È sabato pomeriggio, uno qualsiasi di fine anni Ottanta e inizio anni Novanta. Una folla di ragazzi giovanissimi è in coda in via Brigata Salerno, a Sturla, e attende con pazienza di poter dare il via al pomeriggio in discoteca con gli amici. Una volta entrati, oltre alle hit del momento, ad accendere gli animi ci sono alcuni grandi successi che somigliano tanto a riti propiziatori, a gesti consueti e necessari: si abbassano le luci, il dj fa partire ‘Jump’ dei Van Halen e tutti si abbassano, pronti a esplodere verso l’alto con un salto quando parte il rullante, perché tutti sanno che, se non salti, la sfortuna in amore è dietro l’angolo. Questo è solo un piccolo frammento di ciò che il Vanilla ha rappresentato per intere generazioni di ragazzi genovesi (e non solo): un appuntamento fisso, imperdibile, dove dare tutto in pista, urlare, cantare, ballare, e da cui poi uscire felice e distrutto, soddisfatto di aver fatto parte di qualcosa che è rimasto nella storia.
Trent’anni dopo un evento speciale celebra i momenti indelebili di una gioventù che, nonostante tutto, oggi è ancora pronta a scendere in pista e a dare il meglio di sé: l’appuntamento è per domenica 23 giugno all’Estoril Beach Club di corso Italia, dove dalle 20 in poi inizierà Vanilla New Style in tour 1994 - 2024, una serata all’insegna del divertimento condita da un pizzico di sana e inevitabile nostalgia. Per l’occasione ci sarà anche Marco Franciosa, uno dei dj ospiti della serata e che ha fatto ballare tantissimi di quei ragazzi che, in coda in via Brigata Salerno, ci hanno passato quasi tutti i loro fine settimana.
“Ho iniziato a frequentare il Vanilla la sera, era il 1984 se non ricordo male. Poco dopo ha iniziato a evolversi il mondo delle discoteche ed è nato il pomeriggio in discoteca: era un appuntamento divertente per tutti, per i ragazzi che venivano a ballare e per i dj come me. Tutti partecipavano con calore, e riempivano proprio il locale - racconta Franciosa, oggi affermato imprenditore che ha appeso al chiodo le cuffie da tempo, ma che non smette di ricordare con affetto quegli anni -. Quando è esplosa questa moda del pomeriggio in discoteca a Genova erano ben cinque i locali che la proponevano, e i più famosi erano appunto il Vanilla e il Cezanne: dopo quattro anni ho deciso di accettare la proposta di Morbelli e Imparato e di andare a suonare con loro”.
Tempi d’oro per i locali, quando erano ben sei i dj ad alternarsi durante i lunghi pomeriggi alla consolle: “Eravamo sei galli in un pollaio (ride): insieme a me c’era Alex Beecroft, Stefano Laura, Fabietto, Fabrizio Risso e Marco Medica. Era il 1994, ed era straordinario: in qualche modo sono riuscito a coordinare un po’ i lavori, in modo tale che tutti dessero il loro contributo sentendosi parte integrante del team artistico, e sicuramente le cose hanno funzionato proprio per questa varietà e potenza”.
Come una vera star, Franciosa arrivava in pista dopo le 16, quando ormai tutti erano dentro al locale e già caldi e pronti per la sua performance, che anche durante la serata del prossimo 23 giugno sarà tra i momenti più attesi dal pubblico: “La ricetta di questo appuntamento, che arriva trent’anni dopo, è quella di recuperare le emozioni vissute tanti anni fa, rispolverando trucchi del mestiere, la musica giusta per attirare la gente giusta. Non vedo l’ora di fare il mio pezzo famoso, quello che caratterizzava un po’ i pomeriggi: un quarto d’ora di dischi matti che facevano però cantare e ballare tutti. Al contrario di altri dj dell’epoca, non mettevo solo pezzi di tendenza, non inseguivo le mode del momento… Io ero il commercialone, quello che cercava canzoni inaspettate per fare casino, per divertire. Tra i cavalli di battaglia c’era la Carrà, che oggi è diventata icona ma allora era difficile ascoltarla nei locali, e Balla di Umberto Balsamo, che diventò un tormentone vero e proprio che è andato avanti negli anni anche durante le serate”. E poi, ovviamente, Jump e il suo scaramantico rituale e tutto il repertorio preso in prestito dal mondo dei cartoni animati: “Le più richieste e le più apprezzate erano le sigle di Ufo robot, Goldrake, Jeeg Robot d’acciaio e di Heidi. Quando partiva Goldrake la gente alzava in aria alcune persone e le faceva volare come fossero ufo, era bellissimo vederli dalla consolle. Anche Heidi era un grande classico, ma non proprio raffinato: era una versione un po’ irriverente, ma i ragazzi si divertivano e li lasciavamo fare”.
La fine dei pomeriggi in discoteca ha coinciso con la fine dell’avventura da dj di Marco Franciosa: “Ho sempre detto che quando iniziano a darti del lei devi smettere di fare il dj, anche se forse oggi non vale più questa regola. I pomeriggi degli anni Novanta in discoteca sono stati sostituiti da altre cose, come è normale che sia: oggi c’è tanta attenzione al mondo virtuale, ai social, ma l’aggregazione sarò sempre un elemento fondamentale della vita umana. Magari torneranno locali sotto altre forme, ma senza dubbio la musica, il divertimento e il bisogno di stare insieme andranno avanti sempre, al di là di come noi l’abbiamo conosciuti e delle nostre visioni”.