Tramandare la memoria, raccontare la Resistenza e, allo stesso tempo, omaggiare la storia della propria famiglia. Dall’intreccio di questi tre elementi, prende forma l’opera ‘Guarda il cielo”, la graphic novel di Matteo Fortuna e Simona Binni, rispettivamente autore e disegnatrice nonché sceneggiatrice dell’opera.
Tutto è iniziato con il desiderio di Matteo di raccontare la storia di suo nonno Giuseppe, partigiano fucilato nel 1945: “Questa è una storia vera, l’unica parte immaginaria è il viaggio che fa mio padre Luciano a Lonigo, che funge da filo narrativo per i flashback sulla vita di mio nonno. Le vicende mi sono state raccontate da mia nonna e dai parenti in Veneto, La seconda parte ricostruisce la tragica vicenda del 26 aprile del 1945, giorno della fucilazione”.
Simona Binni racconta com’è nato il suo coinvolgimento: “Quando Matteo mi ha parlato della sua storia, ho percepito quanto fosse importante per lui raccontare la storia del nonno, anche per lasciarla in eredità alle nuove generazioni. Insomma, era una missione importante rispetto al mio lavoro. Ho messo da parte i miei progetti per dedicarmi a questo racconto, perché il fumetto ha la forza di dare volto e vita all’immaginario di chi scrive. È una forma narrativa che fa vedere ciò che un romanzo lascia all’immaginazione del lettore”.
La genesi della storia ha origine diversi anni fa, come sottolinea proprio Fortuna : “Ho sempre avuto intenzione di raccontare questa storia che, certamente, ci tocca come famiglia, e ho sempre avuto l’idea di farne un racconto, un libro. Poi, essendo un amante del fumetto, ho pensato che potesse essere un modo interessante per raccontare la vicenda”.
La prima persona a mettere mano alle tavole è stato Stefano Piccoli, cugino di Matteo, che ha iniziato quasi per scherzo fino a ritrovarsi a disegnare l’ultima parte della storia.
È stato lui a far incontrare i due autori.
“Inizialmente - racconta ancora Fortuna - Simona doveva fare solo la sceneggiatura. Pian piano l’ho convinta e ha dato vita a un racconto che ha richiesto tata ricerca storia e una grande accuratezza dei dettagli”.
Il processo creativo, dunque, è stato un delicato equilibrio tra la fedeltà ai fatti e la libertà artistica, e a proposito Binni aggiunge: “Ho interpretato le poche fotografie a disposizione, come quella in bianco e nero di Giuseppe, e anche quella di Luciano, il padre di Matteo, che era in un gruppo e poco definita”.
Tutto quello che si vede sfogliando le pagine di questo volume è il risultato di un attento lavoro di ricostruzione: “Ho fatto ricerche approfondite - prosegue la sceneggiatrice - per ricostruire ambienti e dettagli storici, come le stazioni ferroviarie durante i bombardamenti o le divise delle SS. È stato un vero e proprio lavoro di ricerca che spesso mi ha portato via nottate”.
L’aspetto collaborativo è stato fondamentale: “Matteo e io siamo due artisti con sensibilità diverse, quindi abbiamo dovuto trovare compromessi come, per esempio, quelli sulle colorazioni dei personaggi. Bisogna avere la pazienza e la sensibilità di comprendere che la nostra idea non è la stessa dell’altra persona, è quindi necessario lasciare a ciascuno lo spazio di esprimersi”.
Il fumetto non è solo un omaggio personale, ma un messaggio universale sulla memoria e la storia: “Bisogna studiare il passato per comprendere il presente. Tenere viva la memoria è essenziale per educare le nuove generazioni, che costruiranno il futuro. La memoria storica si perde con chi l’ha vissuta, quindi il nostro dovere è raccontarla, anche attraverso l’arte”, sottolinea ancora Simona.
In un momento storico dove la parola guerra è diventata quotidiana, fumetti come “Guarda il cielo” sono necessari perché invitano alla riflessione e alla speranza: “Chi leggerà il fumetto - conclude Fantasia - scoprirà che è molto toccante, sentimentale tocca anche le corde della politica. Oggi è importante parlare di vicende come quella di mio nonno, perché troppo spesso si tende a trasformare la guerra in gioco ma non è così. Questo è un fumetto contro la guerra, contro qualsiasi tipo di guerra”.