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Attualità | 27 gennaio 2025, 12:11

Genova non dimentica. A Palazzo Ducale si celebra il Giorno della Memoria: “Pagina più buia della nostra città, è mancato il coraggio contro le leggi razziali”

Il rabbino capo della comunità ebraica di Genova, Giuseppe Momigliano: “Quando si parla di genocidio a Gaza bisogna distinguere un dramma del presente dal progetto di sterminio totale del popolo ebraico”

Per il presidente di Regione Liguria, Marco Bucci, “le leggi razziali furono un esempio di fatti terribili, i giorni più bui della storia di Genova, abbiamo combattuto contro i nazisti e ci siamo liberati nel ’45 ma non abbiamo avuto il coraggio di combattere contro le leggi razziali qualche anno prima, quando invece molti genovesi hanno aiutato gli ebrei a emigrare”.
Per il vice sindaco facente funzione, Pietro Piciocchi, “è stata la pagina più vergognosa nella storia della nostra città con la deportazione degli ebrei e la sofferenza perpetrata da questa ideologia nazifascista, omicida, liberticida”.
Così le massime autorità regionali e provinciali sono intervenute questa mattina nella Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale in occasione delle celebrazioni per la Giornata della Memoria, di fronte a una platea gremita di studenti. Il ricordo di una città che da un lato ha strenuamente combattuto per liberarsi dal regime, ma dall’altro non ha saputo fare fronte comune contro le leggi razziali.

Molti singoli si sono dati da fare - ha aggiunto Bucci in merito alle leggi razziali che hanno portato alla deportazione - ma la città intera non è riuscita a fare quello che doveva e qualche anno fa abbiamo chiesto scusa ufficialmente alla comunità ebraica per non aver reagito alle leggi razziali. È un dovere della nostra città. Il messaggio deve andare ai giovani e a quelli che non hanno vissuto queste cose: senza memoria non c’è futuro. La memoria serve per programmare il futuro delle generazioni”.

Non dobbiamo mai dimenticare questa pagina e dobbiamo stare allerta di fronte alle insidie di oggi nei confronti della democrazia, più subdole, meno eclatanti, più sofisticate - ha aggiunto Piciocchi - dobbiamo rimuovere questa cultura individualista del disprezzo della vita, il tema del rispetto o del disprezzo della vita continua ad accompagnarci. Chiediamo a questi giovani di essere loro i protagonisti del futuro, di coltivare una forte passione civica e siamo loro esempi positivi. Quei giorni furono tragici, ma anche pagine nobili per molte persone che si sono contraddistinte perché hanno lottato. La nostra città ha avuto molti riconoscimenti di Giusti tra le Nazioni. Oggi siamo qui per additare ai ragazzi questi esempi, modelli positivi di passione civile”.

L’orazione ufficiale è stata affidata ad Alberto De Sanctis, docente di Storia delle dottrine politiche Università di Genova. “Faccio riferimento alla legge del 2000 approvata in Italia nel luglio del 2000 in cui si evidenzia molto bene il rapporto tra la Shoah e l'azione dei Giusti fra le nazioni - ha spiegato De Sanctis - è molto importante proprio per evidenziare come il rapporto tra legge e coscienza sia un rapporto significativo, molto importante e per far capire anche ai ragazzi come con la Shoah si voglia anche cancellare, oltre che il popolo ebraico, il popolo di Abramo, anche la coscienza e quindi il patrimonio della civiltà occidentale. Come si fa a parlare con i ragazzi in un contesto che in alcuni casi sembra quasi ribaltato dal punto di vista storico? La Shoah deve essere necessariamente considerata un evento di portata universale,  un evento che impedisca di accettare, di tollerare qualsiasi altro tipo di genocidio e qualsiasi altro tipo di crimine contro l'umanità. Questo, secondo me, è il modo migliore per parlare ai ragazzi, anche per parlare alla nostra contemporaneità, tutto sommato. È importante richiamare l'attenzione sui Giusti, soprattutto la famiglia Mesciulam, molto nota, e il cardinale Boetto che, con l'assistente don Angelo Repetto, si prodiga instancabilmente per salvare più persone possibile che viene addirittura quasi arrestato dalla Gestapo”.

Sia la popolazione, le istituzioni ecclesiastiche, persone di varia estrazione sociale, ideologica, effettivamente hanno aiutato e contribuito alla salvezza di alcuni ebrei e questo è tanto più da sottolineare in quanto non era un atteggiamento uniforme - così Giuseppe Momigliano, rabbino capo della comunità ebraica di Genova - sappiamo che c’erano diversi atteggiamenti, anche di delazione o di indifferenza, il pregiudizio antiebraico e antigiudaico si era radicato nel corso dei secoli e quindi la Shoah non è venuta fuori dal nulla, è venuta fuori da un sostrato di immagine negativa che si era radicata nel corso dei secoli e ha permesso poi la deflagrazione dell'antisemitismo razziale”.

Ci vuole un un approccio di conoscenza storica dei fatti della Shoah - ha proseguito Momigliano in merito alla strettissima attualità legata al conflitto israelo-palestinese - quindi, quando si parla di genocidio, bisogna sapere bene ricostruire i fatti che hanno portato allo sterminio di un terzo del popolo ebraico e il progetto era proprio lo sterminio completo, quindi distinguere quello che è un dramma del presente rispetto a quello che era effettivamente il progetto di sterminio totale del popolo ebraico. L'uso dei termini è molto importante”.

Pietro Zampedroni

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