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Cultura | 07 febbraio 2025, 08:00

Alla scoperta dei Rolli - Palazzo Giacomo e Pantaleo Balbi, uno scrigno di arte e storia che accoglie l’Università

Conosciuto oggi con il nome di Palazzo Balbi Senarega, questo edificio racchiude al suo interno le preziose testimonianze artistiche che narrano il prestigio della famiglia e, quotidianamente, accoglie studenti e studentesse della scuola di Scienze Umanistiche

Prosegue oggi, e andrà avanti per tutti i venerdì successivi, ‘Alla scoperta dei Rolli’, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato a una delle caratteristiche principali della nostra città, che è valsa anni fa il riconoscimento Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Si tratta del sistema dei Palazzi dei Rolli: edifici che sono vere e proprie perle del centro storico e non solo. Vi accompagneremo dentro con i nostri racconti, ve li faremo scoprire con le fotografie, vi illustreremo aneddoti e curiosità. Sempre per amore di Genova e delle nostre eccellenze. Buon viaggio insieme a noi!
Passeggiare per via Balbi vuol dire trovarsi continuamente a correre con lo sguardo tra le facciate di meravigliosi palazzi che raccontano l’evoluzione della città.
Tra questi c’è palazzo Giacomo e Pantaleo Balbi, conosciuto anche come Balbi Senarega, oggi sede della scuola di Scienze Umanistiche dell’Università di Genova.


Il palazzo è uno straordinario esempio di come storia, arte e architettura convivano in un’unica struttura, testimonianza della lungimiranza e del prestigio della famiglia Balbi.
La costruzione del palazzo ebbe inizio nel 1618 per volere dei fratelli Giacomo e Pantaleo, che vollero dare vita a un edificio capace di rappresentare la loro influenza e la ricchezza della famiglia. La proprietà, che ospitò la grande quadreria di famiglia fino ai giorni nostri, passò nel 1972 all’Università degli Studi di Genova, contribuendo così alla valorizzazione e conservazione di questo monumento storico.
L’architetto Bartolomeo Bianco fu il primo a delineare il progetto dell’edificio, ponendo le basi di una nuova concezione urbanistica per la zona. Il disegno prevedeva, per la prima volta, la sovrapposizione di piani nobili identici e l’ideazione di un arioso atrio con cortile, il cui elemento scenografico era rappresentato da un ninfeo. 
Le incisioni rubensiane, pubblicate nella seconda edizione dei Palazzi Moderni di Genova, nel 1652, testimoniano l’importanza di questo progetto nell’evoluzione dell’architettura cittadina.
A partire dal 1645, il progetto di Bianco venne ripensato da Pietro Antonio Corradi, il quale apportò significative modifiche: eliminando alcune preesistenze e “sfondando” la parete di fondo del cortile, Corradi creò un luminoso giardino pensile, arricchito da un ninfeo decorato con materiali polimaterici quali conchiglie, coralli e ciottoli di fiume. Le grandi statue, opera dello stuccatore lombardo Giovanni Battista Barberini, realizzate attorno al 1673, narrano la mitologica vicenda di Plutone e Proserpina, simbolo dell’incontro tra arte e natura.


Il cuore dell’edificio è rappresentato dal grande salone, affrescato da Valerio Castello con “Il Carro del Tempo”, al centro del quale si organizzano una serie di salotti. Tra questi, spiccano quelli decorati con affreschi che raffigurano Leda e il Cigno, e allegorie come Pace, Allegrezza e Abbondanza.
Sul passaggio decorativo si alternano le opere di Domenico Piola e del genero Gregorio De Ferrari, capaci di esaltare il valore iconografico degli spazi interni. Le volte dei salotti, dedicate rispettivamente a Zefiro e Flora e all’Apoteosi di Ercole, rappresentano la sinergia tra arte e mitologia, culminando nella Galleria dei Trionfi d’amore, in cui si narrano le storie degli amori degli dei e degli uomini. Particolarmente significativo è l’allestimento dell’alcova, creato per celebrare il matrimonio del nipote di Francesco Maria Balbi (Francesco Maria Balbi II) con Clarice Durazzo, unendo così tradizione familiare e innovazione artistica.
L’evoluzione del palazzo riflette la trasformazione sociale e culturale di Genova. Dal simbolo della ricchezza e del potere della famiglia Balbi, l’edificio è oggi parte integrante del panorama accademico e culturale della città grazie all’acquisizione da parte dell’Università degli Studi di Genova nel 1972. La sua conservazione e valorizzazione continuano a essere un esempio di come la storia possa essere integrata nella vita moderna, offrendo agli studenti e ai visitatori l’opportunità di vivere un’esperienza immersiva nella tradizione artistica e architettonica genovese.

Isabella Rizzitano

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