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Attualità | 21 luglio 2025, 08:00

Botteghe storiche e locali di tradizione - Cremeria Buonafede, cinque generazioni per continuare a raccontare l’identità di una città

Dalle prime latterie di inizio Novecento al laboratorio artigianale di oggi: Romeo Ghiotto ripercorre la saga dello storico locale di via Orefici, custode di un dolce unico al mondo, la Panera

Continua con questo lunedì, e andrà avanti per tutti i lunedì successivi, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato alle Botteghe Storiche e ai Locali di Tradizione della nostra città. Vogliamo raccontare, di volta in volta, quelle che sono le perle del nostro tessuto commerciale, e che ci fanno davvero sentire orgogliosi di appartenere a questa città. Buon viaggio insieme a noi! 

C’è un filo invisibile che lega la storia di Genova, soprattutto quella gastronomica, all’attività che oggi è portata avanti con passione da Romeo Ghiotto, dalla moglie, dai suoi figli e da suo nipote.

È un filo che attraversa il Secolo Breve, che lo racconta da un punto di vista unico e che, ancora oggi, continua a tessere le trame della Cremeria Buonafede.

A raccontare la storia di questa attività, che oggi mantiene le botteghe di via Luccoli e di via Orefici è proprio Ghiotto, che ripercorre le vicende della sua famiglia consegnando a chi lo ascolta un pezzetto di questa emozionante eredità: “Sono la terza generazione – spiega – ma la storia inizia molto prima. Un mio prozio, originario di una famiglia di contadini del Basso Piemonte, arrivò a Genova nei primi decenni del Novecento. Con il suocero, che raccoglieva latte in due o tre vallate liguri, aprirono diverse latterie per le figlie. Negli anni Settanta le Buonafede erano nove: via Luccoli, via San Luca, via Balbi, via Pré, via XX Settembre e Piazza Ponticello [oggi scomparsa e situata un tempo dove oggi si incrociano via Fieschi e via Porta degli Archi n.d.r.], dove avevamo la latteria più grande, che riforniva persino l’ospedale di Pammatone”.

Nel 1970 Romeo e sua moglie rilevano il negozio di via Orefici: “Ci siamo sposati a settembre e a ottobre eravamo già dietro al banco. Da allora siamo andati avanti senza fermarci mai, crescendo con i nostri prodotti. Oggi lavorano con noi i nostri due figli, Andrea e Simone, e anche un nipote ventenne, la quinta generazione della famiglia. È bello vedere che gli piace il lavoro e che vuole imparare: lavora al banco e in laboratorio, seguito da suo padre e da suo zio”.

Il simbolo della cremeria è la Panera, il semifreddo al caffè che ha una storia affascinante e misteriosa. “La Panera nasce tra la prima e la seconda decade del secolo scorso. Qualcuno dice sia frutto di un errore di un garzone, chissà. Quel che è certo è che si tratta di un prodotto diverso dal gelato: meno freddo e più cremoso, perché ha un’alta percentuale di panna. Curiosamente è rimasto solo a Genova: non lo producono né a Savona né alla Spezia, e per questo oggi è riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole come prodotto tipico ligure”.

La Buonafede ne custodisce la ricetta originale tramandata dagli zii di Romeo. “Non abbiamo mai cambiato nulla: è il prodotto che piace di più, e la clientela – anche turisti che vengono apposta – ce lo conferma ogni giorno. Il passaparola funziona più di qualsiasi pubblicità: chi arriva qui, spesso già sa cos’è e vuole provarlo. E noi siamo felici di spiegare la storia e far assaggiare un pezzo di Genova autentica”.

Dal banco della cremeria, Romeo ha visto il centro storico trasformarsi: “Si sono perse molte attività tradizionali, come negozi di abbigliamento e calzature, perché la gente va negli outlet. Anche molte abitazioni sono scomparse o cambiate. Però il centro è diventato sempre più turistico: è tra i più grandi d’Europa e la gente resta affascinata dai palazzi alti, dalle piazzette e dai vicoli. È un fenomeno che vivono tutte le grandi città storiche, da Firenze a Venezia, e ora anche Genova”.

Per il futuro, Ghiotto ha le idee chiare: “Quello che vogliamo mantenere è la qualità e l’artigianalità. Mio figlio Simone, che ha 46 anni, è il gelatiere: vuole continuare a produrre tutto a mano, senza prodotti semi-lavorati. È questo che ci distingue e che ci rende orgogliosi. E speriamo che Genova continui a crescere come città turistica: se lo merita. Noi continueremo a raccontarla, più di qualsiasi targa o riconoscimento ufficiale”.

Passeggiando per i vicoli, che siano battuti dal caldo estivo o intorpiditi dal vento freddo dell’inverno, lasciarsi tentare dalla Panera di Buonafede vuol dire certo gustare un prodotto di qualità ma, soprattutto, portare con sé un po’ di quella tradizione genovese fatta di lavoro, fatica e intuizione che hanno contribuito a fare della città la ‘.Superba’

Isabella Rizzitano

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