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Gen Z - il mondo dei giovani | 03 agosto 2025, 09:30

Gen Z - Il mondo dei giovani - Il nuovo sogno dei giovani? Comprare casa

Mutui agevolati, lavoro da remoto e nuove priorità abitative spingono la Generazione Z e i più giovani tra i millennial verso la proprietà

Gen Z - Il mondo dei giovani - Il nuovo sogno dei giovani? Comprare casa

Ogni domenica 'La Voce di Genova', grazie alla rubrica ‘Gen Z - Il mondo dei giovani’, offre uno sguardo sul mondo dei ragazzi e delle ragazze di oggi. L'autrice è Martina Colladon, laureata in Scienze della Comunicazione, che cercherà, settimana dopo settimana, di raccontare le mode, le difficoltà, le speranze e i progetti di chi è nato a cavallo del nuovo millennio.

Per anni si è detto che la casa di proprietà non interessasse più ai giovani. Troppo costosa, troppo impegnativa, troppo 'vecchia scuola'. Eppure oggi, proprio tra gli under 35, l’acquisto di un immobile torna a crescere. E non è un caso.

Secondo gli ultimi report del settore immobiliare, la fascia d’età tra i 25 e i 35 anni ha registrato un aumento significativo nella richiesta di mutui per l’acquisto della prima casa, con una crescita che in alcune regioni ha superato il 20% rispetto all’anno precedente. Una dinamica che coinvolge tanto le grandi città quanto i centri di provincia, dove l’accesso al mercato è più semplice ma dove, fino a poco tempo fa, i giovani sembravano assenti.

La generazione Z e i più giovani tra i millennial sembrano aver riscoperto il valore della proprietà, ma lo stanno facendo con criteri nuovi e in un contesto profondamente diverso rispetto a quello dei loro genitori. Niente ville in periferia o trilocali in centro città: le scelte sono spesso più pragmatiche e guidate da esigenze concrete, come la flessibilità lavorativa, il risparmio energetico, la qualità degli spazi interni. La casa viene vista meno come uno status symbol e più come un investimento sul proprio benessere e sulla propria autonomia.

A favorire questa ondata di acquisti sono senza dubbio anche i vantaggi economici messi in campo negli ultimi anni. Tra le misure più utilizzate ci sono il Fondo di Garanzia per i mutui prima casa, pensato proprio per gli under 36, che copre fino all’80% del valore dell’immobile, e le agevolazioni fiscali che abbattono le imposte di registro, ipotecaria e catastale. Si tratta di incentivi che, uniti a una maggiore disponibilità delle banche a concedere mutui a lungo termine, hanno abbassato la soglia d’accesso a un mercato storicamente poco accessibile ai giovani.

Ma il contesto economico da solo non basta a spiegare il fenomeno. C’è una trasformazione culturale più profonda, accelerata dalla pandemia e dal cambiamento del mondo del lavoro. Il lavoro da remoto, diventato stabile in molte realtà, ha spinto migliaia di giovani a rivedere le proprie priorità abitative. Non più la necessità di vivere vicino all’ufficio, ma la possibilità di scegliere dove vivere in base alla qualità della vita, al costo degli immobili, alla presenza di servizi. Così, mentre Milano e Roma restano tra le mete più ambite, si assiste a una riscoperta di aree prima marginali: hinterland ben collegati, piccoli comuni, città universitarie in cui vivere costa meno e gli spazi sono più vivibili.

Un altro fattore rilevante è la crescente insofferenza verso il mercato degli affitti. I canoni, soprattutto nelle grandi città, sono schizzati alle stelle, complici anche le piattaforme per l’affitto turistico che riducono l’offerta per le locazioni a lungo termine. Di fronte a prezzi insostenibili e contratti spesso instabili, sempre più giovani vedono nell’acquisto una forma di tutela: una certezza in un mondo che ne offre poche.

Ma forse l’aspetto più interessante di questo fenomeno riguarda il significato stesso dell’abitare per la generazione Z. Cresciuti in un mondo dominato dall’incertezza climatica, economica, politica, questi giovani non cercano necessariamente la casa “per sempre”, ma desiderano avere uno spazio proprio, da modellare secondo i propri bisogni, e da cui poter ripartire. La casa come radice mobile, come punto fermo temporaneo ma significativo, come investimento non solo finanziario, ma anche emotivo.

I profili sono molteplici: giovani coppie alla prima convivenza, freelance alla ricerca di un ambiente domestico che sia anche spazio di lavoro, ma anche single decisi a conquistare l’indipendenza abitativa con l’aiuto di una piccola eredità, dei genitori o di anni di risparmio. Tutti accomunati da una stessa esigenza: trovare un luogo da cui partire, o tornare, in cui sentirsi stabili senza rinunciare alla flessibilità.

È difficile dire se questo trend sarà duraturo o se si tratta di una parentesi legata a un contesto congiunturale favorevole. Ma una cosa è certa: il mito del mattone, che sembrava definitivamente archiviato, sta tornando in una forma nuova. Più snella, più sostenibile, più consapevole. Non è il sogno di una volta, quello della casa di proprietà come traguardo borghese. È un sogno rivisitato, adattato a una generazione che ha imparato a fare i conti con la complessità, ma che non ha rinunciato all’idea di costruire qualcosa di proprio.

Martina Colladon

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