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Attualità | 24 aprile 2024, 15:19

Termovalorizzatore a Scarpino, ora è più che un’ipotesi. Ok del Comune ad Amiu per realizzare l’impianto

Il sindaco Bucci: “Così avremo l’impiantistica che interessa la città di Genova e che interesserà anche la Regione gestendo tra le duecento e le duecentocinquanta mila tonnellate di rifiuti”

Termovalorizzatore a Scarpino, ora è più che un’ipotesi. Ok del Comune ad Amiu per realizzare l’impianto

Amiu potrà realizzare nel polo di Scarpino il nuovo impianto ligure per chiusura del ciclo dei rifiuti, ovvero un termovalorizzatore.

La notizia è arrivata nel corso della conferenza stampa che ha presentato lo studio del Rina, incaricato dall’Agenzia regionale ligure per i rifiuti, per individuare cinque aree all’interno dei confini della Liguria in cui poter costruire l’impianto per la conclusione del ciclo dei rifiuti non riciclabili.

Un dossier corposo, quello presentato dal Rina, che in centotrenta pagine ha delimitato cinque possibili location, tre in provincia di Savona e due in provincia di Genova, adatte a ospitare i nuovi impianti secondo le disposizioni delle leggi regionali.

Amiu ha già inviato una lettera a Regione Liguria, dichiarando il proprio interesse alla realizzazione dell’impianto. 

Tempi e costi per la realizzazione ancora non sono stati chiariti anche se il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti ha stimato in circa quattro anni il periodo necessario tra l’avvio della parte ‘burocratica’ e la realizzazione vera e propria dell’impianto.

“Il Rina - continua il governatore - ha fatto uno studio attento su quali sono le localizzazioni che per flussi di traffico, areazione dell’area, situazione geomorfologica, potrebbero essere potenzialmente idonei. Il Comune di Genova ha già manifestato l’intenzione di proporsi come comune ospite di questo impianto nell’area di Scarpino, la sua area polivalente per lo smaltimento dei rifiuti e oggi comincia l’ultimo miglio, il percorso finale che non durerà pochi mesi, 

L’obiettivo è individuato e per un pezzo anche il cammino è cominciato”.

A proposito delle tempistiche, Toti prosegue: “Dipenderà dalla tipologia di impianto scelto dal proponente, se waste to chemical, se termovalorizzazione, dal tipo di progetto, dalla dimensione dell’impianto che non può essere sotto le duecentomila tonnellate. Credo che ci vorrà qualche anno, diciamo oggi dirlo è più da indovino che da politico, all’inizio del ciclo che ancora di fatto non è alla pratica. Immagino che nel giro di un anno e mezzo potremmo definire luogo, tipologia di impianto e interlocutore tecnico di Regione come proponente, dopodiché i tempi di costruzione possono variare tra i ventiquattro e i trentasei mesi”.

Il sindaco di Genova Marco Bucci, a proposito della manifestazione di interesse da parte di Amiu, aggiunge: “Questa mattina, in riunione di Giunta, abbiamo approvato l’incarico ad Amiu perché possa studiare la fattibilità. A Scarpino avremo l’impiantistica che interessa la città di Genova e che interesserà anche la Regione gestendo tra le duecento e le duecentocinquanta mila tonnellate di rifiuti”.

“Siamo allineati - ha continuato Bucci - e siamo disposti a lavorare tutti insieme per l’obiettivo finale”. 

Individuato dunque l’obiettivo, restano da chiarire le modalità con cui si arriverà ad avere l’impianto per la chiusura del ciclo dei rifiuti e, al momento, non si esclude che possa essere realizzato un termovalorizzatore, come ha indicato l’assessore regionale all’Ambiente Giacomo Giampedrone: “Sarà necessario adottare la migliore tecnologia da utilizzare e la termovalorizzazione non è esclusa dal piano”.

Monica Giuliano, commissario dell’Agenzia, spiega come quello presentato oggi sia uno studio che fornisce la base delle azioni future: “L’analisi comparativa a livello nazione e internazionale ha portato a individuare due tipologie di impianti con quello chimico che ha la priorità”, rispetto all’impianto termico che, tra i vantaggi, annovera la possibilità di ottimizzare le strutture TMB.

