L’estate del 1965 portava in dote il boom industriale che aveva coinvolto Genova. La città si espandeva, assaporava una nuova stagione dal sapore avvenieristico: la modernità stava entrando con forza nella vita quotidiana e con essa lo sguardo aperto sul mondo.
Nella memoria di molte persone stava per imprimersi una data, quella del 26 giugno, quando la Superba divenne protagonista di uno dei concerti più significativi della sua storia: quello dei Beatles.
All’epoca i Fab Four stavano iniziando la loro rivoluzione musicale, mettendo le basi per un’eredità che ancora oggi riverbera nella musica mondiale.
I quattro di Liverpool, John, Paul, George e Ringo, erano pronti a infiammare il pubblico del Palasport.

Arrivati a Genova la sera prima, i Beatles si sistemarono al Grand Hotel Columbia, a pochi passi dalla stazione di Principe.
Protetta da una sorveglianza discreta, nascosti dalle tende spesse, osservavano la folla che si era radunata davanti all’ingresso dell’albergo. Ma i loro piani non erano certo quelli di rimanere nelle loro camere. Con l’arrivo della notte, i quattro decisero di uscire ed esplorare la città.
Attorno alle due del mattino, senza essere visti, si allontanarono e scorrazzarono indisturbati non soltanto per i vicoli di Genova: Castelletto, Sori, Nervi, con tanto di bagno in mare di George Harrison, vero o presunto.
La mattina successiva, nella sala stampa dell’hotel, i Beatles rilasciarono poche, fulminanti dichiarazioni sostenendo che Genova fosse la città più inglese d’Italia. E le somiglianze con la loro Liverpool erano molte: un porto, un crocevia di partenze e arrivi, sogni che si fondono con la realtà in uno sguardo che assume i toni del malinconico.
In poche ore il Palasport, con la sua avveniristica cupola (la stessa di oggi) si riempì per due concerti, uno al pomeriggio e uno alla sera.
Ciascuno durò poco più di una mezza’ora, undici brani completamente sovrastati delle urla di migliaia di fan.
Chi c’era parla ancora oggi di un’esplosione emotiva collettiva. Lacrime, convulsioni, risate isteriche. La cultura pop era arrivata anche a Genova: anche la Superba poteva ambire all’atmosfera internazionale.
A distanza di sessant’anni, quello che rimane non è solo il dato storico: i due concerti, 20.000 spettatori, un hotel sorvegliato, furono la cornice di un sentire collettivo che ancora oggi viene raccontato da chi quel giorno c’era, dalle fotografie in bianco e nero, dagli articoli dei quotidiani del tempo.
Per un giorno e mezzo Genova fu al centro del mondo.















