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Cultura | 08 agosto 2018, 10:00

Banana Joe: “La nostra musica? Forte come una scazzottata di Bud Spencer”

L’intervista al trio genovese che porta sul palco l’energia rock del post-Grunge. A ottobre uscirà il loro primo album “Supervintage” (VIDEO)

Banana Joe: “La nostra musica? Forte come una scazzottata di Bud Spencer”

Si chiamano Andrea Gnisci (voce e basso), Fulvio Masini (chitarra) ed Emanuele Benenti (batteria), sono un trio genovese e amano raccontarsi senza filtri né impostazioni. D’altronde, si sa, la musica è soprattutto personalità. E a loro proprio non manca. Chiedere il perché del nome “Banana Joe” sembra quasi scontato, ma quello che ci raccontano sembra calzare perfettamente a pennello al genere musicale entro il quale si collocano, definito da loro stessi un mix tra post-Grunge e sonorità psichedeliche degli anni ‘60/’70. Una descrizione che pare fin troppo grande per la giovane età: niente di più sbagliato. Giovani sì, impreparati no.

Una piacevole scoperta all’interno del panorama musicale genovese: freschi, alla mano, talentuosi. Il loro stile, sebbene sembri allontanarsi dalle mode del momento, in realtà le ingloba e le sorpassa, proponendo melodie e testi tutt’altro che banali. Influenzati da tutto ciò che gli piace, i Banana Joe danno il loro meglio di sé durante i live, durante i quali portano sul palco una straordinaria energia rock capace di coinvolgere qualsiasi tipo di pubblico. Di questo ne hanno dato dimostrazione durante il loro ultimo live, avvenuto il 21 luglio all’Arena del Mare in occasione del Goa Boa Festival.

Come siete nati?

AG: “Siamo nati da una semplice grigliata; in realtà ci conoscevamo già da tempo ma in quella occasione, in cui abbiamo mangiato ma soprattutto suonato insieme, è scattato qualcosa, un feeling particolare, ed eccoci qua”.

Perché “Banana Joe”? Fate riferimento al celebre film?

FM: “Sì, ha a che fare certamente con il film, ma non solo: facciamo riferimento anche ai Bud Spencer Blues Explosion una band di ragazzi italiani che consideriamo un po’ come i nostri mentori nonostante facciano un genere diverso dal nostro. Abbiamo preso spunto da loro per creare questo gioco di parole con il personaggio che rimandasse all’idea di musica strong. Le sonorità, date da rullanti e chitarre distorte, vogliono richiamare quelle che erano le scazzottate di Bud Spencer. Un omaggio, dunque, sia al personaggio che alla band”.

Nel vostro stile unite le sonorità del post-grunge alla musica psichedelica degli anni ‘60/’70: come siete arrivati qui?

FM: “In linea di massima l’idea è quella di rinnovarsi sempre, ma è anche vero che ci ispiriamo molto al passato, soprattutto all’era delle chitarre elettriche. In questo percorso abbiamo tagliato fuori la fine degli anni ‘70 e gli anni ‘80 per concentrarci maggiormente sul vintage estremo degli anni ‘60 e saltare poi al Grunge degli anni ‘90. Siccome il termine grunge oggi non si può più utilizzare, abbiamo deciso di chiamarlo post-grunge. In realtà non ci poniamo dei limiti - prende parola Andrea - ascoltiamo di tutto e di conseguenza nella nostra musica mettiamo quello che ci piace”.

Chi scrive i testi e a chi vi ispirate tra gli artisti nazionali e internazionali?

AG: “I testi in genere li scriviamo io e Fulvio, e le ispirazioni sono davvero moltissime. Si tratta di un processo inconscio - precisa Fulvio - quello che abbiamo ascoltato e ci ha colpiti poi lo si può ritrovare facilmente nel disco. L’attitudine che manteniamo, specialmente durante i live, trova dei legami con il Grunge e con il Punk. Per quanto riguarda punti di riferimento musicali attuali, spesso troviamo legami con artisti che non fanno parte del nostro genere, come l’Indie o il Rap. I Coma_Cose, per esempio, ci piacciono molto, così come Frah Quintale. Dunque spesso traiamo ispirazione da generi molto distanti, specialmente per la scrittura dei testi.

