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Cultura | 03 gennaio 2022, 14:07

'Città Segrete', Murolo: "Genova è la città di Maona, non di Moana"

Tante polemiche nate dalla trasmissione di ieri su Rai3: “Troppi luoghi comuni, troppe dimenticanze e poca Genova vera

'Città Segrete', Murolo: "Genova è la città di Maona, non di Moana"

L’attesa era altissima, soprattutto dopo il bel documentario dedicato a Napoli. E Genova avrebbe avuto molto di cui raccontare. Certo De Andrè, se parliamo di musica, ma senza dimenticare Lauzi, Gino Paoli, Umberto Bindi, Ivano Fossati e magari Tenco, nato ad Alessandria ma facente parte della nostra scuola musicale

“Una puntata ricca più che altro di confusione e banalità, luoghi comuni e epurazioni”. Mameli anticipato di un migliaio d’anni, storture come la pronuncia di creuza o Embriaco, denominazioni erronee come quella del porto. “Tanto spazio al compianto Paolo Villaggio ed a Moana Pozzi, dimenticando, per esempio, la Genova dei grandi scrittori e quella che ha ospitato importanti personaggi “artistici” del passato, non solo Mary Shelley. E poi Genova non è Moana, ma maona” così il responsabile regionale cultura ed innovazione di FdI, Giuseppe Murolo

 “Sono rimasto colpito da tanta superficialità anche su fatti storici ed ho trovato poco consono il riferimento alla Costa Concordia” Troppo breve il passaggio per Strada Nuova, il riferimento ai Rolli; elementare il ricordo Paganini “e nessun accenno a Cristoforo Colombo” sottolinea Murolo. 

Palazzo reale vissuto virtualmente, droni ed immagini di bassa qualità che lasciano poi il posto ad una carrellata di personaggi contemporanei trascurando la vera natura e bellezza di una città che in sé contiene storie e segreti – quelli che avrebbe dovuto svelare Augias.

“Genova è apparsa come cornice a tante storie mescolate senza troppa attenzione. La mia non era una semplice e facile battuta: senza nulla togliere alla caratteristica figura della Pozzi, la maona vede Genova importante, dominante eppure non si è fatto alcun cenno”. Nel periodo tra il 1235, con la punizione del saccheggio del fondaco genovese e la nascita di imposte, il 1346/47 con la conquista di Scio, il 1362 con la nascita dei “giustiniani” e la costituzione di uno degli "alberghi" genovesi quando poi dal possesso dell'isola, conservato sino al 1561, la maona fornì lauti guadagni, specialmente con la produzione e il commercio del mastice… 

E del San Giorgio? Che fu anche vessillo prestato agli inglesi per non incorrere in piraterie tanto la nostra Repubblica era temuta; o del Balilla che diede il la alla rivolta che portò alla fuga le truppe austro-ungariche… Ma forse “ricordare certe cose fa ben comprendere come mai la giunta odierna sia di destra, dopo decenni di una sinistra dedita alla cancel culture piuttosto che alla valorizzazione della nostra storia”. 


Certo, chi non conosca Genova avrà seguito con occhio più clemente “Le città segrete”, magari rimanendo colpito da qualche scorcio e non notando grossolani errori. I riferimenti alle prostitute possono fare folklore, il porto definito “vecchio” dare un tocco di classe. Ma in 2 ore si sarebbe potuto e dovuto fare di più: “non basta cominciare con la famosa frase del Petrarca, la città andava ascoltata e vissuta di più, con maggiore attenzione alle tante perle trascurate, meno luoghi comuni e tante immagini che ne rendessero giustizia” conclude Murolo. 

Redazione

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