Lo studio ha tenuto in considerazione, come punti di attenzione, le migliori pratiche, i presidi ambientali, la prevenzione e la mitigazione dei rischi: “L’analisi applicativa - continua Giuliano - con le linee di indirizzo amministrativo e tecnico hanno portato a criteri che hanno incluso ed escluso aree. Da qui ne sono scaturite cinque che sono Scarpino, Valle Scrivia (in provincia di Genova), Vado, Cairo e Cengio in provincia di Savona. Gli spazi dovranno gestire duecentomila tonnellate di rifiuti e devono essere idonei anche in termini di collegamento. Ogni tecnologia che sarà proposta, dovrà essere la migliore applicabile al momento secondo i livelli internazionali tenendo quindi conto di un obiettivo fondamentale che è quello ambientale”.

Lo studio non esclude che si possano prendere in considerazione altre macro aree ma tutti gli occhi pare siano puntati su Scarpino vista anche l’unica, al momento, manifestazione ad aprire un’interlocuzione tra Regione e Agenzia per verificare le condizioni a procedere avanzata da Amiu.

A proposito della delibera del Comune, l’assessore Campora aggiunge: “È una delibera storica. Era dal 2006, quando il sindaco Pericu decise di fare l’impianto di chiusura del ciclo, che tutto era fermo. Oggi, in maniera chiara, la Giunta ha dato mandato alla società di intraprendere le iniziative necessarie visto l’interesse di Amiu a costruire l’impianto. Inizieranno ora gli approfondimenti tecnici. Amiu è pronta perché in questi anni si è consolidata, ha ottime professionalità. Adesso si tratterà di iniziare questo percorso amministrativo ma anche tecnico, soprattutto per individuare la tecnologia migliore per chiudere il ciclo. Oggi abbiamo il waste to chemical, i gassifcatori, i termovalorizzatori, saranno i tecnici a scegliere l’impianto più idoneo che avrà una pezzatura tra le duecento e le duecentocinquanta mila tonnellate”.

A proposito dei costi della Tari, tema caldo delle ultime settimane, Campora ribadisce: “La Tari diminuirà perché andremo a eliminare tutti questi trasporti fuori regione. Dal 2015, dalla chiusura della discarica di Scarpino, tutti i rifiuti vengono portati fuori regione con un aggravio di costi. Al di là dei costi, garantiremo un’autonomia a Genova e alla Liguria. Oggi Genova non è autonoma, dipende da impianti fuori regione, quindi potemmo garantire autonomia, avremo benefici ambientali importanti e una diminuzione dei costi”.

Alle perplessità sollevate sulla scelta di Scarpino come luogo idoneo, Campora risponde sottolineando come la struttura commissariale del generale Vadalà che si occupa di bonifica di siti contaminati, abbia indicato Scarpino come un esempio di discarica chiusa e poi riaperta grazie alla soddisfazione di imporravi criteri dal punto di vista ambientale: “Li abbiamo l’impianto che capta il biogas, l’impianto che tratta il percolato trasformandolo in ammoniaca che viene venduta. Avremo il tmb e avremo questo impunto, Il polo di Scarpino dunque avrà una filiera completa”.

Ma la scelta di Scarpino non piace al comitato Amici del Chiaravagna che, al termine della conferenza stampa, dopo aver ascoltato gli interventi, hanno esposto uno striscione con la scritta ‘’Inceneritore no grazie’ davanti alla Sala della Trasparenza: “Pensiamo che Scarpino non sia il sito adatto perché sta cadendo a pezzi. L’inceneritore non crediamo che sia uno strumento giusto per concludere il ciclo, serve circolarità del ciclo stesso dove la raccolta differenziata che cresce produce filiere di riutilizzo dei materiali quindi non ci sarebbe bisogni di nessun inceneritore. Nel 2024 non ci aspettavamo si arrivasse di nuovo a riproporlo. Non vogliamo l’inceneritore da nessuna parte, non solo a Scarpino”. 

Ancora, Franco Banchi sostiene: “Non abbiamo ragione di pensare che Scarpino sia mal gestita ma è grande, aggiungerci un ulteriore impianto necessita di palificazione e interventi vari. Il nome deriva da ‘Pria Scuggente’, che vuol dire pietra scivolosa. Non voglio fare battuta ma i luoghi hanno dei nomi i nomi hanno dei sensi. Su questa pietra scivolosa è nata la discarica di Scarpino.

Servono filiere, imprese, credo che si possa dire che produrranno più posti di lavoro di qualunque inceneritore”.

Isabella Rizzitano

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