altra servitù che s’aggiunge a quelle che già la vallata subisce da anni: “Se proprio si deve fare che si faccia da un’altra parte, abbiamo già una struttura con quattro forni crematori a Staglieno e non ce ne serve un’altra” è l’affermazione.

E argomentano: “Hanno detto che non sorgerà vicino alle abitazioni, e invece non è vero - sostiene Gabriella Rabagliati che vive in via delle Banchelle proprio sopra dove dovrebbe nascere il nuovo forno crematorio - le nostre case si trovano a duecento metri dalla fascia di rispetto cimiteriale, un posto dove oltre alle case ci sono uliveti, apiari e aree giochi per bambini”. I residenti temono infatti i rischi ambientali e per la salute che un altro forno crematorio può portare nella zona: “Non vogliamo respirare diossina” è l’appello all’unisono.

Il progetto è stato presentato in Municipio la scorsa settimana da tre aziende di Sondrio: Crezza srl; Tempio Crematorio Lombardo srl e Schena servizi, e prevede, oltre a parcheggi e alla viabilità di pertinenza, la realizzazione di una struttura con una sala cremazione con tre forni crematori, due sale del commiato, quattro sale refrigerate per le bare in attesa di cremazione, per un investimento complessivo di quattro milioni di euro. La collocazione del nuovo complesso si svilupperà nei campi 56 e 57 in un’area di 3.400 mq circa di cui 750 dedicati al corpo di fabbrica in una zona defilata secondo i proponenti che, a quanto si legge nel progetto, garantiscono “l’utilizzazione di nuove tecnologie per l’impianto crematorio a basso impatto ambientale”.

A queste rassicurazioni scritte sul progetto gli abitanti però non credono: “Anche ad Arezzo avevano detto così e invece l’Arpat ha poi fatto chiudere due forni crematori perché sono state rilevate diossine nell’aria con valori superiori al limite” dice Siggia mostrando sul cellulare l’articolo che parla di quella chiusura che rafforza i loro timori. L’opera però per il comune di Genova “è fondamentale in quanto negli ultimi dieci anni il 70% delle tumulazioni s’è trasformata in cremazione ed occorrono più forni crematori” dice l’assessore ai Servizi civici e alla salute Massimo Nicolò rispondendo in sala rossa ad un’interrogazione del consigliere comunale Claudio Villa (Pd) che ha sollevato la questione della preoccupazione dei residenti.

Il forno quando sarà a pieno regime arriverà a fare 4.500 cremazioni all’anno e all’amministrazione sarà riconosciuto un canone concessionario annuo pari al 10% sull’incasso delle cremazioni, numeri che spaventano il comitato di cittadini che è deciso a non arrendersi nonostante le rassicurazioni che arrivano dall’assessore Nicolò: “Vorrei rassicurare i cittadini: questi nuovi impianti hanno tecnologie moderne che li rendono sicuri ed innocui per la salute delle persone e l‘impatto ambientale è pari a zero; inoltre l’area individuata è molto all’interno del cimitero di Staglieno e lontana dalle abitazioni”. Ma chi abita in zona sostiene il contrario ed è pronto a dare battaglia finché non si deciderà di farlo da un’altra parte.

Rosangela Urso


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