Dunque, nonostante siate distanti dall’Indie, ne siete attratti…

FM: “Non amiamo schierarci, tutto ciò che ci piace per noi va bene. Attualmente trovo che ci sia molta più musica bella e di qualità rispetto a dieci anni fa. Sì, è vero - spiega Andrea - anche se ad oggi si trovano molto spesso delle copie di artisti diventati - per fare una citazione - mainstream”.

E la Trap?

FM: “Nonostante sia un po’ lontano dal mio linguaggio sicuramente si tratta di un movimento musicale affascinante e interessante. A me piace - confida Andrea - anzi, ne sono proprio, come dire, invasato!”.

Nel corso di quest’anno siete entrati a far parte di una neo-realtà genovese che è l’etichetta indipendente Pioggia Rossa Dischi.

FM: “Sì. I ragazzi di Pioggia Rossa Dischi sono, in realtà, degli amici prima di tutto. Si sa, la scena genovese è piccola come numeri, ma - tiene a precisare - grande come contenuti. Conoscevamo già da tempo due dei gruppi che fanno parte dell’etichetta, L’ultimodeimieicani e Lenin, e ci è stato proposto di intraprendere questo percorso insieme come collettivo di band. Insieme si è più forti e la voce di Genova viene fuori amplificata, e questa è la cosa migliore per la città”.

A proposito di voci genovesi, chi è per voi la voce di Genova?

FM: “Chiaramente noi! Perché faremo tornare di moda il rock’n’roll. Genova è bella perché è variegata: non vi è attualmente un’unica voce ma un coro composto da tante persone appartenenti a stili diversi. Fortunatamente, a mio parere, si sta abbandonando quell’ombra di cantautorato classico dominato da chitarra acustica e voce in stile De André che ritengo ormai sorpassato. Una situazione che permette di dare più spazio all’eterogeneità delle band. Questo, nonostante riduca le possibilità di farcela, lascia la libertà di sperimentare nuovi generi, talvolta estremi e tutti unici. La scena genovese, quindi, la definirei una figata!”.

A ottobre uscirà il vostro primo album intitolato “Supervintage”.

AG: “Esatto, ad ottobre, sempre per Pioggia Rossa Dischi e registrato da Fulvio Masini Unbox Production. Sarà un disco molto variegato. Siamo contenti nonostante le difficoltà incontrate in fase di registrazione. Prima del disco, a settembre - aggiunge Fulvio - uscirà invece il nostro prossimo singolo intitolato Tara”.

Di recente vi siete esibiti al Goa Boa Festival: com’è stato?

EB: “Un’emozione unica! davvero emozionante. Abbiamo avuto l’occasione di conoscere Caparezza - racconta Fulvio - che si è dimostrato molto simpatico e disponibile. Noi ci siamo esibiti sul Red Bull Tour Bus, il secondo palco dell’evento, ed è stato molto bello, anche se un po’...traballante”.

Il vostro primo singolo è stato “Neve”: un elogio o una critica malinconica?

FM: “Neve vuole essere una critica al concetto di crescita e al tempo che passa. Da bambini la neve è qualcosa di meraviglioso che dà libero sfogo al divertimento; crescendo, invece, la si inquadra in modo più cinico. Una critica, quindi, con una vena di amarezza”. Oltre al nuovo album è in programma anche un tour… “Sì, l’idea è quella - continua Fulvio - Per questo l’etichetta dovrà mettersi al lavoro per fare un po’ di attività di booking. Inizialmente partiremo con il Nord Italia, ma speriamo che qualche chiamata arrivi anche dal Sud e, perché no, anche dall’estero”.

 

 

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Giovanna Ghiglione

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